Google vuole mettere Android ovunque

Dagli smartphone alle automobili passando per gli orologi e i televisori: tutte le cose da sapere e da vedere sulle novità presentate a San Francisco

Mercoledì 25 giugno a San Francisco (California) è iniziata Google I/O, la serie di conferenze che Google organizza annualmente per presentare le sue ultime novità per quanto riguarda il software agli sviluppatori, quelli che materialmente realizzano le applicazioni e i programmi. Durante il lungo evento di apertura, circa due ore e mezza di presentazioni sul palco, sono state mostrate anteprime della prossima versione di Android e numerose idee per portare il sistema operativo e i servizi di Google praticamente ovunque, dagli orologi ai televisori passando per l’automobile. L’idea di Google è fare le cose che per ora facciamo quasi esclusivamente con gli smartphone su altri tipi di dispositivi, passare da uno all’altro a seconda delle esigenze e poterlo fare con naturalezza, in modo da concentrarsi sui contenuti e dimenticarsi di ciò che sta loro intorno.

Ogni link porta al relativo argomento nell’articolo
Android L | Material Design | Android Wear | Orologi | Android Auto | Android TV | Android su computer | Android e le aziende | Chromecast

Android L
La prossima versione di Android non ha ancora un nome ufficiale. Per ora quelli di Google hanno deciso di chiamarla “Android L”, mantenendo la tradizione di usare nomi in ordine alfabetico versione dopo versione (quella attuale su chiama KitKat, quella precedente ancora era Jelly Bean). Le novità più interessanti e visibili di L riguardano la grafica, che è stata rivista e alleggerita per essere più essenziale, pulita e con schede e menu più pratici da usare. Tra le tante novità ci sono:

– una schermata di blocco rivista per mostrare meglio le notifiche più recenti e gestirle direttamente senza dovere ogni volta sbloccare il telefono;
– la possibilità di vedere più facilmente tutte le applicazioni aperte con una funzione che si chiama “Recenti” grazie alla quale ogni app è mostrata come una scheda con un’anteprima di ciò che sta facendo. L’opzione mostra, oltre alle applicazioni, anche le schede aperte sul browser del telefono, in modo da recuperare più facilmente una pagina web che si stava leggendo;
– le pagine dei risultati delle ricerche effettuate attraverso Google sono state migliorate, con l’aggiunta di schede e di effetti grafici per mettere meglio in evidenza i contenuti, se tra i risultati è compreso il link verso un sito che ha anche un’applicazione per Android e questa è installata sul proprio telefono, si può accedere direttamente alla app dalla pagina del browser;
– quelli di Google si sono dati da fare per migliorare la durata della batteria, il punto debole degli smartphone e di molti altri dispositivi, con “Project Volta”: un insieme di strumenti che gli sviluppatori possono usare per migliorare i consumi delle loro applicazioni. Il sistema serve anche per mettere il telefono in modalità risparmio quando la batteria è quasi scarica, ottenendo maggiore autonomia;
– il sistema operativo è stato aggiornato per funzionare con applicazioni a 64-bit, cosa che permette di sfruttare più memoria e avere maggiore capacità di calcolo (naturalmente sugli smartphone che saranno a 64-bit);
– Android L ha diverse migliorie anche per quanto riguarda la sicurezza, con un nuovo sistema per bloccare e cancellare a distanza tutti i dati dal proprio telefono in caso di furto, un’opzione disponibile da tempo su iOS di Apple e che sta contribuendo a ridurre la quantità di furti di smartphone.

Android L sarà disponibile in autunno, ma una prima versione del sistema operativo sarà messa a disposizione degli sviluppatori in anticipo per iniziarci a lavorare sopra.

Material Design
La differenza rispetto a KitKat che si nota subito su L è l’impostazione grafica generale del sistema operativo. È più pulita, chiara e coerente attraverso l’intera serie di menu e schermate. Alla sua base c’è “Material Design”, una nuova iniziativa di Google per creare un linguaggio visuale naturale e facile da capire, che segue tre principi:

– anche se gli schermi degli smartphone sono bidimensionali, si possono creare con ombre, prospettive e giochi di luce effetti tali da fare immaginare una profondità di campo all’interno dei menu e degli altri elementi della grafica: le schede si possono sovrapporre tra loro, nascondere parzialmente ciò che hanno sotto e creare effetti prospettici per rendere più intuitivo il passaggio da un menu all’altro;
– la grafica deve essere piatta, pulita e chiara, con colori di schede e menu coerenti con i contenuti che mostrano, con caratteri tipografici leggibili e spazi vuoti e bianchi per non distrarre l’utente;
– i movimenti delle schede e dei menu devono essere naturali e seguire i gesti che si fanno sullo schermo, le transizioni devono avere una loro continuità con ciò che è già visualizzato, senza che appaiano di colpo nuovi elementi che non c’entrano nulla.

Oltre a queste linee guida, Google fornirà strumenti e altre risorse agli sviluppatori per lavorare con la nuova grafica e adattare le loro applicazioni. Durante la presentazione sono stati mostrati alcuni esempi di “Material Design” utilizzandolo all’applicazione di Gmail o a quella per fare le telefonate. Android L è ancora in fase di sviluppo, e a giudicare dal numero limitato di dimostrazioni c’è ancora molto lavoro da fare.

