Il problema italiano di Meetup

Il servizio per creare gruppi di interesse online è usato da 20 milioni di persone in tutto il mondo, ma qui è ormai il sinonimo di un partito politico ben preciso

di Francesco Costa – @francescocosta

Meetup è un sito internet il cui scopo è facilitare l’incontro – incontro in senso concreto: vedersi in un posto – tra persone che hanno interessi comuni. È stato aperto nel 2002, nell’era precedente a Facebook e Twitter: oggi lo chiameremmo con ogni probabilità semplicemente social network. Questa definizione generale, comunque, vale per i 180 paesi in cui esistono gruppi fondati con Meetup eccetto uno: l’Italia. In Italia per la maggior parte delle persone dire “Meetup” equivale a dire il nome di un partito politico ben preciso – il Movimento 5 Stelle – e questo per la società ha rappresentato allo stesso tempo un vantaggio e uno svantaggio.

La sede di Meetup si trova sulla Broadway a New York, a un passo da Downtown Manhattan: due piani fatti esattamente come immaginiamo le sedi delle grandi società di internet americane – open space enormi, divani, tavoli da ping pong, una gran cucina, frigoriferi pieni di bibite e birre da cui attingere liberamente, monitor su cui girano informazioni sulla piattaforma in tempo reale – e una terrazza meravigliosa che dà su Downtown e la Liberty Tower. I dirigenti della società parlano volentieri con i giornalisti – la storia di Meetup è la storia di un successo – ma quando se ne trovano davanti uno italiano, sorridono e neanche gli lasciano finire la domanda: portano in alto le mani, ruotano gli occhi, lo sanno.

Cos’è Meetup
Meetup funziona così: ti iscrivi, sul sito o scaricando l’app per smartphone, e fornisci al servizio una serie di informazioni sul tuo conto. Soprattutto due informazioni: dove vivi e cosa ti interessa. Meetup ti propone allora gruppi di persone a breve distanza che condividono i tuoi interessi, siano questi la cucina cinese, la programmazione in PHP, le escursioni in bicicletta, i diritti umani in Cina, i bassotti a pelo ruvido, i romanzi di Philip Roth o le partite di calcetto. Ognuno di questi gruppi ha una pagina che somiglia a un forum, dove ogni iscritto può aprire e partecipare a conversazioni. La differenza rispetto a un normale forum tematico è che i partecipanti si incontrano fisicamente di tanto in tanto, una volta alla settimana o una al mese: ci sono gruppi che rendono obbligatorio per gli iscritti presentarsi a un incontro ogni 30 o 90 giorni.

Meetup esiste dal 2002: lo ha fondato Scott Heiferman, che ne è tuttora amministratore delegato. Heiferman disse di aver trovato ispirazione nella reazione dei newyorkesi dopo gli attentati dell’11 settembre del 2001, in come tantissimi si aiutarono pur non conoscendosi e in come internet potesse essere lo strumento migliore per metterli in contatto. Nel 2004 il servizio guadagnò una certa notorietà internazionale grazie al momento di popolarità del politico democratico Howard Dean, che con poche risorse organizzò proficuamente i suoi sostenitori proprio con Meetup, e negli anni diventò sempre più grande e frastagliato: oggi la piattaforma – che è disponibile in sei lingue – ha 20 milioni di utenti in 180 paesi diversi. Ogni giorno si tengono in media 15.000 incontri fisici organizzati su Meetup: i paesi con più membri e incontri sono Stati Uniti, Regno Unito e Australia. A Palo Alto, California, ci sono più iscritti a Meetup che residenti; solo a New York ci sono un milione di iscritti. I dirigenti fanno capire di aver ricevuto in passato offerte di acquisizione da grandi società e averle rifiutate, e dicono di non essere interessati a quotarsi in borsa.

