• Mondo
  • Martedì 19 agosto 2014

Ancora scontri a Ferguson

È intervenuta la Guardia Nazionale e il coprifuoco è stato revocato, ma dopo l'inizio pacifico delle manifestazioni le cose sono degenerate di nuovo

A man is detained after a standoff between protesters and police Monday, Aug. 18, 2014, during a protest for Michael Brown, who was killed by a police officer Aug. 9 in Ferguson, Mo. Brown's shooting has sparked more than a week of protests, riots and looting in the St. Louis suburb. (AP Photo/Charlie Riedel)
A man is detained after a standoff between protesters and police Monday, Aug. 18, 2014, during a protest for Michael Brown, who was killed by a police officer Aug. 9 in Ferguson, Mo. Brown's shooting has sparked more than a week of protests, riots and looting in the St. Louis suburb. (AP Photo/Charlie Riedel)

Sono in corso altre ore complicate a Ferguson, in Missouri, a causa delle rivolte iniziate dopo che lo scorso 9 agosto un diciottenne nero disarmato, Michael Brown, è stato ucciso da un agente della polizia in circostanze ancora poco chiare.

Le prime manifestazioni di ieri, lunedì 18 agosto, erano iniziate in modo pacifico, dopo che il governatore del Missouri aveva deciso di inviare la Guardia Nazionale (una forza militare composta da riservisti) e dopo che aveva deciso di revocare il coprifuoco imposto nelle due notti precedenti. Dopo alcune ore, intorno alle 22 ora locale, alcuni manifestanti hanno lanciato pietre e bottiglie contro la polizia in tenuta antisommossa; sono anche stati sparati dei colpi di pistola ma non da parte della polizia, come ha spiegato durante una conferenza stampa il capitano Ronald Johnson, capo delle forze dell’ordine. Gli agenti hanno risposto inviando tra la folla mezzi blindati e facendo un uso massiccio di gas lacrimogeni. Sono state arrestate trentuno persone – alcune delle quali provenienti da New York e dalla California – due manifestanti sono stati trasportati in ospedale, quattro agenti sono rimasti feriti e sono state sequestrate delle molotov e due pistole.

 

Tra le persone fermate ci sarebbero anche Ryan Devereaux, giornalista del sito online Intercept, e un giornalista di origine tedesca: secondo alcuni testimoni entrambi sono stati ammanettati e caricati su un camion, ma non si conosce il motivo dell’arresto o dell’accusa a loro carico. Durante la sua conferenza stampa, il capitano Ronald Johnson ha detto che le 31 persone arrestate erano «tutti elementi criminali», ma quando gli è stato chiesto se tra loro ci fosse qualcuno che in quel momento stava semplicemente svolgendo il suo lavoro lui si è corretto dicendo che «nel caos delle proteste» gli ufficiali non possono essere immediatamente in grado di distinguere tra giornalisti e manifestanti, e che quindi «sì, potrebbe essere che alcuni giornalisti siano stati presi in custodia». Nel tardo pomeriggio di ieri la polizia aveva arrestato anche un fotografo di Getty Images, Scott Olson, che era stato rilasciato dopo alcune ore.

(Le foto di Scott Olson, arrestato a Ferguson)

Lunedì doveva essere anche il primo giorno di scuola per gli studenti locali, ma è stato deciso che le aule rimarranno chiuse fino al 25 agosto per consentire di ristabilire «la pace e la stabilità nella comunità». Nel frattempo Eric Holder – il procuratore generale degli Stati Uniti, più o meno il nostro ministro della Giustizia – ha avviato un’inchiesta indipendente sulla morte di Michael Brown, come ha spiegato il presidente Barack Obama. Lo stesso Obama ha precisato che l’impiego della Guardia Nazionale a Ferguson avrebbe dovuto essere limitato: «È chiaro che una piccola minoranza di persone sta causando disordini a Ferguson, ma il diritto di riunirsi e di parlare liberamente deve essere tutelato». Obama ha anche esortato i manifestanti a protestare pacificamente e ha condannato l’uso eccessivo della forza da parte della polizia. Secondo diversi osservatori, infatti, la rivolta sarebbe degenerata a causa dell’atteggiamento violento della polizia di Ferguson che nei primi giorni della protesta si era schierata pattugliando le strade con equipaggiamenti militari, fucili d’assalto e tiratori scelti sui tettucci di mezzi blindati. Questo avrebbe reso la polizia “ostile” a molti abitanti di Ferguson, quartiere abitato in larga maggioranza da afroamericani.

FERGUSON-DETAILS162.ita

Ieri, durante un’intervista a Good Morning America, programma della ABC, la madre di Michael Brown ha chiesto: «Arrestate il poliziotto che ha ammazzato mio figlio». Lunedì è stata anche la giornata in cui sono arrivati i risultati preliminari dell’autopsia effettuata su richiesta della famiglia su Michael Brown: risulta che il ragazzo è stato colpito da sei colpi di pistola, quattro nel braccio destro, uno sul viso all’altezza dell’occhio destro e uno nella parte superiore della testa. Tutti i colpi sono stati sparati frontalmente. L’agente che ha sparato a Michael Brown si chiama Darren Wilson.

Secondo la ricostruzione dei fatti più accreditata fin qui, Brown stava camminando con un amico in mezzo alla strada, tenendo in mano un pugno di sigarilli che aveva rubato poco prima in un negozio. L’agente Wilson li aveva fermati – non sapeva del furto – e li aveva invitati a camminare sul marciapiede. È cominciata a quel punto – ancora non si sa per certo come né perché — una rissa tra Brown e Wilson: nel giro di pochi minuti Wilson ha sparato sei volte a Brown, che era disarmato, e lo ha ucciso. Questa versione sarebbe però smentita da un video consegnato alla CNN da una testimone che ha filmato parte della scena, e che mostrerebbe il cadavere di Brown a terra. La donna che ha realizzato il video si chiama Piaget Crenshaw e ha spiegato: «Brown stava scappando. A un certo punto si è fermato e si è girato. In quel momento la polizia ha sparato».