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  • Sabato 26 luglio 2014

Buzzfeed ha licenziato un suo giornalista per plagio

Il direttore ha detto di aver trovato 41 suoi articoli con «pezzi di frase o intere frasi copiate parola per parola da altri siti»

The logo of news website BuzzFeed is seen on a computer screen in Washington on March 25, 2014. AFP PHOTO/Nicholas KAMM (Photo credit should read NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images)
The logo of news website BuzzFeed is seen on a computer screen in Washington on March 25, 2014. AFP PHOTO/Nicholas KAMM (Photo credit should read NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images)

Buzzfeed, un noto sito americano di news che alterna contenuti molto leggeri – fra cui liste, quiz e pezzi pieni di GIF animate – a notizie più serie di attualità e politica estera, ha fatto sapere di avere licenziato Benny Johnson, giornalista che si occupava prevalentemente di politica interna. Johnson, ha detto Buzzfeed, è stato licenziato per avere copiato intere frasi da Wikipedia, da Yahoo Answers e da altri siti di news, riportandole in diversi suoi pezzi senza citarne la fonte.

Ben Smith, 38enne ex giornalista di Politico e attuale direttore di Buzzfeed, ha pubblicato un comunicato nel quale si è scusato a nome della redazione. Smith ha spiegato che dopo aver letto alcune critiche a Johnson circolate su Twitter ha avviato una revisione «di più di 500 post di Benny», trovando 41 articoli che contenevano «pezzi di frase o intere frasi copiate parola per parola da altri siti». Smith ha detto che «Benny è un amico, un collega e davvero un mostro di creatività, ma non abbiamo avuto altra scelta se non mandarlo via». Buzzfeed ha inoltre corretto i 41 pezzi di Johnson inserendo in testa a ciascuno di essi una nota che ne segnala la correzione e rimanda al comunicato di Smith.

Nel comunicato, Smith fa riferimento a un pezzo comparso il 24 luglio sul blog Our Bad Media, curato dagli utenti Twitter @blippoblappo e @crushingbort, nel quale sono elencati molti esempi di plagio nei pezzi di Johnson. In un articolo intitolato “7 città che resistono al terrorismo” pubblicato il 22 aprile 2013 su Buzzfeed, per esempio, era contenuta la frase: “Throughout the London Blitz, over a million incendiaries and around 50,000 high explosive bombs were dropped on London“, copiata per intero da una risposta data nel 2009 dall’utente di Yahoo Answers Jason B a una domanda a riguardo (uno screenshot dell’articolo originale è visibile qui).

In un altro articolo che citava anche l’ex dittatore iracheno Saddam Hussein, Johnson riportò senza citare la fonte una frase contenuta nella versione di allora della pagina di Wikipedia, riportando nell’articolo altre frasi prese sempre da lì ma modificate leggermente. Il 24 aprile 2013 Johnson pubblicò un articolo intitolato “Come sarebbe la tua vita se fossi nato in Corea del Nord?” modificando in parte diverse frasi contenute nel post di un blog del magazine U.S. News (oltre a una frase di un articolo del Guardian), senza citare le fonti.

Nel comunicato, Smith ha comunque spiegato che la colpa dei plagi va attribuita anche a chi ha corretto e pubblicato i pezzi di Johnson, fra cui Smith stesso. Smith ha anche ricordato che sebbene anni fa Buzzfeed fosse «un laboratorio di contenuti» e chi scriveva «non aveva esperienza giornalistica e non rispettava gli standard del giornalismo tradizionale perché non stava facendo del giornalismo», da alcuni anni le cose sono cambiate, e che oggi avverte l’esigenza di «continuare ad alzare gli standard qualitativi e fare sempre meglio». In passato Buzzfeed era stato molto criticato per essere poco affidabile e autorevole, e spesso accusato per esempio di utilizzare per i propri articoli foto prese da Internet senza segnalarne la provenienza.

Da un po’ di tempo Buzzfeed ha anche cominciato a cancellare dal proprio sito alcuni articoli che secondo un portavoce contattato da Gawker «non soddisfano più i nostri criteri editoriali». Il fondatore del sito Jonah Peretti ha aggiunto che alcuni degli articoli cancellati «usavano trascuratamente le fonti» oppure erano «una cosa che oggi non rifaremmo».

foto: NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images