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  • Lunedì 9 giugno 2014

L’incontro in Vaticano tra il Papa, Abu Mazen e Shimon Peres

Molti lo hanno definito "storico": c'era anche il Patriarca Bartolomeo I, insieme hanno piantato un ulivo come simbolo di pace

Pope Francis, center, flanked by Israel's President Shimon Peres, left, and Palestinian President Mahmoud Abbas, left, pray for peace in the Vatican gardens, Sunday, June 8, 2014. Pope Francis waded head-first into Mideast peace-making Sunday, welcoming the Israeli and Palestinian presidents to the Vatican for an evening of peace prayers just weeks after the last round of U.S.-sponsored negotiations collapsed. (AP Photo/Gregorio Borgia)
Pope Francis, center, flanked by Israel's President Shimon Peres, left, and Palestinian President Mahmoud Abbas, left, pray for peace in the Vatican gardens, Sunday, June 8, 2014. Pope Francis waded head-first into Mideast peace-making Sunday, welcoming the Israeli and Palestinian presidents to the Vatican for an evening of peace prayers just weeks after the last round of U.S.-sponsored negotiations collapsed. (AP Photo/Gregorio Borgia)

Domenica 8 giugno Papa Francesco, il presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) si sono incontrati nei Giardini Vaticani a Roma insieme al patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, per dare inizio a quello che Bergoglio ha chiamato «un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce e per superare ciò che divide». L’iniziativa è stata voluta dal Papa dopo il suo recente viaggio in Medio Oriente e ha messo insieme i leader di due popoli in guerra da decenni e i cui negoziati sembrano nuovamente essere entrati in crisi. A fine aprile, infatti, le due più importanti fazioni palestinesi, Fatah e Hamas, hanno dato vita a un governo di unità nazionale, ma a seguito dell’accordo Israele ha detto di voler sospendere i colloqui di pace con l’Autorità Nazionale Palestinese. I colloqui di pace erano iniziati circa un anno fa con l’aiuto degli Stati Uniti: erano state fissate diverse tappe e «un’intesa complessiva per porre fine al conflitto» doveva essere raggiunta entro lo scorso 29 aprile. Recentemente si stava anche negoziando un prolungamento dei colloqui.

Dopo gli incontri e i colloqui del Papa con Peres e Abu Mazen, i tre si sono trasferiti con il patriarca Bartolomeo I nell’area scelta per l’invocazione di pace, i Giardini Vaticani, considerati zona neutra perché priva di simboli religiosi. Qui erano presenti varie delegazioni composte in gran parte dai rappresentanti religiosi delle varie comunità di Palestina e Israele: dopo le letture e le invocazioni delle tre diverse fedi (prima quella ebraica, poi quella cristiana e infine quella musulmana) ciascuno è intervenuto e ha parlato pubblicamente. Bisogna «dire sì all’incontro e no allo scontro, sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza», ha detto Papa Francesco. Peres ha definito il Papa «un costruttore di ponti di fratellanza e di pace» e l’evento in Vaticano un «invito eccezionale» e una «commovente occasione». Abu Mazen, infine, ha sottolineato che «il popolo della Palestina desidera ardentemente una pace giusta, una vita degna e la libertà», e ha pregato che il futuro dei palestinesi sia «prospero e promettente, con libertà in uno stato sovrano e indipendente».

Infine, come gesto simbolico di pace, è stato piantato un ulivo nei Giardini.