Cosa ne ha fatto Beppe Grillo
«Prima ero un comico da barzellette. Poi ho scoperto le barzellette sulla politica. Poi ho scoperto che la politica passa attraverso i prodotti che abbiamo in frigo, come lo yogurt che percorre 3.600 chilometri in camion. Alla fine dei miei spettacoli le persone se ne andavano dicendo: “Ci ha fatto ridere, ma anche pensare. Che dovremmo fare?”. Ho provato a trasformare tutto questo in un movimento politico, i Meetup, che ho ripreso da Howard Dean. E siamo andati avanti fino alle elezioni nazionali, alle quali abbiamo preso il 25 per cento dei voti». Beppe Grillo è solito descrivere in modo piuttosto esatto e sincero come abbia deciso di fondare un partito e come, ispirato da Howard Dean, abbia deciso di fondarlo con Meetup: addirittura arriva a definire gli stessi Meetup “un movimento politico”.

Grillo iniziò a promuovere l’uso del sito di Meetup nel 2005, per «divertirsi, stare insieme e condividere idee e proposte per un mondo migliore, a partire dalla propria città. E discutere e sviluppare, se si crede, i miei post». I primi gruppi aperti furono 40, nel giro di pochi mesi sarebbero diventati centinaia. Oggi l’Italia è l’unico paese al mondo in cui la prima categoria tematica di gruppi su Meetup è la politica: il 55 per cento del totale. E per moltissime persone “Meetup” e “Movimento 5 Stelle” sono due concetti praticamente sovrapponibili.

Meetup e l’Italia
Nel resto del mondo le principali categorie di gruppi in cui si riuniscono i 20 milioni di utenti di Meetup sono Outdoors/Adventures (escursionisti, trekking, passeggiate, cose del genere), Food/Drink e Career/Business: in Italia questi gruppi rappresentano circa il 5 per cento ciascuno. Meetup in Italia non va male: ha 250.000 utenti, è il secondo paese europeo più rappresentato dopo il Regno Unito. Ma 170.000 di questi utenti sono iscritti ai gruppi che fanno riferimento a Grillo.

I primi 10 argomenti d’interesse su Meetup in Italia sono “Movimento 5 Stelle”, “Ambiente”, “Politica”, “Energie rinnovabili”, “Attivismo civico”, “Democrazia partecipativa”, “Rifiuti zero”, “Politica locale”, “Energia alternativa”, “Libertà d’informazione”. I gruppi più grandi sono tutti del Movimento 5 Stelle: i primi due sono “Gli amici di Beppe Grillo di Napoli” (5.199 membri) e “Parlamento 5 Stelle” (3.038 membri). Meetup in Italia è finito per essere connotato precisamente dai gruppi che usano il suo servizio, tanto da diventare una cosa diversa da quella che è nel resto del mondo: i suoi dirigenti pensano che questo abbia aiutato la diffusione della piattaforma in un primo periodo ma che ora possa ostacolare la sua espansione e la realizzazione delle sue potenzialità. Usando un’espressione cautamente ponderata, Odile Beniflah – che è il capo degli affari internazionali per Meetup – mi ha detto che l’Italia per loro è «un bellissimo problema».

Meetup non ha pubblicità sulle sue pagine e non intende metterne: si finanzia con un canone mensile di 19 dollari che ogni gruppo è tenuto a pagare. E non spende soldi in marketing o pubblicità: la sua crescita si deve sostanzialmente al passaparola, e quindi più che al numero di visite e pagine viste è legata proprio all’espansione del numero dei gruppi e della loro varietà in ogni paese. Situazioni come quella italiana possono essere un ostacolo, almeno in quei mercati. Dice ancora Odile Beniflah, riguardo l’Italia: «Il fatto che questo singolo gruppo di persone abbia deciso di usare la nostra piattaforma ci ha permesso di ottenere decine di migliaia di utenti in un periodo molto breve. Ora abbiamo bisogno di capire come far uscire gli utenti italiani dal recinto della politica: si stanno perdendo qualcosa, se non usano Meetup per tutto il resto».

foto: Rockdoli