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  • Venerdì 17 ottobre 2014

La più forte ginnasta del mondo

Simone Biles ha 17 anni e ha dominato con facilità i Mondiali di ginnastica artistica: e ha ancora grandi margini di miglioramento, spiega Slate

di Dvora Meyers - Slate

Simone Biles durante la finale della trave ai Mondiali di ginnastica artistica del 2013 disputati ad Anversa (Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)
Simone Biles durante la finale della trave ai Mondiali di ginnastica artistica del 2013 disputati ad Anversa (Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

La scorsa settimana a Nanning, in Cina, Simone Biles ha vinto quattro medaglie d’oro ai Mondiali di ginnastica artistica. Ha vinto il concorso individuale, quello a squadre, la gara di corpo libero e quella alla trave, oltre ad arrivare seconda nella gara di volteggio. A oggi, Biles ha vinto più medaglie d’oro ai Mondiali di qualsiasi altra ginnasta statunitense (ne ha sei, comprese le due dell’anno scorso), riuscendo inoltre a vincerne quattro in una sola edizione dei Mondiali (nessuna ginnasta al mondo ci riusciva dal 1974). Sembrano numeri da fine carriera: a due anni delle Olimpiadi di Rio de Janeiro, però, la 17enne texana sembra avere appena iniziato.

Durante gli ultimi Mondiali, in Cina, il tifo più rumoroso durante le competizioni femminili era a favore delle atlete cinesi e di Biles. Mentre per le prime la spiegazione è scontata, Biles era invece diventata una della atlete preferite dal pubblico a causa dell’evidente difficoltà dei suoi esercizi e per la varietà del suo talento. Nella gara di volteggio si lancia più in alto e in avanti di qualsiasi altra ginnasta. In quella con la trave mette a dura prova le proprie capacità, specialmente durante la discesa: negli ultimi passaggi esegue un’acrobazia molto più difficile di quelle realizzate dalle altre ginnaste in gara – due piroette all’indietro, sulla trave, e una doppia capovolta in discesa. Biles utilizza la fine della trave come un trampolino, lanciandosi da lì nelle capovolte. È un’acrobazia di discesa così complicata che possiamo perdonarle un’esecuzione imperfetta – con le ginocchia larghe, come faceva Dominique Dawes a metà degli anni Novanta – ma anche durante le acrobazie più difficili, Biles riesce ad apparire pulita e ordinata.

Durante la gara di corpo libero, poi, Biles esegue quattro fra i più difficili passaggi della disciplina con una facilità che suggerisce che abbia ancora margini di miglioramento. Le occorrono solo pochi passi per completare una doppia piroetta all’indietro con doppia capovolta in aria, eppure salta molto alta. Completa inoltre le acrobazie ben prima di atterrare, e le conclude col busto ben eretto, a volte con un piccolissimo saltello all’indietro. Sembra spaventosamente piena di talento, come potete vedere nel video qui sotto.

Biles è una ginnasta talmente eccezionale e dal talento prodigioso che la discussione in merito alle sue vittorie e capacità è decontestualizzata dalle gare. In un certo senso, è giusto che sia così: al momento non ha una diretta avversaria. Biles non può essere battuta da nessun’altra ginnasta, a meno che lei stessa sbagli o si infortuni.

Ma i successi di Biles sono arrivati in un momento storico nel quale il dominio statunitense nella disciplina sembra inevitabile, e nel quale le gare femminili sono le meno competitive di sempre. Quest’anno le americane hanno vinto il concorso a squadre con un vantaggio di 6,7 punti (per contro, la squadra maschile cinese ha battuto quella giapponese con un margine di 0,1 punti). Nelle gare maschili le medaglie sono andate a un sacco di paesi diversi, inclusi Croazia e Ungheria. In quelle femminili, tutte le medaglie eccetto una sono state vinte dalle quattro storiche potenze della ginnastica artistica: Stati Uniti, Cina, Russia e Romania.

Nel 2010, però, non poteva ancora essere previsto lo strapotere degli Stati Uniti. Fu l’anno in cui debuttò a livello internazionale la 16enne russa Aliya Mustafina, talentuosa e praticamente senza avversari, come Biles oggi. Durante i suoi primi Mondiali vinse il concorso individuale e si qualificò per tutte e quattro le discipline – cosa che fece anche Biles durante il suo primo anno da professionista, nel 2013. Condusse inoltre alla vittoria la squadra russa, che batté quella americana: era la prima volta che succedeva, nell’era post-URSS. Sebbene Mustafina non ottenne un numero di medaglie d’oro pari a quello di Biles a Nanning, ne vinse tre d’argento (una per ciascuna gara, eccetto quella con la trave). Le sue prestazioni nel 2010 sembravano quindi indicarla come l’atleta da battere, a due anni dalle Olimpiadi.

Poi, meno di un anno dopo, si è rotta il legamento crociato anteriore durante i campionati europei. Ha in seguito recuperato in tempo per vincere quasi tutte le medaglie della ginnastica artistica alle Olimpiadi del 2012; nonostante questo la sua marcia verso il dominio si è interrotta con l’infortunio. Non ha mai recuperato la forza che dimostrava negli esercizi “di gamba”, cioè il corpo libero e il volteggio.

