La mappa dei suicidi nel mondo

Secondo i dati forniti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, muoiono in questo modo più di 800 mila persone all'anno

Mercoledì 10 settembre è stata la Giornata mondiale di prevenzione dei suicidi, un evento organizzato dall’Associazione Internazionale di Prevenzione dei Suicidi (IASP). Il gruppo – impegnato nella sensibilizzazione e informazione riguardo questi temi – lavora in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che nelle settimane scorse ha diffuso una serie di analisi e mappe che mostrano il tasso di suicidi nel mondo secondo i dati disponibili più recenti, relativi al 2012. Ogni anno nel mondo circa 804 mila persone muoiono suicidandosi – una ogni quaranta secondi –, e molte di più sono quelle che tentano il suicidio: i suicidi si verificano a qualsiasi età, ma nel 2012, in particolare, sono stati la seconda causa di morte tra le persone di età compresa tra i 15 e i 29 anni.

La prima mappa mostra, in ogni paese, il numero di suicidi per ogni 100 mila abitanti, sia uomini sia donne: la media globale è di 11,4 suicidi all’anno ogni 100 mila abitanti.

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Il numero di suicidi nel mondo

La seconda mappa mostra il rapporto tra i suicidi compiuti dagli uomini e i suicidi compiuti dalle donne, in tutto il mondo, paese per paese. La media globale, ogni 100 mila abitanti, è di 15 suicidi compiuti da uomini e di 8 suicidi compiuti da donne: il rapporto medio globale è di 1,9.

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Il numero di suicidi nel mondo

Dall’analisi dei dati disponibili emerge che il paese con il minor numero di suicidi al mondo è l’Arabia Saudita (0,4), seguita da Siria (0.4), Kuwait (0.9), Libano (0,9), Oman (1) e Giamaica (1.2); poi c’è l’Iraq (1.7), dove però è più elevato il tasso di suicidi compiuti da donne, contrariamente alla tendenza globale. I paesi con il tasso più elevato di suicidi sono invece Guyana (44,2), Corea del Nord (38,5), Corea del Sud (28,9), Sri Lanka (28,8), Lituania (28,2), Suriname (27,8) e Mozambico (27,4), seguiti da Nepal (24,9) e Tanzania (24,9).

In Europa i paesi con il minor numero di suicidi sono Azerbaijan (1,7), Armenia (2,9), Georgia (3,2), Grecia (3,8), Tagikistan (4,2), Cipro (4,7), Italia (4,7) e Spagna (5,1). Quelli con il numero più elevato sono Lituania (28,2), Kazakistan (23,8), Turkmenistan (19,6), Ungheria (19,1) e Bielorussia (18,3). I paesi col più elevato numero di suicidi al mondo, tra le donne, sono Corea del Nord, Guyana, Mozambico e Nepal; tra gli uomini sono Guyana, Lituania, Sri Lanka e Corea del Nord.

Un articolo sull’Economist – che ritiene in parte inaffidabili le statistiche sui suicidi, perché “molti, per ragioni culturali e religiose, non vengono registrati” – riporta alcune informazioni riguardo il caso particolare della Guyana, il paese che – oltre ogni ragionevole dubbio – ha di gran lunga il più elevato numero di suicidi all’anno ogni 100 mila abitanti (44, ). Il normale rapporto tra suicidi compiuti dagli uomini e quelli compiuti dalle donne – mediamente di circa 1,9 – nel caso della Guayana è sbilanciato in modo ancora più marcato a favore dei suicidi compiuti da uomini. Molti di loro, scrive l’Economist, assumono volontariamente erbicidi, che causano una morte piuttosto lenta e dolorosa; vivono in aree rurali; e sono prevalentemente uomini di mezza età e anziani. È vero che le condizioni economiche della Guyana non sono buone, premette l’Economist, ma c’è chi sta messo molto peggio senza tuttavia presentare dati statistici sui suicidi lontanamente paragonabili a quelli della Guyana.

Lo psichiatra Gerard Hutchinson – a capo del dipartimento di Scienze mediche e cliniche all’Università delle Indie Occidentali, a St. Augustine, in Trinidad e Tobago – sostiene che anche alcuni fattori chimico-ambientali possano in una qualche misura condizionare il dato statistico. Molti agricoltori e contadini guianesi potrebbero fare un uso eccessivo di erbicidi e insetticidi a base di organofosfati, che secondo diversi studi scientifici internazionali possono portare a comportamenti suicidi impulsivi. Un altro fattore determinante potrebbe infine essere la scarsa assistenza fornita alle persone a rischio di suicidio.