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  • Venerdì 27 giugno 2014

La collezione segreta di libri erotici dell’Unione Sovietica

La storia dell'enorme raccolta di volumi avviata a Mosca nel periodo della rivoluzione bolscevica e oggi conservata sottochiave nella Biblioteca di Stato Russa

March 1955: Librarian L D Shevchenko of Moscow University's scientific library named after A M Gorky. Founded in 1756, the library is one of the oldest and biggest in the Soviet Union. (Photo by V. Sobolyev/Keystone/Getty Images)
March 1955: Librarian L D Shevchenko of Moscow University's scientific library named after A M Gorky. Founded in 1756, the library is one of the oldest and biggest in the Soviet Union. (Photo by V. Sobolyev/Keystone/Getty Images)

A Mosca, a pochi minuti di distanza dal Kremlino, attraversato viale Mokhovaya, c’è la Biblioteca di Stato Russa, che conserva 17 milioni e mezzo di libri, la quarta più grande al mondo. In un angolo della biblioteca c’è una stanza chiusa a chiave che contiene la più grande collezione di letteratura erotica e pornografica del paese: 12.000 volumi da tutto il mondo, che vanno dalle incisioni giapponesi del Settecento fino ai romanzi rosa statunitensi degli anni Settanta. L’ingresso non è consentito al pubblico.

La biblioteca si trova nell’edificio che una volta ospitava il museo Rumyantsev: dopo la Rivoluzione d’Ottobre i bolscevichi fondarono la biblioteca, allora intitolata a Lenin, per cominciare a raccogliere la nuova letteratura sovietica rivoluzionaria. Fu tuttavia anche aperta una sezione per conservare il materiale ritenuto compromettente e confiscato dalle librerie dei nobili russi. Tra questi volumi, per capire, c’è  anche un libro intitolato I sette peccati capitali, un’autopubblicazione del 1918 che contiene lavori del grande illustratore russo Vasily Masyutin, tra cui il disegno di una donna grassa che si masturba pacifica e sorridente.

Come spiega il Moscow Time, prima della rivoluzione c’era la moda tra i nobili russi di collezionare libri a tema erotico con immagini anche piuttosto esplicite e finemente eseguite. Altri libri più economici presenti nella collezione, tuttavia, mostrano che anche le masse consumavano letteratura erotica. Quando verso la metà degli anni Venti, dopo la morte di Lenin, Iosif Stalin prese il potere, il controllo e la censura sui libri si fecero molto più stretti, aumentarono i sequestri e la collezione di libri proibiti della biblioteca iniziò a crescere: i libri a sfondo sessuale, compresi quelli a scopo educativo che erano stati pubblicati quando Alexandra Kollontai aveva legalizzato l’aborto, furono dichiarati inappropriati.

La parte più grande della collezione, tuttavia, arriva dallo stesso posto: la casa di Nikolai Skorodumov.

Skorodumov aveva iniziato a collezionare libri da bambino, a scuola, e aveva continuato a farlo per tutta la vita, anche dopo che da adulto era diventato direttore della biblioteca dell’università di stato di Mosca. La passione di Skorodumov erano edizioni rare e antiche di libri russi e stranieri; fino alla sua morte nel 1947 aveva continuato a comprare e accumulare volumi dalla Francia, dalla Germania e dagli Stati Uniti. Tra i lavori della sua collezione c’è anche una raccolta di acquerelli dell’artista di avanguardia Mikhail Larionov: «prodotti nel 1910 – dice il Moscow Time – non sono meno scandalosi oggi di quanto non lo fossero allora. Una bozza a matita ritrae un cane che ansima allegramente davanti a un uomo che non lo sta semplicemente baciando. Un acquerello invece raffigura due soldati che si baciano appassionatamente su una panchina».

Che negli anni di Stalin e della censura Skorodumov sia riuscito ad accumulare questo tipo di libri, che normalmente sarebbero stati sequestrati, è in effetti sorprendente. Su come la collezione sia sopravvissuta a sequestri e censure ci sono diverse spiegazioni possibili. In primo luogo, per aggirare i controlli, Skorodumov era attento a presentare la sua attività di collezionista all’interno dei canoni dell’ideologia comunista e i suoi libri come “di grande valore scientifico”. Dal direttore dell’Istituto psicanalitico di stato, Skorodumov ottenne per esempio questa lettera di accompagnamento:

«La sessualità richiede un’esaminazione seria e scientificamente rigorosa, soprattutto perché ha giocato un ruolo di primo piano nell’evoluzione della cultura e della vita quotidiana. È della più grande importanza che questa collezione sia preservata intonsa per il suo valore sociale».

La seconda ipotesi su come la collezione sia rimasta intatta sembra legata al fatto che il capo della polizia segreta di Stalin, Genrikh Yagoda, era un grande appassionato di pubblicazioni erotiche e pornografiche e visitava regolarmente la collezione privata di Skorodumov. Secondo alcuni fu Yagoda in persona ad assicurarsi che la collezione non fosse toccata.

Dopo la morte di Skorodumov, la polizia segreta russa espropriò la collezione e la portò alla biblioteca nazionale di Mosca, pagando alla vedova di Skorodumov la somma considerevole di 14mila rubli. Secondo una lettera che l’allora direttore della biblioteca Vasily Olishev scrisse a un funzionario ministeriale, la collezione privata di Skorodumov era di 40mila libri di cui 1763 di natura erotica e oltre 5mila di natura pornografica e volgare. La biblioteca nazionale, spiega la lettera di Olishev, non era interessata ad acquistare materiale pornografico e privo di valore storico, tuttavia riteneva anche inappropriato restituire il materiale, «vestigia dell’antica ideologia borghese» alla vedova Skorodumov. Per questa ragione i libri erotici e pornografici sequestrati finirono nella stanza chiusa a chiave della Biblioteca Lenin.

Si dice che il numero di dirigenti del Partito Comunista che cominciarono a visitare la collezione della biblioteca aumentò molto, dopo l’arrivo dei libri di Skorodumov. I membri del partito, per entrare nella collezione, non avevano bisogno di un permesso come gli altri.

Gran parte della collezione, tuttavia, è formata da libri, volantini e disegni sequestrati tra gli anni Sessanta e Ottanta dalla polizia di frontiera. Nel dubbio, i solerti agenti preferivano confiscare quasi qualsiasi cosa: ci sono fotografie dei Beatles, libretti del kamasutra, libri di opere di Picasso catalogate con timbri colorati e codici che neanche gli esperti bibliotecari riescono a decifrare.

L’esistenza della collezione è stata resa pubblica solo nei primi anni Novanta, ma ancora oggi i volumi che la compongono non sono stati interamente catalogati: non tutti pensano che ne valga davvero la pena tra i dirigenti della biblioteca. Alcune opere, come i racconti del Marchese de Sade, sono disponibili per la consultazione, altre invece, come gli acquerelli di Larionov per esempio, sono ancora parte della collezione segreta.