Nel 2014, quattro anni dopo i Mondiali del 2010, Mustafina non ha più attorno a sé una forte squadra russa. È lei, la squadra russa. Dopo aver vinto le medaglie olimpiche, non ha osservato nessuna pausa: negli scorsi due anni ha partecipato a praticamente tutte le competizioni, nonostante costanti problemi alla caviglia e altri infortuni. Le altre atlete russe, che erano sembrate così promettenti fra il 2010 e il 2012, o si sono infortunate o non sono riuscite a realizzare appieno il proprio talento.

Nonostante alla squadra degli Stati Uniti siano capitati molti infortuni a poca distanza dai Mondiali, è stata comunque in grado di presentarsi al torneo con una squadra di livello mondiale. Le russe, invece, hanno dovuto richiamare Tatiana Nabieva – che si era già ritirata – per mettere insieme una squadra competitiva (Nabs, come è affettuosamente chiamata dai propri tifosi, alle volte può essere divertente e poco seriosa: durante una recente gara in Russia si è fermata nel mezzo di un esercizio per sistemarsi il costume). E Larisa Iordache, proprio come Mustafina, è l’unica atleta degna di nota della squadra romena. Persino le nazioni storicamente più forti, insomma, non hanno il talento e la panchina lunga tali da poter competere con gli Stati Uniti.

Durante i Mondiali, molti allenatori, dirigenti e giornalisti mi hanno detto che è tutta una questione di numeri. Gli Stati Uniti ce li hanno: non tanto per quanto riguarda la popolazione, quanto per numero di palestre, che a oggi sono migliaia. Le molte associazioni che le gestiscono formano una specie di rete per i giovani di talento (la giustificazione dei “numeri” è venuta fuori così spesso che a volte sono stata tentata di cominciare a rappare “Mathematics” di Mos Def). Al contrario, la Romania dispone ormai solo di un numero limitato di palestre. E sebbene la disciplina sia ben finanziata in Russia, gran parte degli investimenti riguarda solo gli atleti di livello più alto. La Cina, pur non essendo a corto di finanziamenti e ginnasti, non ha delle buone ginnaste nelle discipline della trave e del corpo libero. La loro supremazia nella trave e nelle parallele è stata sufficiente a fargli ottenere l’argento nel concorso a squadre, ma senza atlete diverse e più “potenti” che provengono da altre gare saranno sempre superate, nei concorsi a squadre, dalle americane.

All’inizio dei Mondiali c’era un sacco di pressione su Biles. Da lei ci si aspettava che vincesse l’oro nel concorso individuale e in quello a squadre, e che se lo giocasse nelle gare coi vari attrezzi. Come Mustafina e Iordache era la stella della propria nazionale. Al contrario di loro due, però, non rappresentava l’unica speranza per il proprio paese.

Verso la fine del concorso individuale, Biles aveva un vantaggio molto stretto su Iordache. Biles, per vincere, doveva fare una buona prova nel corpo libero: buona, non ottima. Cosa che ovviamente ha fatto. La cosa notevole è che nonostante Iordache le sia arrivata vicina, è improbabile che a meno di prestazioni incredibili possa riuscire a batterla, in futuro. La ginnasta romena ha disputato una gara al massimo delle proprie potenzialità, forzando anche un paio di capovolte al termine delle quali è atterrata nell’angolo del terreno di gara, a petto basso. Le sue abilità le permettono di compiere un programma molto difficile alla trave, senza però riuscire a eseguirlo perfettamente (quest’anno era la favorita, ma ha perso la possibilità di giocarsi una medaglia cadendo in finale). Ultimamente è migliorata molto sulle parallele, e potrebbe aggiungere qualche decimo di difficoltà in più ai suoi esercizi: in generale, però, le sue abilità – come quelle di Mustafina – sono ormai piuttosto stabilizzate. La cosa migliore che può fare è provare ad aggiustare alcune cose per aumentare leggermente la difficoltà dei propri esercizi e del valore di partenza del proprio programma.

Biles, invece, non è nemmeno lontanamente vicina a sfruttare appieno le sue potenzialità. Le vengono bene gli esercizi di tutte e quattro le gare (sebbene abbia dimostrato qualche insicurezza sulla trave, nel concorso a squadre e in quello individuale), segno che può aumentare ancora la loro difficoltà. Dopo un leggero infortunio alla spalla ha semplificato il suo esercizio alle parallele, spiegando però che ha in programma di tornare ad aumentarne la difficoltà. Si sta inoltre allenando per migliorare il volteggio in vista del 2015. Per quanto riguarda il corpo libero, nonostante esegua quattro dei passaggi più complicati della disciplina, ha intenzione di migliorare ancora (nella zona mista, raccontava di tutta una serie di possibili novità nel programma). È molto probabile che Biles presenterà un valore di partenza più alto, nei propri programmi, nel 2015. A differenza delle proprie avversarie, può aumentare notevolmente la difficoltà di essi, al posto di incrementarla gradualmente.

Tutto questo significa che continuerà a dominare anche nel 2015 e alle Olimpiadi? Prendendo l’esempio di Mustafina – che comunque, quando si ritirerà, sarà considerata una delle migliori di tutti i tempi – non è prudente azzardare questo tipo di previsioni. Nella carriera di una ginnasta può succedere di tutto, anche a un’atleta talentuosa e seguita attentamente come Biles. Ma se continuerà a vincere fino a Rio, è chiaro che lo farà come parte di un più esteso dominio americano. Sarà la stella della squadra statunitense: non la sua salvatrice.

©Slate 2014