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  • Lunedì 11 agosto 2014

Tavecchio è il nuovo capo della FIGC

Dopo giorni di polemiche, il contestato presidente della Lega Nazionale Dilettanti è stato eletto a capo della Federazione Italiana Giuoco Calcio

(Daniele Leone / LaPresse)
(Daniele Leone / LaPresse)

Aggiornamento: Carlo Tavecchio è stato eletto presidente della FIGC al terzo scrutinio, con il 63,3 per cento dei voti; il suo sfidante, Demetrio Albertini, ha ottenuto il 33,9 per cento dei voti.

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Lunedì 11 agosto l’assemblea elettiva della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) si riunisce a Roma – all’Hotel Hilton di Fiumicino, a partire dalle 11:30 – per eleggere il nuovo presidente della FIGC, posto rimasto scoperto in seguito alle dimissioni di Giancarlo Abete dopo l’eliminazione della nazionale di calcio dal Mondiale in Brasile, lo scorso giugno. I due candidati su cui l’assemblea dovrà esprimere una preferenza sono il dimissionario vice presidente della FIGC – ed ex centrocampista del Milan e della nazionale – Demetrio Albertini, e il vice presidente vicario della FIGC e presidente della Lega Nazionale Dilettanti (LND) Carto Tavecchio. Tavecchio è il candidato favorito ma è al centro di numerose polemiche sia per la sua lunghissima anzianità negli organismi di governo del calcio italiano, che lo renderebbero inadeguato a gestirne una fase di cambiamento, sia per alcune sue frasi giudicati da molti come razziste.

L’assemblea è composta da delegati di tutte le leghe calcistiche italiane, dalla Serie A alla Lega Nazionale Dilettanti fino all’Associazione degli arbitri italiani: Carlo Tavecchio è il candidato che, stando alle previsioni, gode del sostegno più ampio tra le diverse leghe (è nel giro della LND da oltre 25 anni, e lui ne ha 71). Tuttavia alcune squadre di Serie A – il cui voto ponderato ha un peso maggiore rispetto a quello delle altre leghe – hanno fatto sapere che non voteranno per lui, mentre altre hanno ritirato il sostegno da loro manifestato prima delle polemiche sulle frasi razziste.

Chi partecipa all’assemblea
Dell’assemblea fanno parte 278 delegati, provenienti dalle diverse leghe o dalle associazioni sportive, che sono: Serie A (20 delegati), Serie B (21 delegati), Lega Pro (60 delegati), Lega Nazionale Dilettanti (90 delegati), Associazione Italiana Calciatori (52 delegati), Associazione Italiana Allenatori (26 delegati) e Associazione Italiana Arbitri (9 delegati). Nel caso delle leghe i delegati sono i rappresentanti di ciascuna squadra – i presidenti delle società di calcio, solitamente – mentre nel caso delle associazioni i delegati sono i membri eletti da ciascuna associazione secondo il proprio regolamento.

I voti sono ponderati, non sono tutti uguali: quelli dei delegati di Serie A hanno un peso nettamente maggiore (quasi tre volte tanto) rispetto a quelli dei delegati di Serie B, che hanno a loro volta un peso leggermente maggiore rispetto a quelli della Lega Pro, benché i delegati della Serie B siano meno numerosi. Quindi per calcolare le maggioranze, il totale dei voti non è 278 ma 516, un numero ottenuto tramite la ponderazione stabilita in base al numero dei delegati per ciascuna categoria e all’importanza conferita a ciascuna categoria (3,09 per la Serie A; 1,23 per la Serie B; 1,46 per la Lega Pro; 1,95 per la LND; 1,98 per i calciatori; 1,98 per gli allenatori; 1,15 per gli arbitri).

