Come si chiamano le automobili

Istruzioni per orientarsi tra definizioni e categorie come citycar, berline a tre volumi, SUV, compatte, ammiraglie (e "shooting brake")

di Andrea Fiorello – @andreafiorello

Segmento B: è quello delle "piccole", auto lunghe circa quattro metri che stanno a metà tra le cittadine e le piccole familiari del segmento C. Esempi: Fiat Punto, Ford Fiesta, Peugeot 208.

Foto: Ford Fiesta, 2008. 
(NICHOLAS RATZENBOECK/AFP/Getty Images)
Segmento B: è quello delle "piccole", auto lunghe circa quattro metri che stanno a metà tra le cittadine e le piccole familiari del segmento C. Esempi: Fiat Punto, Ford Fiesta, Peugeot 208. Foto: Ford Fiesta, 2008. (NICHOLAS RATZENBOECK/AFP/Getty Images)

Tra chi le produce, chi le vende e chi ne scrive, le automobili possono essere classificate secondo diversi criteri: i più comuni e conosciuti dai “non addetti ai lavori” fanno riferimento alle dimensioni, alla forma della carrozzeria o allo scopo per cui un determinato modello è stato progettato. Non esiste un metodo di classificazione riconosciuto e codificato a livello mondiale, e a complicare ulteriormente le cose contribuiscono i dipartimenti marketing delle case automobilistiche, i quali – specie negli ultimi due decenni, in cui il numero di modelli dalle forme nuove è aumentato – hanno creato nuove categorie per differenziare il proprio prodotto dalla concorrenza. Per non dire delle diverse definizioni adottate nei differenti paesi: per esempio le auto dotate di carrozzeria familiare (le station wagon, per noi italiani) nel Regno Unito sono chiamate “estate”, negli Stati Uniti d’America “wagon”, in Francia “break” e in Germania “kombi”.

Anche le dimensioni delle auto non hanno una classificazione unica e la percezione della loro grandezza è spesso influenzata da fattori culturali e abitudini del mercato: ad esempio le auto che in Europa sono definite “medie”, negli Stati Uniti d’America – dove il prezzo basso della benzina e le grandi distanze da percorrere portano a preferire auto più grandi – si chiamano “compatte”.

Nel mercato europeo la classificazione per dimensioni utilizzata dall’industria automobilistica, che deriva da regole non scritte, divide i modelli in segmenti:

(in ogni foto c’è una breve descrizione del segmento)

A queste categorie se ne aggiungono altre tre che tengono in considerazione non le dimensioni, ma le funzioni per cui l’auto è stata progettata:

Se le dimensioni delle auto hanno una classificazione relativamente lineare, le forme della carrozzeria sono molto più numerose e variabili. Per provare a rendere comprensibile la grande quantità di definizioni, divideremo le forme più diffuse in categorie (e faremo delle scelte sugli articoli determinativi e indeterminativi, essendoci una grande varietà anche nell’uso di femminile e maschile per le varie tipologie).

Berline, limousine e station wagon

VW Passat Concept
Foto: Volkswagen Passat BlueMotion 2014 (AP Photo/Volkswagen)

Il termine automobilistico “carrozzeria” deriva da carrozza; i primi carrozzieri, infatti, si occupavano della costruzione di carrozze e solo in un momento successivo, con l’arrivo delle automobili all’inizio del XX secolo, adattarono il loro lavoro alla costruzione dei corpi di veicoli a motore. Le “berline” erano un modello di carrozza a quattro ruote dotate di un abitacolo con tetto rigido, sportelli e finestrini chiusi, e questa configurazione di base è stata trasmessa alle automobili berline, che a loro volta possono avere tre, quattro o cinque porte ed essere a due o tre volumi.

