Troppo pigro per lo Strega

Michele Serra racconta il mondo di chiacchiere e feroci concorrenze dentro al più noto dei concorsi per libri

29-12-1998
SPETTACOLO
NELLA FOTO: MICHELE SERRA
@LAPRESSE
29-12-1998 SPETTACOLO NELLA FOTO: MICHELE SERRA @LAPRESSE

Il 21 giugno su Repubblica, il giornalista Michele Serra, autore del libro Gli sdraiati, ha spiegato che no, non si è ritirato dal premio Strega per evitare lo scontro con un altro scrittore, Francesco Piccolo (come hanno scritto parecchi giornali), ma che in realtà al premio non è proprio mai stato candidato.

Devo procurarmi copia del regolamento dello Strega: per capire se è prevista, oltre alla partecipazione, anche la non partecipazione. A rigor di logica entrambe le opzioni (partecipare allo Strega; non partecipare allo Strega) sembrerebbero lecite e praticabili. Ne danno conferma autorevole le statistiche: negli anni hanno concorso al prestigioso riconoscimento (come dice Bruno Vespa) molti scrittori, alcuni anche eccellenti, ricavandone fama aggiuntiva.
E sobbarcandosi, chi volentieri chi meno, lo sbattimento mondano e promozionale che a molti premi è strettamente connesso. Ma molti scrittori, alcuni anche eccellenti, non hanno partecipato allo Strega, sopravvivendo alla circostanza e forse non mettendola nel conto delle occasioni perdute, e neppure in quello delle fatiche scampate.

A me però quest’anno capita, senza potermene dare una ragione, di partecipare allo Strega nonostante non vi partecipi; o per dirla con un’espressione meritatamente in voga, di partecipare a mia insaputa. (Per questo, dicevo, intendo consultare il regolamento). Mi spiego meglio. Il mio libro non è mai stato candidato da alcuno, presentato da alcuno, proposto da alcuno. Nel caso qualcuno avesse voluto farlo gli avrei chiesto di recedere, con cortese fermezza: e non certo perché io abbia, contro lo Strega, speciali ragioni di ostilità; ma perché sono troppo pigro per partecipare a un premio che prevede, al pari del Campiello, faticosissime serate propedeutiche in giro per l’Italia, nel corso delle quali si deve essere brillanti e seduttivi, reggere bene l’alcool, insomma dimostrare una prestanza sociale e culturale non sempre alla portata, specie quando la stagione volge verso il caldo afoso. E dunque, con lo stesso sentimento di serena certezza con la quale potrei affermare di non avere disputato la discesa libera di Wengen, o di non essere mai stato a Singapore, posso ben dire che con lo Strega non c’entro niente: zero carbonella, dicono a Roma.

Ma mentre la Gazzetta dello Sport non ha mai ritenuto opportuno fare illazioni sulla mia assenza al cancelletto di partenza a Wengen (preparazione inadeguata? ricaduta di una ormai annosa sciatalgia? abbandonato dagli sponsor?), il pittoresco mondo del gossip letterario ha deciso che tra il mio libro e lo Strega di quest’anno c’era un evidente feeling; che sarei stato certamente tra i candidati; e che lo sarei stato — qui sta il bello — per dare vita a uno spettacolare duello “tra comunisti” con il mio amico Francesco Piccolo, che invece allo Strega partecipa davvero, ed è in cinquina.

(continua a leggere sul sito di Repubblica.it)