Android Wear
La strategia di Google di mettere il suo sistema operativo dappertutto inizia con Android Wear, il progetto per realizzare dispositivi che si possono indossare, a partire dagli smartwatch, gli orologi che fanno molte altre cose oltre a mostrare l’ora sul quadrante. Durante l’evento di apertura di Google I/O sono stati dimostrati i progressi raggiunti a distanza di tre mesi dal primo annuncio dell’iniziativa. Gli orologi funzionano dialogando continuamente con lo smartphone Android che si ha in tasca: sul loro quadrante vengono mostrate le notifiche dei nuovi messaggi, i promemoria e altre informazioni ottenute da Google Now, l’assistente personale di Google che mette insieme i dati rilevanti sulle proprie attività basandosi sulle ricerche effettuate, sulle mail ricevute e su altri contenuti presenti nel proprio account Google.

Oltre a mostrare le notifiche, gli orologi Android possono essere utilizzati per inviare comandi vocali, opzione che si attiva pronunciando semplicemente le parole “OK Google”. Se per esempio si dice all’orologio “Ricordami di annaffiare le piante quando arrivo a casa”, viene impostato sullo smartphone collegato un promemoria che sarà mostrato quando il telefono capisce di trovarsi a casa. I produttori di applicazioni potranno aggiungere ulteriori funzionalità agli smartwatch Android. Durante la dimostrazione sul palco, è stata per esempio provata un’app di ricette che mostra sul quadrante dell’orologio le istruzioni passo dopo passo per cucinare qualcosa, quando si va al passaggio successivo facendo scorrere un dito sul display dello smartwatch, si aggiorna anche l’app sullo smartphone. Se nelle istruzioni c’è scritto di fare cuocere qualcosa per un certo numero di minuti, si può impostare un timer direttamente dall’orologio. Sono state mostrate altre app per ordinare la cena direttamente dal telefono, ottenere indicazioni geografiche o prenotare un’automobile per il car sharing.

L’aspetto più interessante è che le nuove applicazioni che funzionano anche attraverso gli orologi Android non dovranno essere installate direttamente sugli smartwatch. Basterà installarle normalmente sul proprio smartphone e la parte delle app che riguarda il funzionamento sugli orologi sarà caricata automaticamente su questi ultimi, e mantenuta aggiornata.

Orologi
Due smartwatch con Android Wear sono stati messi in vendita contestualmente all’evento di Google I/O. Un modello è prodotto da LG e si chiama G, pesa 63 grammi e ha uno schermo da 1,65 pollici. LG dice che la carica del dispositivo dura per tutto il giorno e che è resistente all’acqua e alla polvere. Viene venduto a 199 euro direttamente su Google Play. L’altro smartwatch è di Samsung, si chiama Gear Live ed è un’evoluzione degli orologi che la società aveva prodotto finora con un proprio sistema operativo. Pesa 59 grammi, ha uno schermo da 1,63 pollici e tra le altre cose ha un sensore per rilevare la frequenza cardiaca. Costa 199 euro e può essere acquistato direttamente su Google Play. I due orologi non funzionano con tutti gli smartphone Android, ma basta aprire questo link dal proprio telefono per scoprire se siano o meno compatibili.

Il Moto 360 di Motorola, il primo smartwatch con quadrante circolare, sarà invece disponibile entro la fine dell’estate. È il modello più atteso.

Android Auto
Ogni anno milioni di persone in tutto il mondo muoiono in incidenti d’automobile, spesso a causa di un utilizzo improprio degli smartphone mentre si sta guidando. Il problema è in parte dovuto al fatto che finora poche case automobilistiche hanno offerto sistemi di bordo affidabili per gestire le proprie comunicazioni mentre si guida. C’è quindi una grande opportunità per i produttori di sistemi operativi per dispositivi mobili di convincere i produttori ad adottare i loro software. Dando seguito all’iniziativa Open Automotive Alliance annunciata tempo fa, Google ha presentato una versione di Android che può essere installata sui sistemi di bordo delle automobili, e che in pratica fa dialogare l’auto con il proprio smartphone. In questo modo si possono usare i comandi vocali per rispondere agli SMS, per fare ricerche online, avviare la riproduzione della musica, impostare un itinerario su Google Maps e ottenere informazioni sul traffico senza dovere togliere le mani dal volante. Apple ha presentato alcuni mesi fa qualcosa di simile per il proprio iOS, ma il numero di case automobilistiche partecipanti all’iniziativa di Google è notevole e comprende alcuni dei più grandi produttori come Ford, Fiat-Chrysler, Renault e Volkswagen.

