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  • Martedì 23 settembre 2014

Gli Stati Uniti hanno attaccato l’IS in Siria

Con la collaborazione, sembra, di alcuni paesi arabi: è la prima operazione militare diretta americana in territorio siriano dall'inizio della guerra civile

FILE - In this undated file photo posted on Monday, June 30, 2014 by the Raqqa Media Center of the Islamic State group, a militant extremist group, which has been verified and is consistent with other AP reporting, fighters from extremist Islamic State group parade in Raqqa, Syria. In staging airstrikes against Islamic State extremists in Syria, the U.S. may find itself in a confounding morass teeming with jihadis, rebel rivalries and sectarian hatred. (AP Photo/Raqqa Media Center of the Islamic State group, File)
FILE - In this undated file photo posted on Monday, June 30, 2014 by the Raqqa Media Center of the Islamic State group, a militant extremist group, which has been verified and is consistent with other AP reporting, fighters from extremist Islamic State group parade in Raqqa, Syria. In staging airstrikes against Islamic State extremists in Syria, the U.S. may find itself in a confounding morass teeming with jihadis, rebel rivalries and sectarian hatred. (AP Photo/Raqqa Media Center of the Islamic State group, File)

Nella notte tra lunedì 22 e martedì 23 settembre gli Stati Uniti e alcuni suoi alleati hanno compiuto i primi attacchi aerei contro lo Stato Islamico (IS) in Siria. Gli obiettivi più colpiti sono state alcune zone di confine tra Iraq e Siria, da diversi mesi sotto il controllo dell’IS, e la città siriana di Raqqa, considerata la capitale del Califfato islamico. È la prima volta dall’inizio della guerra civile siriana che gli Stati Uniti intervengono direttamente in Siria: gli attacchi aerei, scrive Reuters, «aprono un nuovo e più complicato fronte nella battaglia contro i miliziani» dell’IS, che finora erano stati colpiti solo in territorio iracheno. Al contrario del governo dell’Iraq, che ha ripetutamente chiesto aiuto agli americani, gli attacchi sono avvenuti senza il consenso del governo siriano – di cui gli Stati Uniti chiedono da anni le dimissioni – ma lo stesso governo siriano è stato informato prima dell’inizio degli attacchi. Hanno partecipato agli attacchi anche Giordania, Arabia Saudita, Bahrein, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, ha detto Barack Obama, e questo dimostra che non si tratta «solamente di una battaglia dell’America».

 

Il retroammiraglio John Kirby, portavoce del dipartimento della Difesa, ha confermato alla stampa l’inizio dell’operazione: «Posso confermare che l’esercito americano e le nazioni alleate stanno compiendo un’azione militare contro i terroristi dell’ISIL [ISIL è la sigla che l’amministrazione americana usa quando parla dell’IS, ndr] usando caccia e missili Tomahawk Land Attack». Kirby ha detto che per il momento non verranno diffusi altri dettagli sull’operazione che, secondo alcune fonti anonime della difesa USA citate dal Washington Post, prevede di colpire 20 diversi obiettivi: edifici occupati dai leader dell’IS, centri di formazione, arsenali. L’amministrazione americana non ha ancora specificato quali siano le basi militari di appoggio che hanno utilizzato per condurre gli attacchi né quali siano gli alleati che hanno partecipato.

