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  • Mercoledì 20 agosto 2014

Alaa Abdel Fattah è in sciopero della fame

Il popolare blogger e rivoluzionario egiziano è in carcere da novembre con accuse pretestuose: «Non reciterò più il ruolo che hanno deciso per me»

Prominent Egyptian activist Alaa Abdel Fattah stands behind bars as he is tried at the court in Cairo on August 6, 2014. Abdel Fattah and 24 other defendants are accused of illegally holding a protest and of assaulting a police officer during a demonstration outside the Shura council last November in objection to the military trials of civilians. AFP PHOTO/MOHAMED EL-SHAHED (Photo credit should read MOHAMED EL-SHAHED/AFP/Getty Images)
Prominent Egyptian activist Alaa Abdel Fattah stands behind bars as he is tried at the court in Cairo on August 6, 2014. Abdel Fattah and 24 other defendants are accused of illegally holding a protest and of assaulting a police officer during a demonstration outside the Shura council last November in objection to the military trials of civilians. AFP PHOTO/MOHAMED EL-SHAHED (Photo credit should read MOHAMED EL-SHAHED/AFP/Getty Images)

Da lunedì 18 agosto Alaa Abdel Fattah – uno dei più famosi blogger e rivoluzionari egiziani in carcere dal novembre scorso per aver partecipato a una manifestazione non autorizzata – ha iniziato uno sciopero della fame che porterà avanti fino a quando «non tornerà ad essere libero». L’annuncio è stato fatto con un comunicato dalla famiglia di Fattah.

«Alaa è in prigione per la terza volta dall’inizio della rivoluzione del gennaio 2011. Ogni volta le autorità – a seconda di quali fossero – lo hanno accusato di crimini ridicoli e pretestuosi. Questo gli è costato molto: le autorità gli hanno impedito di stare con la moglie alla nascita del loro primo figlio, lo hanno separato dalla sua famiglia, hanno ostacolato la sua carriera professionale in una società di software. Poi hanno imprigionato la sua sorella più giovane, Sanaa, perché ha chiesto – in una marcia il 22 luglio – la sua libertà e la libertà di tutti coloro che erano detenuti ingiustamente. E ora, infine, hanno fatto qualcosa che non ha potuto sopportare: gli hanno impedito di stare a fianco del padre per sostenerlo mentre veniva portato in sala operatoria per un’operazione a cuore aperto, e gli hanno impedito di fargli visita fino a quando il padre è entrato in coma».

La famiglia di Fattah ha spiegato che l’uomo ha avuto il permesso dalle autorità carcerarie di fare visita al padre la mattina di domenica 17 agosto. Il padre si trovava già ricoverato nell’unità di terapia intensiva dell’ospedale di Qasr el-Aini, al Cairo, non più cosciente. Tre giorni prima, quando la famiglia di Fattah era andata a trovare il blogger in prigione, il padre stava abbastanza bene, ma da quel momento e dopo l’aggravarsi della situazione non era più riuscita ad avere contatti con lui per aggiornarlo sulla situazione. Nel comunicato della famiglia, ad Alaa è attribuito questo virgolettato: «Non reciterò più il ruolo che hanno deciso per me».

Alaa Abdel Fattah ha 30 anni, è un blogger – ha co-fondato una popolare piattaforma di aggregazione di blog egiziani – e un attivista politico a favore della democrazia: un oppositore del governo di al-Sisi e dell’esercito ma anche dei Fratelli Musulmani. È cresciuto in una famiglia con una lunga storia di militanza politica. Suo padre, Ahmed Seif El-Islam Hamed, è un noto avvocato e attivista per i diritti umani arrestato nel 1980 e imprigionato per cinque anni dal regime. La zia è Ahdaf Soueif, scrittrice di fama internazionale e commentatrice politica del Guardian. Sua sorella, Mona Seif, è tra le fondatrici del movimento egiziano «No ai processi militari per i civili». Abdel Fattah era già stato arrestato il 30 ottobre 2011, con l’accusa di avere incitato alla violenza contro i soldati egiziani dopo la repressione della protesta dei cristiani copti, avvenuta il 9 ottobre dello stesso anno, in cui morirono 27 persone.

L’arresto di Abdul Fattah non è un episodio isolato. Negli ultimi anni – dopo la deposizione del presidente Mohamed Morsi in un colpo di stato guidato dall’attuale presidente egiziano ed ex generale Fattah Abdul al-Sisi – la repressione contro gli oppositori politici, soprattutto i Fratelli Musulmani, è stata durissima. Nei mesi successivi al colpo di stato circa 1.500 sostenitori di Morsi e simpatizzanti dei Fratelli Musulmani sono stati uccisi in una serie di scontri con la polizia e con l’esercito, mentre 15mila persone sono state arrestate. Dopo le ultime modifiche alla legge nazionale, in Egitto i Fratelli Musulmani sono un’organizzazione illegale. Diversi giornalisti anti-regime sono stati inoltre arrestati e condannati a diversi anni di carcere con l’accusa di “incitamento alla violenza”.