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  • Lunedì 2 giugno 2014

Il Qatar rischia di perdere i Mondiali 2022?

L'articolo del Sunday Times ha riaperto la questione, la FIFA concluderà presto la sua inchiesta: intanto si comincia a parlare apertamente della possibilità di rivotare

Sepp Blatter, right, the President of FIFA, the governing body of world soccer, presents a gift to Sheikh Hamad bin Khalifa Al-Thani, President of Qatar Football Association, center, and Mohammed bin Hammam, President of the Asian football Confederation (AFC) at the Aspire sports complex in Doha, Qatar, Monday Feb. 11, 2008. (AP Photo/Abdul Basit)
Sepp Blatter, right, the President of FIFA, the governing body of world soccer, presents a gift to Sheikh Hamad bin Khalifa Al-Thani, President of Qatar Football Association, center, and Mohammed bin Hammam, President of the Asian football Confederation (AFC) at the Aspire sports complex in Doha, Qatar, Monday Feb. 11, 2008. (AP Photo/Abdul Basit)

Aggiornamento 3 giugno – Il Guardian scrive che Michael Garcia, il capo investigatore della FIFA, non intende esaminare le email e le altre carte (“milioni di documenti”) su cui si basa l’inchiesta del Sunday Times sui casi di corruzione relativi all’assegnazione al Qatar dei Mondiali 2022. Il giornale scrive che non ha avuto alcuna richiesta per il suo materiale; persone vicine alla FIFA fanno sapere che prendendolo in considerazione non sarebbe possibile rispettare la scadenza prevista per la prossima settimana, prima dell’inizio dei Mondiali in Brasile. Non ci sono ancora conferme o dichiarazioni ufficiali.

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Il comitato etico della FIFA concluderà il 9 giugno i colloqui con le persone coinvolte nel presunto giro di tangenti relativo alla scelta del Qatar come paese organizzatore dei Mondiali di calcio del 2022. Il vicepresidente della FIFA, Jim Boyce, ha detto che sarebbe favorevole a ripetere la votazione per assegnare i Mondiali, se le accuse di corruzione venissero accertate e provate. Le discussioni e le accuse contro il Qatar per questa storia vanno avanti da moltissimo tempo, addirittura da prima che la FIFA decidesse a chi assegnare l’organizzazione dei Mondiali 2022 – pochi giorni prima del voto due membri dell’esecutivo FIFA furono sospesi perché intenzionati a vendere il loro voto al miglior offerente – ma sono state riportate d’attualità da una lunga inchiesta pubblicata domenica 1 giugno sul Sunday Times. Anche Mark Pieth, un autorevole ex dirigente della FIFA, ha detto che il voto sull’assegnazione dei Mondiali del 2022 dovrebbe essere ripetuto.

L’uomo che sta indagando per conto della FIFA si chiama Michael Garcia, è americano ed è il presidente del comitato etico. Il vicepresidente della FIFA ha detto che «se Garcia dovesse ottenere prove concrete e consegnarle al comitato esecutivo, queste dovrebbero essere prese in seria considerazione. Il comitato esecutivo supporta l’indagine di Garcia al cento per cento: lui può andare ovunque e parlare con chiunque in tutto il mondo». Al termine dei colloqui, il comitato etico dovrebbe impiegare circa sei settimane a redigere un rapporto: a quel punto dovrebbe essere chiaro se le rivelazioni della stampa potranno portare alla revoca dell’incarico al Qatar. In ogni caso quella che fino a qualche tempo fa sembrava un’ipotesi irreale adesso viene trattata dalla stampa e da alcuni dirigenti della FIFA come un’eventualità concreta.

Intanto oggi il primo ministro britannico David Cameron ha alluso alla possibilità che la gara per organizzare i Mondiali del 2022 possa essere riaperta, a seguito dell’inchiesta della FIFA. C’è una ragione per cui nel Regno Unito la stampa e la politica sentono molto la questione: con lo stesso contestato voto con cui i Mondiali del 2022 furono assegnati al Qatar, la FIFA decise di assegnare alla Russia i Mondiali del 2018, nonostante la candidatura dell’Inghilterra fosse molto apprezzata e accreditata. Già all’epoca diversi giornali inglesi avevano raccontato di come diversi dirigenti della FIFA fossero disponibili ad accettare denaro, favori e beni in cambio del loro voto. Nel 2011 l’ex presidente del comitato inglese che promuoveva l’assegnazione dei mondiali del 2018 al Regno Unito, Lord David Triesman, disse che uno degli allora vicepresidenti della FIFA, Jack Warner, gli aveva detto di essere disponibile a votare per il Regno Unito in cambio del finanziamento di un centro scolastico nel suo paese natale, Trinidad e Tobago; in un’altra occasione avrebbe richiesto 500.000 sterline al comitato inglese per pagare la trasmissione delle partite di calcio ad Haiti. Il rappresentante del Paraguay, Nicolás Leóz, incontrato da Triesman ad Asunción, avrebbe avanzato la richiesta di una onorificenza britannica «per dare adeguato riconoscimento ai suoi risultati nel calcio mondiale».

L’inchiesta del Sunday Times gira attorno a Mohamed bin Hammam, ex dirigente di alto livello della FIFA originario del Qatar. Hammam è stato escluso e squalificato a vita dalla FIFA nel luglio 2011 dopo che erano emerse “diverse violazioni del codice etico della FIFA” (la sua squalifica fu annullata un anno dopo dal Tribunale Arbitrale dello Sport, ma dopo pochi mesi, alla fine del 2012, fu nuovamente squalificato a vita dalla FIFA). In pratica Hammam era accusato di avere corrotto dirigenti della FIFA allo scopo di ottenere il sostegno per la sua candidatura alle elezioni per la presidenza della FIFA (Hammam era l’unico sfidante dell’attuale presidente Joseph Blatter). Secondo il Sunday Times, Hammam avrebbe anche pagato diversi funzionari FIFA – per un totale di 5 milioni di dollari – perché appoggiassero la candidatura del Qatar ai Mondiali del 2022.

Oltre che per i sospetti di corruzione, in questi anni la scelta della FIFA è stata molto criticata anche perché porterà con ogni probabilità a spostare il torneo dall’estate all’inverno, con conseguenze su tutti i campionati nazionali, e per la grande quantità di operai che stanno morendo nei cantieri per costruire gli stadi, tanti da far parlare di “crisi umanitaria”.

foto: il presidente della FIFA, Sepp Blatter, col presidente del Qatar Sheikh Hamad bin Khalifa Al-Thani (a sinistra) e Mohammed bin Hammam (al centro), nel 2008. (AP Photo/Abdul Basit)