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  • Venerdì 24 ottobre 2014

Posti sconosciuti della Corea del Nord

Due giornalisti di Associated Press hanno ottenuto il permesso per visitare regioni in cui non era mai stato nessun giornalista straniero: e hanno fatto delle foto

Una donna cammina lungo una strada nella provincia di North Hwanghae, il 21 giugno 2014. (AP Photo/David Guttenfelder)
Una donna cammina lungo una strada nella provincia di North Hwanghae, il 21 giugno 2014. (AP Photo/David Guttenfelder)

Il giornalista Eric Talmadge e il fotografo David Guttenfelder, entrambi dell’agenzia di stampa Associated Press, lo scorso giugno hanno ottenuto il permesso dal governo della Corea del Nord per fare un viaggio in alcune regioni del nord del paese. La meta ufficiale del viaggio era il monte Paektu, un vulcano attivo alto 2.744 metri: è la montagna più alta della penisola coreana, si trova al confine con la Cina e nel cratere c’è un grosso lago. Talmadge ha spiegato che il monte Paektu è una delle zone sulle quali il governo nordcoreano vorrebbe attirare turismo e investimenti stranieri: solitamente la zona si raggiunge con l’aereo, ma ai due reporter di AP è stato concesso di andarci in automobile, e hanno così potuto attraversare regioni che fino ad ora nessun giornalista straniero aveva mai visitato.

Associated Press è l’agenzia di stampa più attivamente presente in Corea del Nord: è stata la prima ad aprire una redazione nel paese, nel 2012, a Pyongyang. Il permesso accordato ai giornalisti di AP però prevedeva la presenza di un “supervisore”, che li ha accompagnati e controllati per tutto il viaggio. A Talmadge e Guttenfelder non era consentito parlare con la gente che incontravano, né fotografare i vari presidi militari. Per lo più non hanno deviato dal percorso approvato dal governo nordcoreano, che, ha scherzato Talmadge, «sorprendentemente non prevedeva basi nucleari né campi di prigionia». Il viaggio è durato una settimana; i due giornalisti hanno percorso 2.150 chilometri, di cui solo 724 su strade asfaltate (la lunghezza totale delle strade della Corea del Nord è di circa 25 mila chilometri).

Il monte Paektu – conosciuto anche come montagna Baitou – è molto importante per i nordcoreani: oltre a essere notevole dal punto di vista naturalistico, è considerato il luogo dove è nata la rivoluzione. I nordcoreani sostengono che l’ex dittatore Kim Jong-Il, padre di Kim Jong-un, ci sia nato, nonostante altre fonti dicano sia nato in Unione Sovietica. Sul vulcano, le guide – vestite con costumi d’epoca – portano i visitatori a vedere le ricostruzioni di alcune “basi segrete”, e raccontano le leggende sulla lotta del fondatore della Repubblica Popolare Democratica di Corea, Kim Il-sung, contro i giapponesi. Più di mille anni fa dal monte Paektu scaturì una delle più grandi eruzioni della storia dell’umanità, le cui ceneri si diffusero in tutta l’Asia orientale: nonostante questo lo si conosce molto poco, perché fino a poco tempo fa agli scienziati era impedito svolgervi ricerche.

Talmadge ha raccontato che prima di partire i due giornalisti sono stati avvertiti, un po’ scherzando, di non perdersi, perché se avessero attraversato il confine con la Cina gli avrebbero sparato. Qualcosa di simile, ha spiegato Talmadge, era successo diversi anni fa, quando una donna sudcoreana che si era allontanata dal percorso di visita in un sito turistico era stata uccisa con un colpo alle spalle da una guardia nordcoreana. I giornalisti di AP hanno detto di essere rimasti impressionati, tra le altre cose, dalla totale assenza di luce durante la notte. Mentre stavano raggiungendo il monte Paektu, Talmadge ha raccontato che all’improvviso il loro fuoristrada è stato fermato da alcuni soldati nordcoreani armati: si erano persi e stavano percorrendo contromano una strada a senso unico. Talmadge ha spiegato che il turismo nordcoreano è ancora agli inizi, e che sulle strada per raggiungere il vulcano non hanno incontrato nessun’altra macchina. Mercoledì 22 ottobre il governo nordcoreano ha annunciato che dal 24 ottobre verrà bloccata l’entrata di turisti nel paese, per paura della diffusione del virus ebola.