BBC dice che il contributo dei paesi arabi è solo simbolico, mentre un funzionario della difesa USA citato dal Washington Post ha dichiarato che questi paesi stanno «partecipando a pieno titolo» e che sta però a loro divulgare notizie sul ruolo svolto. Un secondo funzionario ha poi precisato che il Qatar ha inviato aerei militari di supporto, ma che non ha effettuato alcun attacco. L’operazione militare è stata decisa poche ore prima dell’inizio dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

Gli attacchi aerei non hanno colpito solo lo Stato Islamico: funzionari del dipartimento della Difesa hanno confermato che tra gli obiettivi c’è stato anche il gruppo Khorasan, affiliato di al Qaida in Siria, che da diverse settimane sembra essere considerato dall’amministrazione americana una minaccia alla sicurezza nazionale ancora più grande rispetto all’IS. Il gruppo Khorasan è stato colpito negli attacchi attorno ad Aleppo. Se l’obiettivo primario dell’IS è stabilire un Califfato Islamico tra Siria e Iraq, quello del gruppo Khorasan sembra essere compiere degli attentati contro Stati Uniti ed Europa, anche con piani di attacchi che prevedono l’uso di aerei civili. Il gruppo Khorasan è alleato nella guerra siriana con il Fronte al Nusra – fino a poco tempo fa considerato l’unico rappresentante di al Qaida in Siria – ed è guidato da Muhsin al Fadhli, un veterano di al Qaida con forti legami con la leadership del gruppo in Pakistan.

Quello delle ultime ore è uno sviluppo del tutto particolare nella politica delle alleanze in Medio Oriente: è infatti un raro esempio di collaborazione tra l’Iraq – paese con un governo sciita alleato degli Stati Uniti, e da mesi impegnato nella battaglia contro l’IS – e i suoi vicini arabi sunniti, tradizionalmente ostili ai governi sciiti. Si tratta anche di un’azione militare prodotto di una vasta cooperazione internazionale: la scorsa settimana anche la Francia aveva compiuto degli attacchi aerei contro l’IS – solo in territorio iracheno però: il governo francese aveva detto che non avrebbe partecipato ad azioni militari aeree in Siria – mentre due settimane fa il governo saudita aveva dato la sua disponibilità ad ospitare sul suo territorio i centri di addestramento dei ribelli moderati siriani previsti dal piano di Obama contro l’IS.

Gli attacchi aerei di questa notte sono un cambiamento molto importante nella guerra del presidente Obama contro lo Stato Islamico, che finora aveva colpito solo le postazioni dei miliziani dell’IS in Iraq. Due settimane fa Obama aveva annunciato di avere autorizzato l’espansione della campagna militare contro l’IS anche in Siria: la decisione era arrivata senza passare per il Congresso, provocando una serie di discussioni molto accese riguardo la possibilità che il maggiore coinvolgimento militare americano in Medio Oriente potesse portare a un ritorno delle truppe di terra nell’area (ipotesi comunque finora esclusa da Obama). L’operazione cominciata questa notte, ha fatto sapere l’amministrazione, ha lo scopo di “indebolire e alla fine distruggere” lo Stato Islamico: i bombardamenti sulla Siria sono funzionali al raggiungimento di questo obiettivo, cioè vogliono colpire la forte presenza che l’IS ha costruito negli ultimi mesi in alcune città siriane, tra cui Raqqa.

L’amministrazione Obama ha detto più volte che non avrebbe collaborato con Assad in alcun modo, anche se le due parti ora condividono un nemico comune. Non è comunque ancora chiaro come le forze armate di Assad avrebbero risposto alle intrusioni non autorizzate nello spazio aereo siriano da parte di aerei da guerra statunitensi. Non sono ancora chiari gli obiettivi di breve periodo degli attacchi aerei di questa notte in Siria. Scrivono Helene Cooper e Eric Schmitt sul New York Times:

«Mentre alcuni dei gruppi di opposizione siriani che combattono lo Stato Islamico potrebbero essere in grado di prendere il controllo di alcune aree bombardate, i funzionari dell’amministrazione hanno fatto sapere lunedì che ci sono diversi dubbi sul fatto che l’Esercito Libero Siriano – il gruppo che raccoglie i consensi maggiori negli Stati Uniti – sia in grado di prendere il controllo di ampie zone del territorio dell’IS, almeno non fino a quando riceverà un certo tipo addestramento, che verrà messo in atto nel corso del prossimo anno».