Le berline a due volumi sono quelle la cui linea posteriore scende in verticale poco dopo le ruote, mentre quelle a tre volumi sono auto che hanno una sporgenza posteriore, dove (di norma) si trova il bagagliaio. La differenza tra i vari numeri di porte è facile da intuire: le berline a tre porte hanno solo quelle laterali anteriori, mentre quelle a quattro e cinque hanno anche le laterali posteriori. La differenza tra quattro e cinque porte sta nell’accesso al bagagliaio: se il portellone che chiude il vano si solleva insieme al vetro posteriore – permettendo in teoria l’accesso all’abitacolo – l’auto è una cinque porte, se invece il lunotto dietro resta fisso, il modello è detto a quattro porte. Le berline sono il tipo di carrozzeria più diffuso e possono essere di diversa grandezza, quindi – richiamando il discorso dei segmenti, che vale per tutte le forme di carrozzeria – esistono berline di segmento A, B, C, D, E o F a seconda delle loro dimensioni. Le berline di lusso a tre volumi con abitacolo molto (molto) allungato che garantisce un enorme spazio alla fila posteriore sono quelle chiamate “limousine” o “pullman”.

Le station wagon derivano dalle berline a cinque porte e ne riprendono i primi due volumi (cofano e zona passeggeri), ma il loro posteriore è più allungato e col portellone verticale crea un unico grande spazio interno con l’abitacolo, che mette a disposizione un maggiore volume per il trasporto dei bagagli.

Coupé e auto sportive

BMW Z4
Foto: BMW Z4, 2002 (BMW AG/Getty Images)

La parola “coupé” viene dal participio passato del verbo francese couper (tagliare) e indica un tipo di auto sportiva la cui linea posteriore scende bruscamente, come se fosse stata appunto tagliata. Di solito hanno tre porte, una linea snella e poco o nessuno spazio per la fila posteriore. Nel caso in cui possano ospitare due passeggeri dietro, la loro configurazione è definita dalla sigla 2+2, che indica come quelli posteriori siano sedili in grado di offrire un comfort limitato agli occupanti. In anni recenti alcune case automobilistiche hanno lanciato dei coupé a quattro porte (Esempio: Mercedes-Benz CLS), che riprendono il posteriore discendente tipico del genere, ma hanno un abitacolo allungato con più spazio per i passeggeri dietro.

Altri tipi di auto sportive chiuse – cioè dotate di tetto rigido – sono le granturismo e le supercar. Queste due definizioni non derivano tanto dalla forma della carrozzeria, ma dal tipo di prestazioni che sono in grado di offrire. Le granturismo (GT) sono modelli sportivi dalle prestazioni notevoli, di solito con carrozzeria coupé e ampio bagagliaio, progettati per coprire comodamente lunghe distanze.
Le supercar invece sono auto costose e molto potenti che vengono sviluppate con l’unico obiettivo di offrire le massime prestazioni tecnicamente possibili, al di là della praticità e dello spazio interno. Vengono prodotte in numeri limitati e hanno motori di grandi dimensioni e dai consumi proibitivi, sono rumorose e hanno forme aerodinamiche estreme, disegnate per garantire stabilità e tenuta di strada alle alte velocità.

Cabriolet, spider, roadster, targa e barchetta

Mercedes SL 62 AMG cabriolet
Foto: Mercedes SL 62 AMG cabriolet, 2012 (SEBASTIEN FEVAL/AFP/Getty Images)

Tutte le auto senza tetto rigido vengono comunemente definite “cabriolet” (o “cabrio”), ma in realtà la cabrio è solo un tipo di auto scoperta, più precisamente la versione a tetto pieghevole – spesso in tela, ma può anche essere in metallo o plastica – di una berlina a quattro posti.
Le roadster o spider (quest’ultimo nome indica di solito una scoperta italiana) sono invece modelli sportivi a due posti, derivati da versioni coupé o direttamente progettati in configurazione aperta. Il termine spider, che in inglese significa ragno, era utilizzato per identificare un particolare tipo di carrozza scoperta a due posti, così chiamato perché la piccola carrozzeria restava sospesa tra quattro grandi ruote a raggi, ricordando la forma del ragno.

Un’auto dotata di carrozzeria coupé, con tetto asportabile sostenuto dal parabrezza e da un montante rigido centrale, viene invece definita “targa”, mentre con il termine “barchetta” si indica un’automobile simile alla roadster ma completamente priva di capote e caratterizzata da un parabrezza di ridotte dimensioni, a volte diviso in due parti. In questo senso la Fiat Barchetta, modello prodotto dalla casa torinese tra il 1994 e il 2005, non era tecnicamente una barchetta, ma una roadster perché aveva il tetto in tela.

