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  • Martedì 14 ottobre 2014

Nuovi scontri a Hong Kong

Sono stati molto violenti: alcuni agenti sono stati temporaneamente sospesi per aver commesso degli abusi sui manifestanti (trasmessi dalle tv locali) e almeno 45 persone sono state arrestate

Demonstrators block the underpass with concrete slabs taken from drainage ditches at the main roads outside government headquarters in Hong Kong's Admiralty, Wednesday, Oct. 15, 2014. Pro-democracy activists clashed with police and barricaded a tunnel near Hong Kong's government headquarters late Tuesday, expanding their protest zone again after being cleared out of some other streets in the latest escalation of tensions in a weeks long political crisis. (AP Photo/Kin Cheung)
Demonstrators block the underpass with concrete slabs taken from drainage ditches at the main roads outside government headquarters in Hong Kong's Admiralty, Wednesday, Oct. 15, 2014. Pro-democracy activists clashed with police and barricaded a tunnel near Hong Kong's government headquarters late Tuesday, expanding their protest zone again after being cleared out of some other streets in the latest escalation of tensions in a weeks long political crisis. (AP Photo/Kin Cheung)

Nella notte tra martedì e mercoledì 15 ottobre ci sono stati violenti scontri a Hong Kong tra la polizia e centinaia di manifestanti a favore della democrazia che hanno occupato il tunnel di una grande strada che percorre da est a ovest la città e alcuni incroci paralizzando il traffico. BBC dice che secondo dei testimoni gli agenti in tenuta antisommossa hanno utilizzato manganelli e gas lacrimogeni. 
Almeno 45 persone sono state arrestate (37 uomini e 8 donne). Tra i feriti risultano quattro poliziotti.

La polizia – che finora aveva evitato un eccessivo uso della forza e che è generalmente riconosciuta per l’alta professionalità, neutralità politica ed esperienza – è stata invece in questa ultima occasione pesantemente criticata. Alcuni agenti che hanno commesso presunti abusi sui manifestanti sono stati temporaneamente sospesi. Non se ne conosce il numero preciso. Le televisioni locali hanno trasmesso le immagini degli scontri e in un filmato in particolare si vedono sei poliziotti in borghese che trascinano un ragazzo in manette, constringendolo a sdraiarsi e colpendolo poi con calci e pugni. Il capo della Sicurezza di Hong Kong, Lai Tung-kwok ha detto che «la polizia è preoccupata per l’episodio» e che sarà avviata una indagine.

Martedì mattina, la polizia aveva spinto i manifestanti lontano dalla zona dell’Ammiragliato, il centro delle proteste degli studenti rimuovendo con delle motoseghe parte delle transenne di metallo utilizzate dai manifestanti per creare le barricate e sgombrando Lung Wo Road, una delle strade principali della città. In serata i manifestanti avevano occupato il tunnel. Dopo una situazione di stallo, la polizia si era ritirata tra gli applausi della folla che nel frattempo aveva cominciato a costruire nuove barricate con bidoni della spazzatura, cartelli stradali e mattoni. Nella notte, intorno alle 3.00, la polizia è però tornata e sono iniziati gli scontri: poco prima il governo aveva accusato i manifestanti di aver messo in atto delle “forme radicali di protesta”.

Da più di quindici giorni i manifestanti di Hong Kong chiedono le dimissioni del capo del governo locale, Leung Chun-ying e che siano permesse elezioni libere nel 2017. Domenica Leung Chun-ying aveva definito “inaccettabili” le richieste e praticamente inesistenti le possibilità che il governo cambiasse idea riguardo le prossime elezioni. La settimana scorsa il governo era riuscito sostanzialmente a sopire le proteste senza repressioni, accettando di avviare dei colloqui – poi annullati – sulle richieste del movimento pro-democrazia. Nei giorni scorsi, nonostante le proteste fossero comunque diminuite molto, gli studenti avevano continuato ad accusare il governo di non volersi prendere alcuna responsabilità nella crisi politica che sta coinvolgendo Hong Kong. La scorsa settimana in un editoriale in prima pagina il quotidiano ufficiale del Partito Comunista, sosteneva che le proteste erano «destinate a fallire».