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  • Lunedì 7 luglio 2014

Più di 60 donne rapite da Boko Haram in Nigeria sono scappate

Erano state sequestrate a fine giugno, sono fuggite quando la maggior parte dei militanti era impegnato in un attacco all'esercito

Members of Senegalese women's rights, human rights, and Islamic aid organisations hold signs reading "Bring back our girls" as they take part in a demonstration march calling for the liberation of over two hundred girls abducted by Nigerian Islamist group Boko Haram, on May 16, 2014, in Dakar. Several protests actions were being held worldwide to protest the abduction of over 200 girls by members of the Islamist Boko Haram group in Nigeria in mid-April and to call for their liberation. AFP PHOTO / MOUSSA SOW (Photo credit should read SOW, MOUSSA/AFP/Getty Images)
Members of Senegalese women's rights, human rights, and Islamic aid organisations hold signs reading "Bring back our girls" as they take part in a demonstration march calling for the liberation of over two hundred girls abducted by Nigerian Islamist group Boko Haram, on May 16, 2014, in Dakar. Several protests actions were being held worldwide to protest the abduction of over 200 girls by members of the Islamist Boko Haram group in Nigeria in mid-April and to call for their liberation. AFP PHOTO / MOUSSA SOW (Photo credit should read SOW, MOUSSA/AFP/Getty Images)

Più di 60 donne tra le 70 rapite dal gruppo islamista Boko Haram in Nigeria a fine giugno dal villaggio di Kummabza, vicino alla città di Damboa nello stato nord orientale di Borno, sono riuscite a scappare. Lo ha riferito l’agenzia di stampa AFP domenica 6 luglio, citando un poliziotto locale: la notizia è stata poi confermata da fonti della sicurezza nigeriana “di alto livello”.

Non si sa molto, per adesso. Secondo quanto riportato dal sito di news nigeriano Premium Times, le donne (in totale 63, anche se il numero non è stato confermato) sarebbero riuscite a fuggire quando i militanti di Boko Haram hanno lasciato il loro nascondiglio per attaccare una base militare nei pressi di Damboa, tra venerdì 4 e sabato 5 luglio. L’esercito nigeriano ha anche detto di aver ucciso più di 50 ribelli nello scontro di quella notte. Sette donne (tra cui due bambine) sono invece ancora con i militanti. Tra quelle che sono riuscite a scappare, alcune sono state in grado di tornare a casa, mentre altre hanno raggiunto i confini tra lo stato di Borno e quello di Adamawa e sono state assistite dalle forze di sicurezza.

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Delle 230 studentesse rapite in aprile da una scuola della città di Chibok non si sa invece ancora nulla. L’episodio, dopo un iniziale disinteresse della stampa internazionale, aveva iniziato ad essere raccontato e seguito, con manifestazioni di protesta per la liberazione delle donne e l’invio di un gruppo di militari e di esperti da parte di Stati Uniti e Regno Unito per assistere la polizia locale nella ricerca (tutto questo, dopo la diffusione della possibile notizia che le ragazze erano state vendute come “spose”). Nel frattempo ci sono stati però altri rapimenti: all’inizio di maggio, altre 8 ragazze tra i 12 e i 15 anni erano state rapite nel nord, in giugno circa 20 donne erano state prelevate da un insediamento nomade nel nord est del paese, vicino alla città di Chibok, e nello stesso periodo, circa 70 donne erano state rapite a Kummabza vicino alla città di Damboa.

Boko Haram – che significa “L’educazione occidentale è proibita” che è stata fondata nel 2002 e ha ucciso almeno 2.300 persone dal 2010 – sta nel frattempo continuando a compiere attentati, rapimenti e omicidi di massa in varie zone del paese, oltre ad avere ormai il controllo effettivo di gran parte del nord-est. Nel nord della Nigeria è tuttora in vigore lo stato di emergenza a causa di una campagna sempre più violenta del gruppo islamista per rovesciare il governo e creare un califfato islamico.