Terry Gilliam ricorda Robin Williams

Il regista statunitense racconta una scena del film "La leggenda del re pescatore", una delle più belle e complicate che ha girato nella sua carriera

di Bilge Ebiri - Slate

Il regista Terry Gilliam, il cui nuovo film “The Zero Theorem” uscirà il 19 settembre negli Stati Uniti, ha raccontato in un articolo sulla rivista Vulture che uscirà nei prossimi giorni alcune delle scene più difficili che ha girato nella sua carriera. Una di queste scene fu girata per il film “La leggenda del re pescatore”, in cui Robin Williams recita il ruolo di un senzatetto la cui vita di professore universitario è stata distrutta dal trauma di aver assistito al brutale assassinio della moglie. L’interpretazione di Williams nel film è considerata tra le migliori e più difficili della sua carriera. Gilliam ha indicato una scena particolarmente difficile da girare e, oggi, a pochi giorni dalla morte di Williams, dolorosa anche da ricordare.

In questo estratto dalla lunga intervista che sarà pubblicata da Vulture, Gilliam parla delle difficoltà di filmare questa scena critica per la trama del film, nella quale il personaggio di Williams è in preda ai ricordi dell’ultima tragica notte trascorsa insieme a sua moglie, tormentato dal Cavaliere Rosso, una figura demoniaca (e molto nello stile di Gillian) che gli appare nei momenti di angoscia, un simbolo di follia e disperazione.

Questa scena non era difficile per via degli aspetti tecnici, ma era molto difficile dal punto di vista attoriale: Robin stava tirando fuori tutte le emozioni che aveva dentro. La cosa interessante di Robin in tutte queste scene era che voleva sempre rifare la scena un’altra volta: sentiva che aveva ancora più sofferenza e dolore da spremere dal personaggio. E a un certo punto ho dovuto davvero fermarlo. Ho dovuto dirgli: «Robin, qui hai raggiunto un punto molto oltre quello che ci aspettavamo. Abbiamo quello che ci serve. Ora ti stai soltanto facendo del male».

È successo un paio di volte mentre giravamo questa scena. Il momento più preoccupante per me è stato quello subito dopo l’inseguimento da parte del Cavaliere Rosso, quando il personaggio di Williams corre per le strade fino al fiume dove il ragazzo punk arriva e lo accoltella. Avevamo parecchio da girare quella notte, ma le cose stavano andando davvero lentamente. Improvvisamente ci rendemmo conto che avevamo soltanto un’ora prima che arrivasse l’alba.

Nell’ultimo ciak di quella notte c’era Robin che correva alla fine della scena, in uno stato isterico. Avevamo fatto così tardi che nel film si può intravedere l’alba che sorge sul fiume in lontananza. Robin era arrabbiatissimo perché era un momento cruciale e si sentiva come lo avessimo ingannato, impedendogli di tirare fuori il suo meglio per il personaggio. Robin era fisicamente molto molto forte. Quando entrava in questo stato di pazzia per la parte nessuno gli si poteva avvicinare. Il primo assistente, il capo degli stuntmen…nessuno gli voleva andare vicino. Erano terrorizzati.

Allora sono dovuto andare io da lui e dirgli: «Robin: quello che abbiamo girato è davvero buono. E se quando lo riguarderemo non ci piacerà ti prometto che lo gireremo di nuovo». Ho dovuto abbracciarlo e trattenerlo. Potevo sentire i suoi muscoli forti e tesi e ho pensato che avrebbe potuto facilmente staccarmi via la testa.

Ma questa era la cosa straordinaria di lui – come si dedicava completamente e persino di più in quello che doveva fare. Per questo penso che il suo personaggio nella “Leggenda del re pescatore” è uno dei più vicini a come era Robin davvero: la pazzia, i danni, il dolore, la dolcezza, la sfacciataggine. Penso che sia il ruolo che lo ha più portato vicino ai suoi limiti.

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