Come si voterà
Il nuovo presidente della FIGC sarà votato con scrutinio segreto e ciascun delegato può esprimere un solo voto (seconde le diverse ponderazioni). Perché l’assemblea elettiva sia considerata validamente costituita occorre che siano presenti delegati che rappresentino: almeno la metà più uno dei voti (295 voti), in prima convocazione (ore 11:30); almeno un terzo dei voti (172), in seconda convocazione (ore 12). Si chiude tutto al primo scrutinio, se il candidato ottiene almeno tre quarti dei voti, mentre al secondo scrutinio bastano due terzi dei voti. Nel terzo eventuale scrutinio – previsto intorno alle 18 – al candidato basta ottenere la maggioranza dei voti, per essere eletto presidente; e se neppure al terzo scrutinio, si va al ballottaggio, in cui vince chi ottiene la maggioranza assoluta dei voti dei 278 delegati.

Il presidente rimane in carica per quattro anni e può essere rieletto per un secondo mandato (è consentito anche un terzo mandato, se non consecutivo ai primi due). Nel primo Consiglio federale successivo alla sua elezione vengono eletti anche due vice-presidenti, che possono avere specifiche deleghe rilasciate dal presidente.

E chi vince, quindi?
Per diversi giorni, prima e anche dopo la polemica sulle frasi razziste di Tavecchio, i giornali avevano dato praticamente per certa la sua elezione, grazie al sostegno della maggior parte delle squadre di Serie A, Serie B, Lega Pro e LND, oltre che dell’associazione degli arbitri. Stanno invece con Albertini, stando a quanto si dice, i delegati dei calciatori e degli allenatori (in totale si stima che abbia il 30 per cento dei voti totali). Poi alcune squadre di Serie A – dopo il rifiuto di Juventus e Roma a sostenere la candidatura di Tavecchio – hanno ritirato il loro appoggio.

Diverse squadre di Serie A – Juventus, Roma, Torino, Sampdoria, Sassuolo, Empoli, Cagliari, Cesena e Fiorentina – nei giorni scorsi avevano manifestato in un documento congiunto la loro intenzione di non sostenere nessuno dei due candidati, ritenendo che “per varare le riforme necessarie e urgenti al rilancio del calcio italiano, il candidato presidente debba ottenere un consenso molto largo, che allo stato nessuna delle due candidature raccoglie”. Avevano quindi chiesto il ritiro della candidatura sia a Tavecchio che ad Albertini, ma nessuno dei due ha accettato di ritirarla: a quel punto il Cesena si è sfilato dal gruppo delle nove squadre, dichiarando che “procederà a votare seguendo la decisione presa a larga maggioranza nell’ultima assemblea di Lega Serie A” (e cioè voterà per Tavecchio).

A cosa serve il presidente della FIGC
Sceglierà l’allenatore della Nazionale, intanto: l’Italia al momento non ce l’ha, dopo le dimissioni di Cesare Prandelli in seguito all’eliminazione della nazionale dal Mondiale in Brasile. Potrebbe non essere una cosa immediata: secondo lo statuto della FIGC il presidente ha la facoltà di nominare «i direttori tecnici [cioè gli allenatori] delle squadre nazionali previa consultazione con il CONI e sentito il Consiglio Federale». Il CONI è il comitato olimpico nazionale, un ente pubblico che fa capo al ministero per i Beni e le Attività Culturali e che ha lo scopo di organizzare e promuovere lo sport in Italia. Il suo presidente è Giovanni Malagò, il quale nei giorni scorsi aveva considerato anche l’ipotesi del commissariamento della federazione.

Il presidente della FIGC svolge diversi altri compiti: secondo lo statuto «ha la responsabilità generale dell’area tecnico-sportiva ed esercita le funzioni apicali di programmazione, indirizzo e controllo relative al perseguimento dei risultati agonistici a livello nazionale e internazionale». In pratica, oltre a sovrintendere ai doveri organizzativi della FIGC, organizza fra le altre cose il programma della Nazionale e propone al Consiglio federale il presidente del Settore Tecnico, la struttura che «ha competenza nei rapporti internazionali nelle materie attinenti la formazione del giuoco e le tecniche di formazione di tecnici e atleti».

Foto: LaPresse