• Mondo
  • Domenica 27 luglio 2014

La più grande epidemia di ebola di sempre

Finora sono morte 660 persone e più di 1.200 sono state infettate tra Guinea, Liberia e Sierra Leone: venerdì c'è stato il primo caso in Nigeria

Venerdì 25 luglio una serie di analisi mediche ha confermato che un uomo morto dopo essere sbarcato all’aeroporto di Lagos, in Nigeria, era infetto da ebola. È il primo caso di ebola in Nigeria, paese che con quasi 170 milioni di abitanti è il più popoloso dell’Africa. Il ministro della Salute nigeriano ha detto che tutti i posti di frontiera sono stati messi in allerta. L’uomo infettato arrivava dalla Liberia, un paese dell’Africa occidentale dove da febbraio è in corso la peggiore epidemia di ebola della storia.

Almeno 660 persone sono morte e altre 1.200 sono state contagiate negli ultimi cinque mesi tra Liberia, Sierra Leone e Guinea, il paese più colpito di tutti, dove sono morte 314 persone. Mai nella storia l’ebola aveva fatto così tanti morti: l’epidemia più grave, fino a pochi mesi fa, era quella cominciata in Zaire (l’odierna Repubblica Democratica del Congo). All’epoca, nell’ospedale di Yambuku, gestito da alcune suore, scoppiò un’epidemia di ebola aggravata dal fatto che il personale medico utilizzava le stesse siringhe su diversi pazienti. Alla fine morirono 280 persone. La variante del virus venne chiamata Ebola Zaire (ZEBOV) per distinguerla da quella che aveva causato pochi mesi prima un’epidemia in Sudan. ZEBOV è la variante più pericolosa di ebola, con una mortalità che può arrivare al 90 per cento. Secondo i medici, l’epidemia in Africa occidentale è causata proprio da ZEBOV.

Già un mese fa, l’associazione Medici senza frontiere aveva avvertito che l’epidemia in Africa occidentale sembrava “fuori controllo”. Il problema è che nell’area dell’epidemia le strutture sanitarie sono molto arretrate e i governi piuttosto deboli e con grosse difficoltà a controllare il territorio. Ci sono stati moltissimi casi di “fughe” di pazienti contagiati dagli ospedali, spesso con l’aiuto delle famiglie. Queste fughe hanno portato il contagio in aree anche molto lontane. Domenica 27 luglio, per esempio, una donna è morta a Freetown dopo essere fuggita da un ospedale giovedì ed essersi riconsegnata alle autorità sanitarie sabato.

Il virus ebola, insieme al virus marburg, fa parte dei filoviridae, una famiglia di virus vecchia di milioni di anni. I filoviridae hanno una forma allungata che ricorda dei fili o degli spaghetti. Non esistono cure o vaccini per ebola e marburg. I primi sintomi per chi viene infettato sono un forte mal di testa, febbre e dolori al petto. I virus colpiscono anche il cervello, causando spesso agitazione, confusione e depressione (e nei casi più gravi il coma). Ebola agisce anche sul sistema circolatorio, causando numerosi coaguli di sangue che possono arrivare al cervello o bloccare la circolazione in altri organi, soprattutto fegato e reni. Questo processo “consuma” tutto l’anticoagulante presente nel sangue, causando in molti casi forti emorragie interne ed esterne (alcuni pazienti arrivano a sanguinare da ogni membrana del corpo, anche se più spesso le emorragie sono limitate all’intestino). La morte in genere è causata dai coaguli di sangue o dalla necrosi dei tessuti attaccati dal virus (qui la scheda dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su ebola).

Nessuno dei filoviridae conosciuti fino ad ora è particolarmente infettivo. Per contrarre l’ebola, ad esempio, bisogna entrare in contatto con i fluidi corporei di una persona contagiata. Inoltre ebola uccide piuttosto in fretta, rendendo difficile che una persona contagiata riesca a contagiarne molte altre. Le prime grandi epidemie cominciarono in villaggi africani dove c’era l’usanza di baciare i corpi dei morti. Un solo morto di ebola poteva quindi infettare un intero villaggio. In ogni caso, nella sua storia ebola ha ucciso poco meno di duemila persone. La malaria ne uccide 627 mila ogni anno.