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  • Mercoledì 1 ottobre 2014

Perché i giornali ce l’hanno con Renzi?

Se lo chiede Michele Salvati sul Corriere della Sera: e lo chiede a Eugenio Scalfari, ma - senza citarlo - anche al direttore del Corriere stesso

Foto Daniele Leone / LaPresse
30/09/2014 Roma, Italia
Cronaca
Matteo Renzi a piedi a Palazzo Chigi dopo l'audizione al copasir
Foto Daniele Leone / LaPresse 30/09/2014 Roma, Italia Cronaca Matteo Renzi a piedi a Palazzo Chigi dopo l'audizione al copasir

Da alcune settimane si è sviluppato un dibattito sul rapporto con il governo Renzi dei maggiori quotidiani e dei più noti direttori e giornalisti della generazione che precede quella di Renzi. Il quale è stato attaccato intensamente e ripetutamente da Eugenio Scalfari – fondatore ed ex direttore di Repubblica -, poi da Lucia Annunziata – direttore dello Huffington Post italiano già giornalista ed editorialista di Repubblica, Stampa e Corriere della Sera, ed ex presidente della RAI – e infine dal direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, a sintetizzare una linea del Corriere piuttosto ostile al governo. Non si ricorda, in effetti, un recente presidente del Consiglio che avesse così pochi grandi quotidiani dalla sua parte (nessuno, di fatto). È quindi interessante un lungo articolo di Michele Salvati nelle pagine dei commenti del Corriere (Salvati fu un ispiratore del progetto del Partito Democratico ed è un frequente collaboratore del Corriere), che critica “lo scarso sostegno dei principali organi d’opinione” nei confronti di Renzi: citando esplicitamente l’esempio di Scalfari ma non quello di De Bortoli.

Dunque [l’Italia ha] crepe da tutte le parti, non un singolo grande ostacolo su cui concentrare le scarse risorse di cui disponiamo, ma numerose inefficienze e ingiustizie (le due vanno spesso insieme) da affrontare con un doloroso bisturi, e non con una semplice sciabolata. Inefficienze e ingiustizie nel settore pubblico e privato: nel regime fiscale, nella scuola, nella giustizia, in quasi tutti i comparti della pubblica amministrazione, nella legislazione sul lavoro e sul welfare , nelle imprese e nel sistema finanziario, nel Mezzogiorno — e sarebbe impietoso continuare — tutte dovute all’assenza di un progetto di futuro che avrebbe consentito un lavoro continuo di manutenzione, di indirizzo e investimento. Ora la manutenzione ordinaria si è trasformata in straordinaria, di grasso che cola ce n’è poco, e il bisturi ancor più doloroso. E soprattutto i tempi in cui le riforme manifesteranno i loro effetti benefici saranno molto lunghi se l’austerità europea non viene rapidamente rovesciata, il che è improbabile: gli effetti di quarant’anni di vista corta, avrebbe detto Tommaso Padoa-Schioppa, non si cancellano in un breve periodo. La difficoltà nel far passare le riforme, la lentezza dei loro tempi, l’impossibilità di presentare risultati tangibili subito, sono una dannazione per un politico che voglia mantenere un continuo consenso elettorale, inducendolo a strafare con presenzialismo mediatico e annunci. Uno strafare che spesso dà fastidio anche a me.
Questa è la situazione in cui si trova Renzi e, se non mi sorprende la reazione dei rottamati, degli spodestati, degli aggrediti — ex leader, sindacati, mandarini di Stato, giudici, settori dell’imprenditoria — un poco mi meraviglia lo scarso sostegno dei principali organi d’opinione.

(leggi per intero sul sito del Corriere della Sera)

– Luca Sofri: Il suono comune degli editoriali illustri contro Renzi