La storia di Jonas Salk, nato 100 anni fa

Chi era lo scienziato che trovò il vaccino per la poliomielite, e che divenne famoso e ammirato in tutto il mondo

Jonas Salk
Jonas Salk

Jonas Salk è lo scienziato a cui viene riconosciuto il merito di aver sviluppato il primo vaccino efficace contro la poliomielite, una delle malattie infantili più dannose del secolo scorso. È per questo motivo che Salk, medico e scienziato statunitense nato nel 1914 e morto nel 1995, è oggi ricordato dai media internazionali (e da Google), in occasione del centesimo anniversario della sua nascita. Salk creò il primo vaccino contro la poliomielite negli anni Cinquanta, in un periodo storico in cui questa malattia era ancora una delle più gravi tra quelle infantili. Grazie al lavoro di Jonas Salk, nel giro di pochi decenni, il problema delle epidemie di poliomielite fu drasticamente ridotto: all’epoca provocava – considerando soltanto gli Stati Uniti – decine di migliaia di casi ciclici di contagio e migliaia di morti.

Oltre che per il lavoro di Jonas Salk, il risultato contro la poliomielite fu raggiunto grazie all’impegno di oltre 20mila operatori sanitari e più di 200mila volontari, che lavorarono a un’operazione su grande scala che coinvolse 1,8 milioni di bambini per i primi test sanitari. Grazie a Salk e al suo gruppo di ricerca, in pochi anni una delle più spaventose malattie infantili fu resa quasi inoffensiva, riducendo drasticamente il numero di nuovi casi e morti.

Jonas Edward Salk era nato a New York, negli Stati Uniti, il 28 ottobre del 1914, in una famiglia di ebrei aschenaziti. Nel 1934 ottenne il diploma in Scienze presso il City College di New York e in seguito frequentò la New York University School of Medicine, appassionandosi agli studi in batteriologia e con l’ambizione di aiutare l’umanità in generale e non solo un paziente per volta. Terminata l’esperienza universitaria alla fine degli anni Trenta, Salk si diede da fare per cercare un laboratorio in cui essere assunto come ricercatore, faticando non poco a trovarne uno a causa dei limiti che molti centri di studio e ricerca medica si davano nell’assunzione di ricercatori ebrei.

Salk ottenne un finanziamento per lavorare a un progetto di ricerca per un vaccino antinfluenzale nel Michigan insieme al virologo Thomas Francis. Il loro vaccino si rivelò efficace e contribuì a fare conoscere Salk, che nel 1947 riuscì a ottenere la direzione di un laboratorio presso l’Università di Pittsburgh piuttosto scalcinato. Grazie ad alcuni finanziamenti privati poté migliorare le cose e mettere in piedi un laboratorio di virologia dove si concentrò sullo studio di alcuni vaccini per la febbre. Fu allora contattato dal responsabile della National Foundation for Infantile Paralysis, che gli propose di collaborare a una iniziativa di ricerca per debellare la poliomielite e Salk aderì con interesse, pensando che potesse essere il progetto cui aspirava fin da giovane.

La poliomielite è una malattia altamente contagiosa che si trasmette di solito per via orale, attraverso l’ingestione di cibo o liquidi contaminati. Da quando si contrae il virus che ne è causa possono passare tra i tre giorni e un mese prima che si abbiano i sintomi, che ricordano quelli influenzali. In media in un caso su 200 l’infezione si diffonde, causando gravi danni soprattutto a carico del sistema nervoso, con la perdita della funzionalità dei muscoli. La malattia può causare paralisi permanenti e nei casi più gravi la morte. La poliomielite non si cura e fino a quando non fu scoperto il vaccino fu un problema serissimo in buona parte del mondo.

I primi casi erano stati registrati negli anni Trenta dell’Ottocento ed ebbero una diffusione sempre più ampia, restando per anni un mistero per i medici, che non avevano chiaro il meccanismo di diffusione del virus. Le campagne su larga scala negli Stati Uniti di quarantena delle persone infette, per lo più bambini, non portarono a risultati significativi, ma contribuirono a far crescere tra i genitori la consapevolezza che fossero necessari enormi investimenti e volontari per trovare un vaccino contro la malattia. Nel 1938 nacque la National Foundation for Infantile Paralysis che sarebbe diventata la principale risorsa per il finanziamento della ricerca grazie alle numerose donazioni.

Quando Jonas Salk accettò l’invito e si unì all’iniziativa trovò molta confusione e alcuni esperimenti piuttosto pericolosi, con vaccini “vivi” che avevano causato alcuni morti nelle sperimentazioni. Propose una strada alternativa e cioè di utilizzare un vaccino “inattivo” che sarebbe stato più sicuro. Vinse lo scetticismo di alcuni colleghi e ottenne dalla Fondazione i finanziamenti per lavorarci sopra. Nel novembre del 1953 annunciò che si sarebbe inoculato personalmente il vaccino sperimentale e che la sua famiglia aveva acconsentito a fare altrettanto, per dimostrarne la sicurezza e l’efficacia non ancora provata sugli esseri umani. Jonas Salk aveva messo a punto un vaccino basato su un poliovirus ottenuto con una coltura di tessuti ricavati dal rene di scimmia, e inattivato utilizzando formalina. Elaborò poi una procedura che prevedeva fino a tre distinte somministrazioni distinte del vaccino, che permettono di diventare immuni alla malattia grazie allo sviluppo di anticorpi in grado di contrastare e tenere sotto controllo il virus.

Nella primavera del 1955, dopo un anno e mezzo di prove sul campo e una partecipazione senza precedenti da parte dell’opinione pubblica nel finanziare un simile progetto, il vaccino di Jonas Salk fu dichiarato funzionante e sicuro. Furono prodotte centinaia di milioni di dosi, richieste da mezzo mondo e i tassi di mortalità legati alla poliomielite, soprattutto quello infantile, iniziarono a diminuire notevolmente. In pochi anni si passò da centinaia di migliaia di nuovi casi a poche migliaia. Nei decenni successivi grazie alle campagne condotte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’UNICEF fu possibile eliminare la poliomielite in buona parte dei paesi del mondo. Il risultato fu reso possibile anche grazie alla diffusione di un altro tipo di vaccino sviluppato dal medico e virologo polacco (naturalizzato negli Stati Uniti) Albert Bruce Sabin, che grazie al fatto di potere essere somministrato oralmente dalla fine degli anni Sessanta divenne molto utilizzato fino a diventare il sistema più diffuso per contrastare la poliomielite.

Salk non brevettò il vaccino contro la poliomielite. In una intervista a una domanda su chi fosse il proprietario del brevetto Salk rispose: “Beh, la gente, direi. Non c’è nessun brevetto. Lei potrebbe forse brevettare il Sole?”. Anche se avesse voluto, Salk non avrebbe comunque potuto brevettare il frutto della sua ricerca, perché le regole della Fondazione avrebbero impedito di farlo. È stato calcolato che il vaccino contro la poliomielite avrebbe avuto un valore intorno ai 7 miliardi di dollari, se fosse stato regolarmente brevettato.

Dopo i successi del suo vaccino, Jonas Salk fondò il Salk Institute for Biological Studies a La Jolla in California, un centro che esiste ancora oggi e che si occupa di diverse ricerche nei campi della biologia. A partire da metà degli anni Ottanta, Salk si mise a lavorare a un vaccino contro l’HIV, il virus che causa l’AIDS. Si rivelò un’impresa molto più difficile, destinata a non essere compiuta: Salk morì il 23 giugno del 1995 a causa di un infarto, a 80 anni.