Monovolume e MPV

Dacia Lodgy
Foto: Dacia Lodgy, 2012 (FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)

Le monovolume (o minivan, nel mondo anglosassone) sono automobili dagli interni ampi e alti, le cui forme esterne non hanno soluzione di continuità tra i tre volumi-tipo: cofano anteriore, abitacolo e bagagliaio. La Renault Espace del 1984 è considerata la prima delle monovolume moderne europee: nel realizzare quest’auto i progettisti si ispirarono alla Kar-a-sutra, una concept car dalle forme squadrate presentata nel 1972 dal designer Mario Bellini al MoMa di New York, in occasione di una mostra dedicata al design italiano dal titolo “Italy: the New Domestic Landscape”.

Il termine MPV (multi purpose vehicle) è nato invece all’inizio degli anni Duemila e definisce un tipo di auto a metà tra la station wagon e la monovolume, che cerca di conciliare le caratteristiche di entrambe. Se le station wagon offrono maggiore spazio per i bagagli allungando il volume posteriore e nelle monovolume sono prevalenti l’ampiezza e altezza dell’abitacolo, le MPV uniscono entrambe le caratteristiche in una forma ibrida.

Fuoristrada e SUV

mercedes
Foto: Mercedes GLA, 2014 (AP Photo/Frank Augstein)

I fuoristrada sono automobili dotate di soluzioni tecniche – come la trazione sulle quattro ruote con marce ridotte e l’elevata altezza da terra – che le rendono adatte a percorrere terreni accidentati, mentre i SUV (sport utility vehicle) sono modelli dall’assetto rialzato, con o senza trazione integrale, con forme simili a quelle delle monovolume e delle station wagon.

L’elemento più distintivo tra SUV e fuoristrada è dato dal telaio: i SUV utilizzano una scocca portante – in pratica la carrozzeria esterna ha sia la funzione di sostenere le parti meccaniche (motore, cambio, trasmissione), che quella estetica – mentre i fuoristrada nascono su un telaio a longheroni, più adatto all’uso gravoso su terreni accidentati. Il telaio a longheroni è composto da una struttura a forma di scala a pioli su cui sono fissate la meccanica e la carrozzeria esterna, e quest’ultima ha la sola funzione di chiudere l’abitacolo e coprire la meccanica.

Il confine tra i due tipi di auto, però, non è così definito: alcuni SUV infatti sono dotati di marce ridotte senza essere considerati fuoristrada, mentre alcuni veicoli con scocca portante (un esempio su tutti è la spartana e sovietica Lada Niva, la cui produzione, ancora in corso, iniziò nel 1977) sono considerati fuoristrada a tutti gli effetti.

Crossover e shooting brake

Audi
Foto: Audi “all road” shooting brake, 2014 (AP Photo/Carlos Osorio)

La categoria dei crossover (dall’inglese cross over, incrociare, accavallare) è un genere residuale: la definizione infatti si applica a tutti i modelli di auto che uniscono caratteristiche tipiche di due o più tipi di carrozzeria.
Un tipo particolare e piuttosto raro di crossover è la shooting brake, una carrozzeria che unisce l’anteriore di un coupé sportivo (di solito a due porte) con il posteriore di una station wagon, caratterizzato dall’ampio volume del bagagliaio e dal portellone verticale. Il termine inglese ha un’etimologia complessa: “shooting” rimanda a un tipo di carrozza usato nella caccia, dotato di un vano per trasportare i fucili e tutto il materiale necessario, mentre la parola “brake” deriva dalla pratica di attaccare un carrello ai cavalli più focosi in modo da romperne o frenarne lo spirito.
Con il passaggio dalle carrozze alle automobili, il termine ha finito per indicare un tipo di station wagon di lusso a tre porte, utilizzata da cacciatori, giocatori di golf o sportivi in genere. Una famosa shooting brake del passato è la Volvo 1800 ES, mentre esempi moderni sono la Ferrari FF e la Mercedes-Benz CLS Shooting Brake, che però ha cinque porte.