I tre paesi più vecchi del mondo

Sono Italia, Germania e Giappone, per quantità di ultra65enni: ma ne stanno arrivando altri dieci, spiega un rapporto di Moody's

BERLIN - NOVEMBER 9: An elderly man looks at an original portion of the Berlin Wall at a monument November 9, 2004 in Berlin, Germany, on the 15th anniversary of the demolition of the Wall. The Berlin Wall, built in 1961 under orders from former Soviet leader Nikita Khruschev, was meant to prevent East Germans from fleeing the communist East half of the city to the capitalist West. (Photo by Sean Gallup/Getty Images)
BERLIN - NOVEMBER 9: An elderly man looks at an original portion of the Berlin Wall at a monument November 9, 2004 in Berlin, Germany, on the 15th anniversary of the demolition of the Wall. The Berlin Wall, built in 1961 under orders from former Soviet leader Nikita Khruschev, was meant to prevent East Germans from fleeing the communist East half of the city to the capitalist West. (Photo by Sean Gallup/Getty Images)

L’agenzia statunitense di rating e ricerche finanziarie Moody’s ha pubblicato un rapporto sull’invecchiamento della popolazione mondiale nel quale si sancisce che l’età media si sta alzando in molti paesi del mondo a ritmi sempre più sostenuti, con conseguenze poco positive per l’economia nei prossimi anni. A oggi le nazioni “super-anziane”, come vengono definiti nel rapporto gli stati con più del 20 per cento della popolazione sopra i 65 anni, sono Germania, Italia e Giappone. A questi tre paesi (gli stessi dell’Asse che perse la Seconda guerra mondiale, anche se le cose non sembrano in relazione) entro il 2020 se ne aggiungeranno altri 10. E nel 2030 i paesi con un quinto della popolazione anziana saranno almeno 34, dice Moody’s.

La Grecia e la Finlandia saranno le prime ad aggiungersi a Italia, Germania e Giappone nel 2015. Altri otto paesi, compresi Svezia e Francia, faranno parte del gruppo entro il 2020. Poi arriveranno il Canada, la Spagna e il Regno Unito entro il 2025 e infine cinque anni dopo toccherà agli Stati Uniti, alla Corea del Sud e a Singapore. Il fenomeno non riguarda quindi esclusivamente paesi dell’Occidente, ma anche le economie più avanzate dell’Asia.

Il ritmo di invecchiamento in Italia, scrivono gli analisti di Moody’s, continuerà a essere sostenuto nei prossimi anni. Si passerà dal 21,7 per cento della popolazione con più di 65 anni nel 2015 al 22,8 per cento nel 2020. Cinque anni dopo è previsto un tasso del 24,4 per cento, che diventerà del 26,8 per cento nel 2030: circa 6 punti percentuali in più di quanto previsto per lo stesso anno negli Stati Uniti.

L’invecchiamento della popolazione ha a sua volta conseguenze sull’economia dei paesi in cui il fenomeno è più marcato. Un maggior numero di persone anziane significa meno persone che lavorano e più persone cui pagare le pensioni, le cure sanitarie e l’assistenza di vario tipo. Secondo gli analisti di Moody’s, i paesi “super-anziani” saranno svantaggiati per quanto riguarda la crescita economica, se non adotteranno misure adeguate per controbilanciare. Tra le soluzioni proposte, e da tempo dibattute dagli economisti, c’è quella di favorire l’immigrazione da paesi economicamente più svantaggiati nei quali l’età media è più bassa. Le nazioni che stanno invecchiando di più dovrebbero inoltre investire maggiori quantità di denaro nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, utili per rendere più produttivi i lavoratori.

A queste soluzioni possono essere affiancati altri sistemi, soprattutto per il breve-medio periodo, con i quali in Italia e in altri paesi europei ci siamo già dovuti confrontare in questi anni di crisi economica. Tra i tanti, il principale resta quello dell’innalzamento dell’età per andare in pensione, in modo da ridurre l’impatto sulle finanze pubbliche del pagamento delle pensioni.