Chi è Matteo Orfini, nuovo presidente del PD

Da dove viene e cosa pensa il 39enne deputato scelto dall'assemblea del partito a Roma

(Roberto Monaldo / LaPresse)
(Roberto Monaldo / LaPresse)

Matteo Orfini ha 40 anni ed è un deputato del Partito Democratico, eletto per la prima volta alla Camera alle elezioni del febbraio 2013 dopo aver vinto le primarie per i parlamentari organizzate dal PD. Questa mattina è stato eletto presidente del Partito Democratico dall’assemblea dei delegati eletti con le primarie dello scorso novembre; il precedente presidente era Gianni Cuperlo, prima di lui erano stati presidenti Rosy Bindi e Romano Prodi.

Orfini ha studiato archeologia ma ha iniziato a fare politica molto presto, nel circolo PD “Mazzini” di Roma, di cui è stato segretario, e collaborando con Massimo D’Alema, sia alla fondazione Italianieuropei sia nel suo staff come portavoce. È romano ma tifa per il Milan; su Twitter è @orfini; ha un blog; gli piacciono i videogiochi di calcio.

Scelto da Pier Luigi Bersani come responsabile cultura della segreteria del PD nel 2009, Orfini ha fondato la corrente dei cosiddetti “Giovani turchi”: definiti a volte come “post-dalemiani” o “socialdemocratici”, i Giovani Turchi – come scrisse Claudio Cerasa sul Foglio – credono sia necessario «prendere le distanze da “una finanza sempre più spregiudicata”, riscrivere “il grande patto nazionale tra capitalismo e democrazia”, combattere “quel pensiero unico neoliberista che ha influenzato anche tanti riformisti” e disegnare insomma il PD sul modello delle (non troppo montiane) nuove socialdemocrazie europee». Oppure, nelle parole dello stesso Orfini:

«Il punto è che non è pensabile che il PD debba diventare una specie di UdC un pochino più di sinistra. Non è così. Non è più così. E per questo il nostro partito dovrà prepararsi alle elezioni contrapponendosi in modo chiaro al PPE italiano, all’UdC più il PdL, dimenticandosi ciò che è stato il ‘Lingotto’ e configurandosi sempre di più come fosse un grande PSE italiano: anche per portare a compimento il percorso che dovrà trasformare lo stesso Partito socialista europeo nella casa di tutti i democratici europei»

All’ultimo congresso del PD i Giovani Turchi – e con loro Matteo Orfini, nei fatti leader politico del gruppo – hanno sostenuto Gianni Cuperlo, ma dopo la vittoria di Matteo Renzi hanno manifestato l’intenzione di collaborare con lui (o quanto meno di non fargli la guerra). Orfini ha criticato più volte Renzi ma raramente col tono aggressivo di alcuni suoi colleghi e compagni: riguardo la contestata partecipazione di Renzi ad Amici, per esempio, Orfini disse: «Se un dirigente del PD ha l’occasione di andare ad una trasmissione come questa e rivolgersi a un pubblico diverso dai talk show politici, fa bene ad andarci. Poi spero che dica cose di buon senso. Io la prima stagione di Amici l’ho anche vista tutta». E quando Stefano Fassina – altro esponente dei “Giovani Turchi”, almeno per un periodo – si dimise da vice ministro per via del «Fassina chi?» di Renzi, Orfini disse:

«La mossa di Stefano non la capisco. È vero che il “chi” di Renzi è stato politicamente inopportuno ed offensivo sul piano personale, tuttavia durante le primarie sia io che lui di Renzi abbiamo detto ben peggio. Critiche di merito a Renzi vanno fatte ma le dimissioni non aiutano ad indirizzare il governo nella giusta direzione»

Tra quelli del PD che hanno sostenuto Gianni Cuperlo all’ultimo congresso, insomma, Orfini fa parte di un’ala generalmente più giovane e meno compromessa con la gestione del centrosinistra negli ultimi vent’anni – e quindi anche più interessata a trovare un modo di collaborare con Renzi, a diventare suoi interlocutori seppure da “avversari”, piuttosto che a osteggiarlo apertamente (recentemente ha anche criticato molto Massimo D’Alema, col quale ha iniziato a fare politica).

Il discorso di Orfini alla direzione del PD dopo le elezioni politiche del 2013:

Il discorso di Orfini a “Rifare l’Italia”, convegno dei Giovani Turchi, nel 2012: