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  • Giovedì 21 agosto 2014

La Liberia ha messo una baraccopoli in quarantena

A West Point ci sono 75.000 persone e il centro per malati di ebola attaccato la scorsa settimana: ci sono stati scontri tra abitanti e polizia

Un soldato insegue un abitante di West Point, durante un'operazione per imporre la quarantena nel quatiere, 19 agosto 2014 
(John Moore/Getty Images)
Un soldato insegue un abitante di West Point, durante un'operazione per imporre la quarantena nel quatiere, 19 agosto 2014 (John Moore/Getty Images)

Mercoledì West Point, un’enorme baraccopoli di circa 50-75 mila abitanti nella periferia di Monrovia, capitale della Liberia, è stata messa in quarantena dalle forze dell’ordine per decisione del presidente liberiano Ellen Johnson Sirleaf. La decisione è stata presa per contenere il contagio dell’ebola, dopo che il 16 agosto scorso un gruppo di ragazzi aveva fatto irruzione nel centro di isolamento per malati di ebola di West Point, facendo scappare i 37 pazienti ospitati e rubando materassi e altri oggetti intrisi di liquido dei malati, potenzialmente contagiosi. I ragazzi, insieme a molti abitanti di West Point, erano convinti che l’ebola non esistesse e che fosse una montatura del governo o delle potenze occidentali per opprimerli.

L’operazione si è conclusa con gli scontri tra le forze di sicurezza e gli abitanti di West Point: i soldati hanno costruito barricate di legno e filo spinato per impedire alle persone di allontanarsi, e hanno sparato in aria per disperdere la folla che protestava e lanciava sassi. Un ragazzino di 15 anni è stato ferito alla gamba, probabilmente colpito da un proiettile sparato dagli agenti. È stato impedito l’accesso anche al lungomare che circonda la baraccopoli, utilizzato dagli abitanti come latrina – i bagni pubblici sono quasi inesistenti – oltre che per pescare e come fonte di acqua potabile.

Il presidente Sirleaf ha ordinato la quarantena anche della baraccopoli di Dolo Towno, circa 50 chilometri a sud della capitale, ha dichiarato il coprifuoco in tutta la nazione dalle 21 alle 6 di mattina, e ordinato di chiudere a tempo indefinito i luoghi ricreativi. Ha spiegato le restrizioni dicendo: «Non siamo stati in grado di controllare il diffondersi della malattia a causa dell’atteggiamento negazionista e alle pratiche diffuse di sepoltura, nonostante i consigli degli operatori sanitari e gli avvisi del governo. È diventato quindi necessario imporre nuove sanzioni. Se facciamo tutti la nostra parte possiamo sconfiggere la malattia». Nel frattempo le autorità sanitarie hanno detto che tutti i 37 pazienti scappati dal centro di West Point sono stati ritrovati, ma non è chiaro quante altre persone siano state contagiate in seguito al saccheggio e alla fuga dal centro. In Liberia sono già morte almeno 576 persone, più che in qualsiasi altro paese colpito dalla peggiore epidemia di ebola della storia. Secondo l’OMS, da marzo scorso sono morte almeno 1.350 persone e la malattia continua a diffondersi.