Thyssen, il processo di appello è da rifare

Le pene degli imputati per il rogo nello stabilimento di Torino in cui morirono 7 persone, e già ridotte rispetto al primo grado, dovranno essere ricalcolate

Ieri, giovedì 24 aprile, la Corte di cassazione ha rinviato alla Corte d’assise d’appello di Torino gli atti del processo Thyssenkrupp: le pene dei sei imputati per l’incendio scoppiato nello stabilimento di Torino nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, e nel quale rimasero uccisi sette operai per le gravi ferite subite, andranno dunque rideterminate. I giudici hanno confermato la responsabilità degli imputati, ma hanno annullato senza rinvio una parte della sentenza di appello che riguarda una delle «circostanze aggravanti» contestate: le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni. I famigliari delle vittime hanno reagito molto duramente alla lettura della sentenza, dicendo che le pene, già ridotte rispetto al primo grado, potrebbero essere ulteriormente riviste.

Il processo
Le indagini sul rogo della Thyssenkrupp vennero chiuse in un tempo relativamente breve. La procura chiese il rinvio a giudizio per sei dirigenti e il giudice dell’udienza preliminare accolse le tesi dell’accusa: il presunto reato era omicidio volontario con dolo eventuale e incendio doloso. Il processo iniziò nel gennaio del 2009. Nell’aprile del 2011 era arrivata la sentenza di primo grado della Corte d’Assise di Torino: Harald Espenhahn, amministratore delegato dell’azienda accusato di omicidio volontario, era stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione. Cosimo Cafueri, responsabile della sicurezza, Giuseppe Salerno, responsabile dello stabilimento di Torino, Gerald Priegnitz e Marco Pucci, membri del comitato esecutivo dell’azienda, erano stati condannati a 13 anni e 6 mesi per omicidio e incendio colposi (con colpa cosciente) e omissione delle cautele antinfortunistiche. Daniele Moroni, membro del comitato esecutivo dell’azienda, era stato condannato a 10 anni e 10 mesi.

Nel frattempo, lo stabilimento di Torino è stato chiuso nel marzo del 2008 con un accordo tra la ThyssenKrupp, i sindacati, le istituzioni locali e i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico, in anticipo sulla data prevista. Il primo luglio del 2008 la ThyssenKrupp aveva versato quasi 13 milioni di euro alle famiglie dei sette operai uccisi che si erano impegnate a non costituirsi parte civile.

L’appello
La mattina del 28 novembre 2012 è cominciato a Torino il processo d’appello. La tesi della difesa era stata quella di evidenziare le responsabilità che avrebbe avuto, nell’incidente, un comportamento scorretto degli operai, una linea che il comitato dei lavoratori ThyssenKrupp aveva già criticato come «ignobile». Il 28 febbraio del 2013 arrivò la sentenza della Corte d’Assise di Appello di Torino che stabilì di ridurre le pene per i condannati in primo grado per il rogo riconoscendo l’omicidio colposo invece che l’omicidio volontario (le nuove pene andavano dai 7 ai 10 anni al massimo). La notizia fu criticata molto, soprattutto dai famigliari degli operai che morirono nello stabilimento.