In quale stagione si muore di più?

Se la giocano l'estate e l'inverno, spiega uno studio basato sui registri di 1,3 milioni di nobili in Europa dall'anno Mille ai giorni nostri

L’ultimo inverno particolarmente rigido ha contribuito a fare aumentare sensibilmente il numero di morti stagionali, soprattutto nei paesi in cui il freddo è stato particolarmente anomalo. Nel Regno Unito, per esempio, lo scorso anno sono morte circa 30mila persone in più rispetto alla media. Come spiegano sull’Economist, l’inverno non è però sempre stata la stagione con il tasso di mortalità più alto, o almeno così pensa Neil Cummins della London School of Economics, che ha studiato l’andamento delle famiglie nobiliari negli ultimi secoli in Europa, su cui c’è una documentazione molto più ampia e completa rispetto al resto della popolazione.

Cummins ha studiato nel complesso le sorti di circa 1,3 milioni di nobili europei, dall’anno Mille a oggi. Per 230mila di questi ha identificato la data, o per lo meno la stagione, in cui sono morti. Dai dati è emerso che la stagione con il più alto tasso di mortalità è stata per un lungo periodo l’estate.

grafico-mortiPer quanto riguarda l’Undicesimo secolo, il primo ad avere dati statisticamente significativi, per ogni 100 persone morte in inverno ce n’erano mediamente 118 in estate. Nel Quattordicesimo secolo si arrivò a 153 persone, il dato più alto, mentre nel Diciottesimo secolo ci fu una marcata riduzione a 89 morti per ogni 100 persone morte in inverno. La stagione più fredda divenne anche quella con il tasso di mortalità più alto, con il Ventesimo secolo che si concluse con 81 morti in estate ogni 100 in inverno.

Prendendo per buoni i risultati ottenuti da Cummins, si possono fare almeno due ipotesi sul perché un tempo le estati causassero più morti degli inverni. Nel periodo medievale le battaglie, che vedevano spesso impegnati in prima persona i nobili, si combattevano nella bella stagione quando c’erano più ore di luce e meno intemperie. L’altro motivo è legato alla diffusione di particolari malattie come la peste bubbonica.

Nella stagione calda i ratti pieni di pulci (il primo vettore della malattia) si riproducevano più frequentemente e soprattutto avevano la possibilità di spostarsi più facilmente, contribuendo alla diffusione della peste. Una delle epidemie più gravi in Europa, quella della peste nera, ebbe il proprio apice proprio nel Quattordicesimo secolo, quando causò la morte di quasi un terzo dell’intera popolazione europea. Le cose migliorarono solo a partire dal Diciottesimo secolo, quando le epidemie di peste divennero meno frequenti e si iniziarono a formare eserciti professionali. Le estati, almeno per i nobili, divennero meno pericolose.