Android TV
Negli ultimi anni Google ha provato e fallito diverse volte nel realizzare sistemi per migliorare il modo con cui si può accedere ai contenuti, soprattutto quelli online, attraverso il proprio televisore di casa. Con Android TV ora spera di avere trovato la via giusta: l’idea è offrire ai produttori un sistema operativo standard che possono installare sui loro televisori e attraverso il quale sia possibile sfruttare l’offerta di film, serie tv, applicazioni e musica disponibile su Google Play. Android TV può essere controllato attraverso uno smartphone, un tablet o il proprio smartwatch Android. I menu sono stati semplificati e ripuliti per accedere facilmente alle categorie dei film tra cui scegliere quello da vedere o per installare nuove applicazioni, e c’è naturalmente la possibilità di vedere contenuti offerti da altre società che vendono film e serie tv in streaming come Netflix (che in Italia però ancora non c’è).

Android TV sfrutta le possibilità offerte dalla ricerca vocale di Google Search per trovare più facilmente le cose da vedere. Basta dire “OK Google, Guerre Stellari” per avere davanti le trame, le informazioni sul cast e i singoli film da acquistare della saga. Google ha imparato a fare molte altre cose negli ultimi anni, quindi si possono anche fare richieste più colloquiali come “Film con Audrey Hepburn” per avere un elenco, locandine comprese, dei film in cui ha recitato l’attrice tra i quali scegliere. Su Android TV si potranno anche usare versioni adattate dei videogiochi, già disponibili su smartphone e tablet.

Almeno in teoria Android TV è una bella idea, che però si dovrà scontrare con la realtà di un settore molto diviso e competitivo come quello dei produttori di televisori, che fino a ora hanno usato sistemi operativi autonomi per le loro “smart TV” per complicare il passaggio degli utenti ad altre soluzioni. Google per ora ha convinto solamente Sony e Sharp e produrre dal prossimo anno alcuni televisori con Android TV, mentre Samsung – che vende più tv di tutti – al momento non sembra essere interessata a partecipare. Il sistema operativo sarà comunque installato su nuovi modelli di set-top-box (le scatolette che si attaccano alla tv) e su chiavette.

Android su computer
Soprattutto negli Stati Uniti, Google sta ottenendo un notevole successo con i suoi Chromebook, computer portatili molto economici che funzionano con un sistema operativo ispirato al browser Google Chrome e con applicazioni online non necessariamente installate sui laptop. Grazie a una nuova opzione, sarà possibile visualizzare le notifiche che arrivano sul proprio telefono Android anche sui Chromebook. Si potranno quindi leggere gli SMS ricevuti, visualizzare i promemoria o ricevere informazioni sullo stato del telefono, come per esempio una notifica sulla batteria scarica. Un sistema simile è stato presentato a inizio giugno da Apple per i suoi iOS e Mac OS X.

Oltre a vedere le notifiche, sui Chromebook sarà possibile visualizzare le applicazioni aperte sul proprio telefono Android. In pratica le app per il sistema operativo mobile funzioneranno anche sul computer e saranno sincronizzate con le informazioni nel proprio telefono. L’opzione potrebbe estendere la disponibilità di applicazioni per Chromebook, ma potrebbe anche creare un po’ di confusione tra gli utenti meno esperti, che si ritroveranno app per Android e per il loro computer insieme (magari con qualche doppione).

Android e le aziende
Il progressivo declino di BlackBerry, un tempo il produttore di cellulari di riferimento per le soluzioni aziendali, ha aperto nuovi spazi per chi realizza i sistemi operativi e li vuole fare adottare dalle imprese. Google ha presentato una serie di migliorie che in Android L permetteranno di avere una gestione separata delle applicazioni personali da quelle aziendali, in due ambienti software distinti in modo da garantire la sicurezza e la protezione necessaria per i dati delle società. È stata inoltre presentata una nuova versione delle applicazioni per gestire documenti, fogli di calcolo e presentazioni, ora compatibili con i formati utilizzati da Microsoft Office senza necessità di effettuare conversioni dei file, che spesso portavano alla perdita di dati o di formattazione del testo.

Chromecast
Il prodotto di maggiore successo realizzato nell’ultimo anno da Google è probabilmente Chromecast, una chiavetta molto economica (35 euro) che si collega al proprio televisore e che serve per lo streaming di video, musica, delle schede del proprio browser e di altri contenuti. Il sistema che lo fa funzionare è stato migliorato e permette di avviare streaming dal proprio smartphone alla chiavetta anche senza essere collegati alla stessa rete WiFi (così un amico può mostrarvi una cosa sulla tv senza che dobbiate dirgli la password della vostra connessione wireless). Sono stati aggiunti nuovi sfondi e la possibilità di trasformare il proprio televisore in una cornice elettronica, per mostrare automaticamente le proprie fotografie quando Chromecast è inutilizzato. Ci sono anche nuovi temi e sfondi scelti da Google.

Per farla breve
Android sta diventando l’elemento centrale per portare i servizi di Google in tutte le cose che usiamo più spesso ogni giorno dagli smartphone alle automobili, passando per i televisori e gli orologi. Il passo successivo sarà l’integrazione di Android con le altre cose che abbiamo in casa. Grazie a “Material Design” grafica, icone e menu saranno uguali su qualsiasi schermo per rendere più naturale il continuo passaggio da un dispositivo a un altro.