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  • Mercoledì 27 agosto 2014

L’incidente al poligono di tiro in Arizona

Una bambina di nove anni ha ucciso il suo insegnante di tiro provando un'arma automatica: torna l'annosa (e sterile) discussione sulle armi negli Stati Uniti

370534 05: A student practices, January 23, 2000, at a shooting range during the Covert Ops training course in Tucson, AZ. For $3,700 anyone can live the life as a secret agent at the world's only spy training facility open to the paying public. The three day training includes fighting terrorists, rescuing hostages, evading a car ambush, leading midnight raids, learning combat pistol shooting and self defense. (Photo by Dan Callister/Online USA)
370534 05: A student practices, January 23, 2000, at a shooting range during the Covert Ops training course in Tucson, AZ. For $3,700 anyone can live the life as a secret agent at the world's only spy training facility open to the paying public. The three day training includes fighting terrorists, rescuing hostages, evading a car ambush, leading midnight raids, learning combat pistol shooting and self defense. (Photo by Dan Callister/Online USA)

Lunedì mattina, in Arizona, una bambina di nove anni ha ucciso il suo insegnante di tiro durante un’esercitazione con un’arma automatica. La bambina stava provando a sparare alcuni colpi con un Uzi sotto la supervisione del suo insegnante, il 39enne Charles Vacca. Dopo aver fatto sparare alla bambina alcuni colpi “singoli”, Vacca ha impostato l’arma in modalità automatica: la bambina tuttavia non è riuscita a controllare il rinculo del mitragliatore, ne ha perso il controllo, e ha sparato alcuni colpi al suo insegnante che si trovava accanto a lei. Vacca è stato colpito alla testa ed è morto successivamente per le ferite riportate. Un video girato dai genitori della bambina e pubblicato su YouTube mostra i secondi appena precedenti all’incidente:

Sam Scarmardo, il responsabile del poligono di tiro, ha spiegato che le regole interne del poligono, riflettendo le leggi dello stato, permettono a bambini di età superiore a 8 anni di sparare se accompagnati da un adulto e ha detto che Vacca, un veterano dell’esercito, aveva lavorato per due anni come istruttore al poligono e che non si erano verificati incidenti in precedenza.

Al di là del caso terribile di per sé, dell’incidente si sta parlando molto in relazione all’annosa questione della dimestichezza degli americani con le armi, sopratutto con quelle automatiche di origine militare: che porta molti adulti ad abituare all’uso di armi bambini anche molto piccoli. L’Uzi, l’arma che ha ucciso Vacca, è una pistola mitragliatrice progettata dall’esercito israeliano e ora è in dotazione a diversi eserciti tra cui quello italiano e statunitense. Spiega il New York Times che l’Uzi è considerata un’arma particolarmente pericolosa per la sua leggerezza, le piccole dimensioni e la potenza, che rendono il controllo del rinculo difficoltoso anche per gli adulti.

Dell’opportunità di lasciare che bambini maneggino armi da fuoco ha scritto il Washington Post, spiegando che sebbene la legge federale negli Stati Uniti proibisca a minori di 18 anni di possedere pistole e armi a canna corta, non ci sono normative precise per le armi a canna lunga e ogni stato ha regole diverse. In 20 stati e nel District of Columbia – l’area amministrativa dove si trova la città di Washington – regole locali impongono limitazione d’età al possesso di armi a canna corta, ma negli altri 30 stati è tecnicamente possibile per un bambino possedere (ma non acquistare senza il consenso di un adulto) armi da fuoco a canna lunga. Alcuni modelli di Uzi sono classificati armi a canna lunga.

Daniel Webster, direttore del centro studi sulle politiche per le armi da fuoco della Johns Hopkins University, ha spiegato che oltre alle questioni legali ci sono altri aspetti che dovrebbero essere presi in considerazione quando si parla di armi e bambini, come i limiti fisici e quelli cognitivi che rendono più difficile per un bambino maneggiare un’arma: «Una visione molto comune tra i genitori che possiedono armi è che la questione della sicurezza delle pistole si esaurisca nell’insegnare ai bambini certe regole. Quello su cui non si riflette sono le questioni di sviluppo cognitivo e le abilità fisiche dei bambini che permettono di rispettare, in pratica, le regole. Queste cose mi sono sembrate ovvie quando ho visto questa bambina di nove anni che teneva in mano un’arma incredibilmente potente come un Uzi. Non capisco come sia possibile che così tante persone si siano stupite del fatto che non sia riuscita a controllarne il rinculo».

Foto: Dan Callister (Getty Images)