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  • Giovedì 6 novembre 2014

L’epidemia di chikungunya ai Caraibi

È una specie di dengue, un po' più tosta: si trasmette con le zanzare e nella gran parte dei casi non è mortale, ma lascia fastidiosi strascichi

(CHRISTOPHE SIMON/AFP/Getty Images)
(CHRISTOPHE SIMON/AFP/Getty Images)

Le nazioni dei Caraibi stanno affrontando un’epidemia di una malattia arrivata per la prima volta nell’emisfero occidentale soltanto l’anno scorso – come riporta un articolo del New York Times – anche se in Asia è molto frequente: la chikungunya. Nei Caraibi la malattia si è manifestata per la prima volta nel dicembre 2013 a St. Martin (un’isola nord-orientale a circa 240 km da Porto Rico) e si è diffusa velocemente, arrivando a contagiare circa 800mila persone solo quest’anno.

Il virus della chikungunya si contrae dalle zanzare e ha sintomi simili alla dengue, la malattia infettiva tropicale: la parola “chikungunya” fu usata la prima volta per definire la malattia in Tanzania nel 1952, in lingua kimakonde (una lingua del Mozambico) significa “ciò che contorce”. Il virus causa febbre con forti dolori ad articolazioni e muscoli: provoca raramente la morte ma può lasciare ai malati dolori da debilitazione muscolare per mesi o anche per anni. La malattia colpisce le persone in modo diverso anche a seconda dell’eta: i bambini guariscono in fretta, mentre il 20 per cento circa degli adulti – soprattutto gli anziani e le persone con malattie croniche – ha dolori forti, difficili da trattare. Come con la dengue, la malattia non ha una cura – si possono solo trattare i sintomi e aspettare che passi – né un vaccino.

Gabriel S. Abromovitz, un trentaduenne americano che vive ad Haiti e lavora nel settore umanitario, a maggio scorso ha cominciato a sentire un forte dolore ai polsi e ai muscoli. All’inizio ha pensato di aver esagerato con la palestra, poi ha temuto che gli fosse venuta la sindrome del tunnel carpale per aver usato troppo a lungo il computer. Infine ha capito di aver contratto la chikungunya dopo che molti altri suoi colleghi si erano ammalati: il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) dagli Stati Uniti aveva diffuso un documento che descriveva i sintomi della malattia, e li aveva riconosciuti.

Abromovitz è guarito completamente in due settimane ma altri suoi colleghi sono stati contagiati in modo più serio: «Direi che il 40 per cento delle persone che conosco ha contratto la chikungunya», ha raccontato al New York Times. «Se andate in vacanza, vi raccomando di usare un anti-zanzare e di non tentare la sorte. Anche se state solo una settimana, avreste una possibilità di contrarre la chikungunya».

La chikungunya ha fatto ammalare persone in più di 30 paesi, incluse destinazioni turistiche come Martinica e la Repubblica Dominicana. Alcune delle isole più piccole dei Caraibi, come Guadalupe e Saint Barts, sono state coinvolte. Prima dell’epidemia caraibica, gli Stati Uniti avevano avuto soltanto una trentina di casi all’anno di chikungunya, quasi tutti provenienti dall’Asia: quest’anno i casi sono già 1.500, nella gran parte dei casi si tratta di persone provenienti dai Caraibi. Soltanto in Florida circa 300 persone sono tornate nel paese dopo aver contratto il virus, e ci sono stati i primi 11 casi di trasmissione locale degli Stati Uniti. Il CDC ha comunque comunicato che chi andrà nei Caraibi dovrà prendere solo normali precauzioni.

Hugh Riley, il segretario generale dell’organizzazione caraibica del turismo, ha fatto notare che soltanto una piccola parte dei turisti che hanno visitato l’arcipelago si sono ammalati e sono tutti guariti successivamente, temendo ripercussioni economiche: «Il nostro personale sanitario sta lavorando duramente per eliminare i siti di riproduzione delle zanzare, con fumigazioni e l’eliminazione dell’acqua stagnante, per evitare nuovi casi». Molti alberghi e hotel stanno poi fornendo ai turisti repellenti per zanzare, come precauzione. Secondo i dirigenti delle associazioni locali degli alberghi ci sono state comunque poche cancellazioni delle prenotazioni dovute al virus.

Gli alberghi stanno fumigando le camere anche cinque volte a settimana e viene fornito a tutti un diffusore Vape contro le zanzare. A Porto Rico i visitatori della foresta nazionale El Yunque vengono informati, tramite cartelloni sparsi in tutta la zona, delle misure preventive da adottare per evitare di contrarre il virus. La compagnia di crociere Carnival ha inserito le stesse informazioni sulle newsletter giornaliere che inviano ai passeggeri. Negli ultimi mesi i casi di contagio sono diminuiti, segno che alcuni paesi hanno forse superato la fase peggiore dell’epidemia, ma gli esperti temono che la malattia torni a diffondersi con più forza durante la stagione delle piogge.

I consigli principali del CDC per evitare il contagio sono: usare un repellente per zanzare con un’alta percentuale di principio attivo; evitare i prodotti che combinano protezione solare e repellente, perché poco efficaci; indossare maniche lunghe o vestiti per evitare di venire punti; fare molta attenzione la mattina, perché le zanzare che trasmettono la chikungunya tendono a mordere di giorno; le persone con artrite, condizioni mediche critiche, gli anziani e le donne incinte sono a rischio per sintomi seri. In Italia si è verificata la prima epidemia europea dalla scoperta del virus chikungunya nel luglio del 2007, nei paesi di Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna. Circa 130 persone contrassero il virus, attraverso le punture delle zanzare tigre: un anziano morì dopo il ricovero all’ospedale di Ravenna.

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