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  • Giovedì 23 ottobre 2014

La nuova ricostruzione sull’uccisione di Michael Brown

Il medico legale e una serie di testimonianze sembrano rafforzare la versione del poliziotto che ha sparato al 18enne nero di Ferguson, smentendo l'ipotesi delle "mani alzate"

(Scott Olson/Getty Images)
(Scott Olson/Getty Images)

Da circa due mesi a mezzo nella città di Ferguson – contea di St. Louis, Missouri, Stati Uniti – vanno avanti le proteste per l’uccisione di Michael Brown, un ragazzo nero di 18 anni colpito da diversi colpi di arma da fuoco sparati da un poliziotto, Darren Wilson. La storia dell’uccisione di Brown – e il successivo molto discusso atteggiamento della polizia locale nei confronti di coloro che hanno poi manifestato (soprattutto la comunità locale di afroamericani) – è diventata molto importante negli Stati Uniti: nella discussione che si è sviluppata è intervenuto in più di un’occasione anche il presidente Barack Obama. Dopo diverse indagini, sembra però che la ricostruzione dei fatti relativi all’uccisione di Brown sia stata molto ridimensionata: stando al rapporto del medico legale e a una serie di testimonianze dirette, al momento del primo sparo Brown non era con le mani alzate in segno di resa, come si pensava, e forse aveva appena lottato con il poliziotto cercando di prendergli la pistola.

Della ricostruzione dei fatti della notte dell’uccisione di Michael Brown si è occupato estesamente il Washington Post, che ha sentito anche alcuni testimoni nella comunità afroamericana di Ferguson. Le testimonianze fornite – le fonti sono rimaste anonime visto che c’è un procedimento giudiziario in atto – hanno di fatto confermato la versione del poliziotto che ha sparato a Brown. Gli esperti citati dal Washington Post hanno detto che a Brown è stato sparato la prima volta a una distanza ravvicinata: a differenza di quanto si diceva all’inizio, ovvero che Brown fosse più lontano con le mani alzate in segno di resa. È possibile, dicono gli esperti, che Brown avesse cercato di sottrarre la pistola al poliziotto: al momento dello sparo sembra che Wilson si trovasse nel posto di guida, mentre Brown affacciato al finestrino opposto della macchina.

Questa ricostruzione sembra coincidere con la testimonianza di Wilson: la notte dell’uccisione di Brown il poliziotto avrebbe accostato il SUV di servizio e avrebbe aperto la porta per parlare con Brown. Brown a quel punto avrebbe usato entrambe le mani per sbattere la porta del veicolo, di fatto intrappolando nella sua macchina Wilson. A quel punto Brown avrebbe cominciato a colpire in faccia Wilson, che a sua volta avrebbe cercato di raggiungere la pistola per difendersi. Brown avrebbe cercato di sottrarre l’arma e Wilson avrebbe poi sparato.

Un’altra valutazione che fa il Washington Post riguarda l’esame tossicologico effettuato sul corpo di Brown, che ha mostrato la presenza nel suo sistema di tetraidrocannabinolo, l’ingrediente attivo della marijuana. Secondo fonti del giornale, “i livelli nel corpo di Brown possono essere stati alti abbastanza da causare allucinazioni”. Sulla questione delle mani alzate, inoltre, si è discusso molto: durante molte delle proteste che si sono tenute contro la polizia locale dopo l’uccisione di Brown, i manifestanti hanno usato il gesto delle “mani alzate” come un simbolo. Victor Weedn, direttore del Dipartimento delle scienze forensi della George Washington University, ha spiegato nel dettaglio questo aspetto della vicenda:

«Qualcuno potrebbe avere le mani sopra la testa e poi averle abbassate e poi essere colpito da colpi di arma da fuoco. In questo caso un’autopsia non escluderà mai le mani sopra la testa: può solo dire quello che stava succedendo nel momento degli spari»

Un avvocato della famiglia di Brown ha detto alla stampa che i suoi clienti non sono convinti dei risultati dell’autopsia del medico legale e delle dichiarazioni dei testimoni fatte al tribunale. Le indagini sono state portate avanti sia dalla polizia del Dipartimento di St. Louis sia dall’FBI: entrambi hanno presentato le prove al gran jury, che ha iniziato a valutare il caso a metà agosto – l’uccisione di Brown è avvenuta l’8 agosto – e dovrebbe concludere i suoi lavori preliminari il prossimo mese.