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  • Mercoledì 25 giugno 2014

Le elezioni in Libia

Oggi si vota per il rinnovo del Parlamento in una situazione molto confusa e complicata: alcune zone sono in mano alle milizie e a Bengasi c'è ancora il coprifuoco

A Libyan woman casts her vote in legislative elections for choosing 200 members of the General National Congress, or parliament, at a polling station in the capital in Tripoli on June 25, 2014. Polling was under way across Libya in a general election seen as crucial for the future of a country hit by months of political chaos and growing unrest. AFP PHOTO/MAHMUD TURKIA (Photo credit should read MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)
A Libyan woman casts her vote in legislative elections for choosing 200 members of the General National Congress, or parliament, at a polling station in the capital in Tripoli on June 25, 2014. Polling was under way across Libya in a general election seen as crucial for the future of a country hit by months of political chaos and growing unrest. AFP PHOTO/MAHMUD TURKIA (Photo credit should read MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)

Oggi si vota in Libia per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti, il nuovo Parlamento che avrà sede a Bengasi e che sostituirà l’attuale Congresso Generale Nazionale, eletto nel luglio 2012: 32 seggi su 200 sono riservati alle donne, ci sono 1700 candidati, circa 1600 seggi elettorali in tutto il paese aperti dalle 8 alle 20. Si è registrato un milione e mezzo di cittadini (di cui 600 mila donne) rispetto ai circa 3 milioni e mezzo degli aventi diritto. I cittadini libici che vivono all’estero hanno votato sabato 21 e domenica 22 giugno. Quella di oggi è la seconda votazione – dopo le elezioni del luglio del 2012 che avevano portato al governo gli islamisti moderati – dalla morte di Muammar Gheddafi, deposto nel 2011.

Le elezioni si svolgeranno in un clima di grande insicurezza e instabilità politica: la speranza è che dalle urne esca una coalizione in grado di dare stabilità al paese, dove in appena tre mesi (tra marzo e giugno) si sono succeduti tre primi ministri: prima Ali Zeidan, che venne sfiduciato (l’occasione fu una gestione giudicata inadeguata di una petroliera sequestrata dai ribelli) ed è rientrato nel paese lo scorso 19 giugno dopo un periodo di esilio in Germania; poi Abdullah al-Thinni, ex ministro della Difesa, dimissionario, e infine Ahmed Miitig, la cui elezione avvenuta all’inizio di maggio è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Suprema della Libia lo scorso 9 giugno. Attualmente, dunque, il primo ministro ad interim è tornato ad essere Abdullah al-Thinni.

A tutto questo si deve aggiungere il tentato colpo di stato del maggio scorso dell’ex colonnello libico Khalifa Haftar a capo di una forza paramilitare di cui si sa molto poco. L’ex colonnello ha spiegato di voler sconfiggere gli islamisti, responsabili secondo lui di appoggiare e favorire le forze radicali nel paese. La sua azione ha trovato opposizione soprattutto dai Fratelli Musulmani, uno dei gruppi più numerosi in Parlamento, che l’ha definito «un anti-rivoluzionario alleato con quello che rimane delle forze di Gheddafi».

Secondo molti analisti, al voto di oggi si è arrivati in modo frettoloso per cercare di fermare la crisi: sarà una farsa, soprattutto in alcune regioni che sono fuori controllo. In generale la situazione della Libia è estremamente confusa e imprevedibile. Molte parti del paese – a est, a sud e nella Cirenaica, dove era partita la rivolta contro Gheddafi – sono controllate da milizie locali ben armate e decise a rafforzare il proprio controllo sul territorio: qui non hanno funzionato con efficienza nemmeno i servizi primari come l’anagrafe per il rilascio dei documenti necessari al voto. A Bengasi, dopo il tentato colpo di stato, è ancora in vigore il coprifuoco notturno. Il presidente della Commissione elettorale ha ammesso che in molte zone del paese la situazione è piuttosto caotica ma ha anche detto che le elezioni saranno comunque un successo. I primi risultati dovrebbero arrivare il 27 giugno.