• Mondo
  • Giovedì 9 ottobre 2014

Brittany Maynard, che vuole morire il primo novembre

Ha 29 anni, vive in Oregon, e ha un tumore al cervello: una legge dello Stato le permette di sottrarsi a lunghe sofferenze

di Lindsey Bever - Washington Post

A Brittany Maynard, 29 anni, è stato diagnosticato un cancro al cervello lo scorso Capodanno, a Portland, nell’Oregon. Nove giorni dopo i dottori hanno eseguito una craniotomia parziale e hanno reciso una parte del suo lobo temporale per evitare di far crescere il tumore. Le avevano dato più di dieci anni di vita. Poi in aprile i dottori hanno scoperto che il tumore era tornato e la diagnosi iniziale è stata trasformata in quella di un glioblastoma al quarto stadio, un tumore al cervello maligno. E la prognosi si è aggravata: solo sei mesi di vita.

Ora Brittany Maynard porta una prescrizione medica nel portafoglio. È stata scritta da un dottore dell’Oregon, uno dei cinque Stati degli USA che hanno una tutela giuridica per i malati terminali che vogliono mettere fine alle loro sofferenze. Maynard la vuole usare per morire tra tre settimane: ha scelto di morire il primo novembre, nella sua camera a Portland, Oregon, circondata dalla famiglia – sua madre e il suo patrigno, suo marito e il suo migliore amico, che è un medico. Ha detto di voler aspettare dopo il compleanno del marito, che è il 26 ottobre. Ma ha dichiarato alla rivista “People”, in un’intervista, che sta peggiorando di giorno in giorno, ha sempre più dolore e convulsioni. «Ho preso medicine per settimane,» ha scritto in un articolo per la CNN. «Non sono una suicida. Se lo fossi, avrei smesso di usarle tanto tempo fa. Non voglio morire. Ma sto morendo. E voglio farlo alle mie condizioni».

Maynard è stata dichiarata idonea per il suicidio medicalmente assistito in Oregon, uno della manciata di Stati che lo permettono sotto il “Death with Dignity Act” (la legge che permette di morire con dignità). Dalla sua entrata in vigore, nel 1997, 1173 persone nello Stato si sono fatti scrivere prescrizioni per medicine letali, ma fino al 2013 solo 752 di esse hanno effettivamente usato le medicine per morire.
Altri quattro Stati degli USA – Montana, New Mexico, Vermont e Washington – hanno leggi simili e disegni di legge sono stati introdotti in altri sette Stati.

Brittany Maynard viveva a San Francisco con suo marito, il quarantaduenne Dan Diaz, quando ha cominciato ad avere mal di testa tremendi e presto ne ha scoperto la causa, un cancro al cervello. I dottori le hanno spiegato le scelte che aveva, nessuna delle quali le avrebbe salvato la vita.
«I dottori mi avevano prescritto radiazioni su tutto il cervello,» scrive nell’articolo per la CNN. «Ho letto gli effetti collaterali: i miei capelli sarebbero caduti. Avrei avuto bruciature di primo grado sul cranio. La qualità della mia vita, per come la conoscevo, sarebbe finita».
Si è anche informata sulle cure palliative, tuttavia non c’erano sicurezze sul fatto di non soffrire – avrebbe potuto perdere la capacità di parlare o di usare il suo corpo. E, data la sua giovane età, avrebbe potuto resistere a lungo fisicamente in quello stato.

«Dopo mesi di ricerche, insieme alla mia famiglia ho raggiunto una straziante conclusione,» scrive. «Non esiste una cura che mi salvi la vita, e le cure consigliate avrebbero distrutto il tempo che mi era rimasto».
Così Maynard ha scelto la morte medicalmente assistita. Ma la California, come la maggior parte degli Stati, non ha una legge che permetta ai malati terminali di morire. Quindi qualche tempo fa lei e la sua famiglia si sono trasferiti in Oregon. Brittany ha dovuto trovare un nuovo medico e una nuova casa. Suo marito ha dovuto prendere un permesso dal lavoro.

«La quantità di sacrifici e di cambiamenti che la mia famiglia ha dovuto affrontare perché io potessi avere accesso legale a morire con dignità – cambiare la nostra residenza, costruire un team di dottori, trovare un posto dove vivere – è stata pesante» ha detto a People. «Ci sono tantissimi americani che non hanno il tempo o le possibilità o i soldi per farlo e non penso sia giusto».

Maynard sta usando gli ultimi giorni che le rimangono per aiutare altri in situazioni simili alla sua, facendo la volontaria per “Compassion & Choices”, un’organizzazione di difesa dei malati terminali in California, Colorado, Connecticut, Massachusetts e New Jersey. Ha anche lanciato il “Fondo Brittany Maynard” per ottenere per la morte con dignità negli altri Stati. People ha riportato anche che nel prossimo mese vuole registrare una testimonianza per i parlamentari e gli elettori della California.

Acuni oppositori del suicidio medicalmente assistito hanno sollevato preoccupazioni morali e religiose. Altri si preoccupano che i pazienti depressi usino leggi del genere per mettere fine alla loro angoscia psicologica, piuttosto. In un sondaggio condotto l’anno scorso dal New England Journal of Medicine, su 1712 medici americani contattati il 67% erano contrari alla pratica. Ma il marito di Brittany Maynard dice che è confortante sapere che sua moglie ha questa scelta.
«La morte con dignità permette alle persone che stanno sopportando molto dolore di decidere quando troppo è troppo,» ha detto Diaz in un video.

Brittany Maynard ha ancora la possibilità di cambiare idea, ma non pensa che lo farà. «Ora ho la prospettiva di andare avanti per i giorni o le settimane che mi rimangono su questo bellissimo pianeta, di cercare gioia e amore e passare il tempo tra le meraviglie che ci sono lì fuori con quelli che amo,» scrive. «E so di avere una scelta».

 ©2014 – Washington Post