• Cultura
  • Mercoledì 10 settembre 2014

I dandy del Congo

Un reportage fotografico sui sapeur, che dai tempi del colonialismo francese si vestono elegantissimi per affermare la propria identità

I Sapeurs hanno imparato l’eleganza dagli europei che abitavano il loro paese, ma l’hanno resa un loro simbolo di identità e libertà, 

accogliendone ogni singolo dettaglio di stile
I Sapeurs hanno imparato l’eleganza dagli europei che abitavano il loro paese, ma l’hanno resa un loro simbolo di identità e libertà, accogliendone ogni singolo dettaglio di stile

La fotografa Gloria Denti ha realizzato un reportage dedicato ai sapeur congolesi, gli esponenti della Société des Ambianceurs et des Personnes Élégantes: la società delle persone eleganti e di quelli che “sanno creare l’atmosfera”, come si definiscono. Si tratta di un movimento nato in Congo durante il colonialismo francese dell’Ottocento e che si affermò in particolare a Brazzaville, nell’attuale Repubblica del Congo, negli anni Venti del Novecento, quando soprattutto i giovani restarono affascinati dal modo di vestire elegante e raffinato dei francesi. Molti iniziarono a imitarli: spesso chi lavorava per loro riceveva come paga o in regalo i vestiti usati, mentre altri si trasferivano in Francia e ritornavano indossando abiti alla moda.

Il movimento è cambiato col passare del tempo: dopo l’indipendenza i sapeur hanno sviluppato uno stile emancipandosi dal modello francese e poi rinnovandolo nuovamente con il ritorno in patria degli immigrati in Europa. La Sape era diffusa anche nel vicino Zaire, l’attuale Repubblica democratica del Congo, ma ai tempi della dittatura di Mobutu, in particolare tra il 1972 e il 1990, tutti gli abiti occidentali vennero vietati come parte del programma di zairizzazione, che puntava a cancellare il passato e il retaggio coloniale. Gli uomini non potevano più portare completi, papillon, e camicie vistose ma dovevano indossare l’abacost, una sorta di tunica ispirata a quella di Mao Tse-tung, talvolta accompagnata da una cravatta. Negli anni Novanta il divieto venne tolto e soltanto i sostenitori di Mobutu continuarono a indossare l’abacost, mentre il movimento dei sapeur riprese vita, diventando una forma di protesta pacifica, e di affermazione della propria identità.

Nella maggior parte dei casi i sapeur non sono persone ricche ma elettricisti, tassisti, muratori, rappresentanti di piccole boutique. In un paese molto povero rinunciano a comprare una casa o un’auto, o a risparmiare per l’istruzione dei figli, per vestirsi in modo raffinato ed elegante. Non si tratta però soltanto di un vezzo estetico: in un sistema dove il benessere e l’ascesa sociale sono molto difficili, vestirsi da impeccabili gentleman è un modo, spesso tramandato da padre in figlio, per essere liberi, affermare se stessi e sentirsi davvero gli uomini che si vorrebbe essere e che difficilmente si potrà diventare. Inoltre essere un sapeur non si riduce a indossare abiti di marca abbinati con cura, ma anche avere un portamento elegante, parlare in modo raffinato, comportarsi con stile.

Gloria Denti è nata a Catania nel 1982. Vive a Roma, dove ha studiato all’università e ora lavora e prosegue gli studi di fotografia. Gli altri suoi progetti si possono seguire sulla sua pagina Facebook.