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  • Mercoledì 14 maggio 2014

Il terrorista più ricercato dell’Africa

Cosa si sa di Abubakar Shekau – il capo di Boko Haram, il gruppo che ha rapito le studentesse in Nigeria – a parte che è molto brutale e sua madre lo definisce "fuori di testa"

In this photo taken from video by Nigeria's Boko Haram terrorist network, Monday May 12, 2014 shows their leader Abubakar Shekau speaking to the camera. The new video purports to show dozens of abducted schoolgirls, covered in jihab and praying in Arabic. It is the first public sight of the girls since more than 300 were kidnapped from a northeastern school the night of April 14 exactly four weeks ago. (AP Photo)
In this photo taken from video by Nigeria's Boko Haram terrorist network, Monday May 12, 2014 shows their leader Abubakar Shekau speaking to the camera. The new video purports to show dozens of abducted schoolgirls, covered in jihab and praying in Arabic. It is the first public sight of the girls since more than 300 were kidnapped from a northeastern school the night of April 14 exactly four weeks ago. (AP Photo)

Abubakar Shekau è il leader di Boko Haram, l’organizzazione terroristica di cui si sta occupando molto la stampa internazionale per il rapimento di oltre 200 ragazze nigeriane in un dormitorio della scuola di Chibok, nello stato di Borno. Shekau è a capo di Boko Haram dal 2009, e da allora è conosciuto dagli esperti di terrorismo in Africa per la brutalità e violenza degli attacchi compiuti dal suo gruppo nel nord della Nigeria. Di lui non si sa molto, come succede spesso per i leader delle organizzazioni terroristiche africane, ma diverse istituzioni e studiosi importanti hanno cominciato da qualche anno a occuparsi di lui e della sua strategia.

Shekau dovrebbe avere circa una quarantina di anni, anno più anno meno: è nato a Maiduguri, capitale dello stato federale di Borno, in Nigeria. Gli abitanti locali hanno raccontato – ma è la classica storia al confine con la leggenda, nel caso di personaggi del genere – che quando ancora viveva in città Shekau aveva l’abitudine di andare sulla sua motocicletta leggendo il Corano. Diversi funzionari nigeriani e occidentali sostengono che Shekau abbia passato un periodo in Mali per compiere un addestramento para-militare, ma Shekau ha sempre negato, sostenendo di non avere mai lasciato la Nigeria. Per molti anni è stato il “secondo” di Boko Haram, fino a che nel 2009 l’allora leader del gruppo, Mohammad Yusuf, fu ucciso dalla polizia. Da allora l’esercito nigeriano ha annunciato la morte di Shekau in due diverse occasioni, sostenendo che i video pubblicati in rete che lo ritraggono hanno in realtà come protagonista un impostore, che si fa passare per lui. L’esercito è stato comunque smentito dal presidente nigeriano Goodluck Jonathan, che a febbraio ha confermato ai giornalisti che Shekau era vivo.

Nel corso degli ultimi tre anni Shekau ha diffuso diversi video – alcuni più deliranti degli altri – di rivendicazione di attentati o più semplicemente di attacchi contro l’Occidente (in uno di questi ha rivendicato il rapimento delle ragazze rapite). In uno degli ultimi, diffuso all’inizio di maggio, Shekau se la prende un po’ con tutti: Barack Obama, Francois Hollande, George Bush, Bill Clinton, Abraham Lincoln, Ban Ki-moon e “tutti i suoi uomini”, e tutti i cristiani in generale (il video è stato sottotitolato in inglese dal New York Times).

Di recente Shekau è diventato l’uomo più ricercato dagli Stati Uniti in Africa, e la taglia che è stata messa su di lui dal Dipartimento di stato americano è la più alta mai decisa per la cattura di un singolo individuo del continente africano. Secondo alcune fonti governative statunitensi riportate dal Wall Street Journal, il governo americano crede che Shekau sia il principale responsabile della “rinascita” di Boko Haram degli ultimi anni: in particolare, da quando Shekau ne ha preso il comando dal 2009, Boko Haram è diventato “uno dei più potenti e attrezzati gruppi terroristici in Africa, anche se agisce a livello locale».

Daniel Benjamin, ex capo dell’anti-terrorismo al Dipartimento di Stato americano, ha detto: «Shekau sembra volere distinguere se stesso dagli altri con la sua profonda brutalità. È una buona parte del suo biglietto da visita». Le autorità politiche e religiose nigeriane hanno tentato di fermarlo in tutti i modi negli ultimi anni. Tra gli altri si sono rivolti anche alla madre, che vive nel nord della Nigeria: prima che Shekau smettesse di chiamarla del tutto un anno fa, le autorità nigeriane le hanno chiesto di convincerlo ad abbandonare il terrorismo, senza risultati. Anche la madre, dicono gli americani, pensa che Shekau sia “fuori di testa”.

Le azioni del suo gruppo sono rimaste però per diverso tempo conosciute quasi solo a chi si interessa di politica estera, almeno fino al rapimento delle oltre 200 ragazze nigeriane a Chibok, lo scorso aprile. Ma le violenze di Boko Haram vanno avanti da molto tempo. Nel settembre 2013, per esempio, mentre i militanti dell’organizzazione terroristica somala al-Shabaab uccidevano almeno 61 persone in un importante centro commerciale di Nairobi, in Kenya, gli uomini di Shekau compivano due diversi attacchi, uccidendo 159 persone in una settimana. Secondo il Council on Foreign Relations – associazione privata e apartitica statunitense che lavora come un think tank specializzato sulla politica estera americana e sulla politica internazionale – negli ultimi due anni il gruppo di Shekau ha ucciso oltre 7mila persone, di cui la maggior parte musulmani considerati troppo vicini allo stato nigeriano o non sufficientemente “devoti” alla religione, sempre in modo molto cruento.

Secondo molti esperti Shekau ha cercato di avvicinare Boko Haram al modello di al Qaida e dei suoi affiliati, adottando la stessa retorica anti-americana tipica più dei movimenti terroristici con aspirazioni globali, piuttosto che a gruppi che agiscono per lo più localmente, come Boko Haram. La strategia di Shekau nei confronti dei nigeriani è basata sull’assunto “unitevi a noi o vi uccidiamo”: ciò che ne è risultato – un altissimo numero di civili tra le persone uccise per gli attacchi del gruppo – è stato criticato anche da una parte dell’organizzazione stessa. Nel 2012 una parte si è staccata e ha fatto nascere Ansaru, che ha sviluppato un’attenzione maggiore verso obiettivi internazionali ed è considerato anch’esso un gruppo terroristico da parte degli Stati Uniti.