Perché si parla delle dimissioni di Napolitano

È una storia ripresa da un articolo del giornalista di Repubblica Stefano Folli, basato su retroscena e indiscrezioni: ma ci potrebbe essere qualcosa di vero

Oggi quasi tutte le prime pagine dei principali quotidiani italiani sono dedicate alle possibili e future dimissioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Diversi giornalisti hanno scritto che le dimissioni potrebbero essere annunciate tra dicembre del 2014 e gennaio del 2015, quando finirà il semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea. Attenzione: Napolitano non ha annunciato le proprie dimissione e i virgolettati che si trovano in giro (ad esempio questo del Corriere della Sera – «Non ce la faccio più» – sono basati su retroscena e indiscrezioni che vanno presi con le molle). Si tratta comunque di una voce che, anche se non è stata confermata, sembra avere qualche fondamento.

Si è ricominciato a parlare delle possibili dimissioni di Napolitano dopo la pubblicazione su Repubblica di un articolo del giornalista Stefano Folli, sabato 8 novembre (nella versione pubblicata su Repubblica.it l’articolo è leggermente diverso dalla versione cartacea). Folli è un ex editorialista del Sole 24 Ore appena passato a Repubblica, e tra il 2003 e il 2004 è stato per poco più di un anno direttore del Corriere della Sera. L’articolo pubblicato su Repubblica ha un titolo che sembra lasciare poco spazio ai dubbi: «Perché Napolitano lascerà il Quirinale alla fine dell’anno». Folli scrive di aver parlato con alcuni amici di Napolitano a cui il presidente della Repubblica avrebbe comunicato la sua intenzione di dimettersi. Secondo le fonti riportate da Folli, Napolitano avrebbe già deciso una data: alla «fine dell’anno». Secondo il quirinalista del Corriere della Sera Marzio Breda (che conferma gran parte delle indiscrezioni di Folli), uno di questi amici sarebbe l’ex parlamentare e giornalista Alfredo Reichlin.

Folli scrive che Napolitano avrebbe deciso per le dimissioni perché è stanco (il prossimo giugno compirà 90 anni). In effetti è dalla sua rielezione dello scorso anno che i giornali italiani parlano dell’intenzione di Napolitano di non concludere i sette anni della presidenza e di ritirarsi non appena la situazione politica si sarà stabilizzata. Napolitano venne rieletto dopo le richieste ripetute di diversi partiti (tra cui Partito Democratico e Forza Italia), che non erano riusciti a trovare un accordo su un altro candidato (il PD si era anche diviso al suo interno). Il 22 aprile 2013, nel suo discorso di insediamento – molto duro nei confronti di tutte le forze politiche – Napolitano specificò che avrebbe esercitato il suo mandato «fino a che le forze» glielo avessero consentito.

L’articolo di Folli è stato ripreso e ampliato dalle versioni online degli altri principali quotidiani nella giornata di sabato e poi dalle versioni cartacee domenica. Molti sottolineano come l’assenza di una smentita da parte di Napolitano relativa all’articolo di Folli rappresenti un’implicita conferma dell’intenzione del presidente di dimettersi alla fine dell’anno. Il Corriere ha fatto presente di avere già pubblicato in passato articoli che contenevano le stesse indiscrezioni pubblicate da Folli. Domenica, quasi tutti i giornali dedicano particolari, indiscrezioni e virgolettati al presidente del Consiglio Matteo Renzi, che avrebbe cercato di dissuadere Napolitano dalle dimissioni (chiedendogli anzi di “resistere” fino al primo maggio, secondo Repubblica).

Naturalmente, già ora diversi giornali hanno cominciato a compilare elenchi dei possibili successori del presidente (elenchi che molto probabilmente si amplieranno col tempo): al momento i più citati sono Roberta Pinotti, ministro della Difesa, Marta Cartabia, giudice della Corte Costituzionale, Anna Finocchiaro, senatrice del PD, e poi i nomi che ricompaiono ad ogni elezione: Romano Prodi, Giuliano Amato e il più recente Walter Veltroni.

Domenica 9 novembre il presidente della Repubblica ha pubblicato un comunicato sul sito del Quirinale in cui la presidenza dichiara di «non smentire né confermare» le indiscrezioni di questi giorni. Anche perché, spiega il comunicato, il presidente aveva già specificato che avrebbe portato avanti il suo incarico soltanto entro alcuni «limiti temporali», cioè non avrebbe concluso il settennato.