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  • Martedì 17 giugno 2014

Il primo arresto per l’attentato a Bengasi

Gli Stati Uniti hanno catturato in Libia Ahmed Abu Khattala, sospettato di essere uno dei responsabili dell'attacco al consolato americano di Bengasi de '12 settembre 2012

di Karen Deyoung, Adam Goldman e Julie Tate - Washington Post

Dozens of supporters of the militant group, Ansar al-Shariah, burn an American flag and shout anti-American slogans denouncing the U.S. violation of Libya's sovereignty in the abduction of Abu Anas al-Libi, in the center of Benghazi, Libya, Monday, Oct. 7, 2013. On Saturday, Oct. 5, 2013, the U.S. Army's Delta Force captured Nazih Abdul-Hamed al-Ruqai, known by his alias Anas al-Libi, an al-Qaida leader linked to the 1998 American Embassy bombings in Kenya and Tanzania. (AP Photo/Mohammed el-Shaiky)
Dozens of supporters of the militant group, Ansar al-Shariah, burn an American flag and shout anti-American slogans denouncing the U.S. violation of Libya's sovereignty in the abduction of Abu Anas al-Libi, in the center of Benghazi, Libya, Monday, Oct. 7, 2013. On Saturday, Oct. 5, 2013, the U.S. Army's Delta Force captured Nazih Abdul-Hamed al-Ruqai, known by his alias Anas al-Libi, an al-Qaida leader linked to the 1998 American Embassy bombings in Kenya and Tanzania. (AP Photo/Mohammed el-Shaiky)

Le forze speciali statunitensi hanno catturato in Libia uno dei presunti capi dell’attacco terroristico al consolato americano a Bengasi dell’12 settembre 2012: si tratta del primo arresto compiuto dagli Stati Uniti per il grave attacco in cui, tra gli altri, rimase ucciso l’ambasciatore Christopher Stevens. Il sospetto arrestato si chiama Ahmed Abu Khattala ed è stato catturato vicino a Bengasi in un raid delle truppe americane in collaborazione con l’FBI. La pianificazione dell’operazione andava avanti da mesi: Khattala si trova ora in custodia degli Stati Uniti “in un luogo sicuro fuori dalla Libia”.

La cattura di Khattala è una vittoria importante per l’amministrazione del presidente statunitense Barack Obama, che in passato era stato criticato per non essere riuscito a mettere sotto processo i responsabili dell’attacco in Libia. Un funzionario statunitense ha definito la cattura di Khattala come la dimostrazione che “quando gli Stati Uniti dicono che perseguiranno una persona responsabile di un crimine, lo faranno per davvero”.

Il Washington Post è venuto a sapere della cattura di Khattala lunedì, ma ha acconsentito alla richiesta della Casa Bianca di ritardare la pubblicazione della storia per dei motivi legati alla sicurezza nazionale. Le accuse contro Khattala erano state formalizzate lo scorso anno da un procuratore statunitense: nessun altro sospetto dell’attacco a Bengasi è stato finora catturato dal governo americano. Alcune fonti governative, parlando in condizione di anonimato per via della segretezza dell’operazione, hanno detto che Khattala si trova ora “sulla via” verso gli Stati Uniti.

Il Dipartimento di stato americano ha incluso Khattala nella lista dei “terroristi” in gennaio, definendolo un “capo” della sezione di Bengasi del gruppo estremista Ansar al-Sharia, organizzazione nata dopo la caduta del regime libico di Muammar Gheddafi nel 2010. La stessa Ansar al-Sharia è stata inclusa nella lista delle organizzazioni terroristiche ed è considerata specificatamente responsabile per l’attacco al consolato americano a Bengasi del settembre 2012.

Lo scorso ottobre un commando del corpo dell’esercito statunitense Delta Force, insieme ad alcuni membri dell’Hostage Rescue Team dell’FBI, ha compiuto un raid simile a Tripoli, la capitale della Libia, e ha catturato Nazih Abdul-Hamed al-Ruqai, accusato di avere partecipato all’attentato alle ambasciate americane in Africa orientale del 1998. Ruqai, conosciuto anche come Anas al-Libi, sta aspettando di essere processato a New York. Un piano per arrestare Khattala pochi giorni dopo la cattura di Ruqai era stato rimandato a causa delle violenti proteste contro il governo libico che si erano diffuse nell’ottobre 2013.

Alla domanda se la Libia avesse approvato la cattura di Khattala, un funzionario statunitense ha detto: «Non voglio entrare nei particolari delle nostre discussioni diplomatiche, ma per essere chiari: questa è stata un’operazione unilaterale statunitense». Il funzionario ha aggiunto: «Siamo stati chiari con i governi libici sulle nostre intenzioni di catturare e processare i responsabili dell’attacco alle nostre strutture a Bengasi. Quindi non dovrebbe essere una sorpresa per il governo della Libia che abbiamo sfruttato l’opportunità di arrestare Abu Khattala». Khattala, che dovrebbe avere tra 40 e 50 anni, fu incarcerato per diversi anni durante il regime di Gheddafi, a causa della sua ideologia fortemente ispirata all’islamismo.

L’FBI crede che oltre alla sezione di Bengasi di Ansar al-Sharia ci siano altri gruppi che parteciparono all’attacco di Bengasi e nel corso del tempo ha formalizzato accuse contro altri individui, tra cui Abu Sufian bin Qumu, capo della sezione di Darnah di Ansar al-Sharia e incluso nella lista dei terroristi dal Dipartimento di stato americano. Qumu era già stato arrestato dalle autorità statunitensi e fino al 2007 era rimasto nella prigione di massima sicurezza di Guantanamo, a Cuba. Dopo essere stato trasferito in Libia, nel 2008 Qumu fu scarcerato definitivamente da Gheddafi.

L’attacco di Bengasi ha avuto diverse conseguenze sulla politica interna statunitense, in particolare per l’allora segretario di stato Hillary Clinton, probabile candidata per i democratici alle prossime elezioni presidenziali del 2016. I repubblicani hanno accusato la Casa Bianca di non avere saputo garantire la sicurezza della missione diplomatica americana a Bengasi, tentando anche di insabbiare quello che successe quella notte e rendendo più difficili le indagini successive. Dopo diverse udienze e un rapporto scritto da un ufficiale del Dipartimento di stato, è stata istituita una commissione alla Camera del Congresso americano per ulteriori indagini.

© Washington Post 2014