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  • Domenica 6 aprile 2014

Obama, Putin e il tasto “reset”

Perché il loro rapporto è peggiorato così tanto negli ultimi anni, tanto da far sparire anche i sorrisi di circostanza

di Mark Silva - Bloomberg

President Barack Obama participates in a bilateral meeting with Russia’s President Vladimir Putin during the G20 Summit, Monday, June 18, 2012, in Los Cabos, Mexico. (AP Photo/Carolyn Kaster)
President Barack Obama participates in a bilateral meeting with Russia’s President Vladimir Putin during the G20 Summit, Monday, June 18, 2012, in Los Cabos, Mexico. (AP Photo/Carolyn Kaster)

Mentre lo scorso fine settimana la tensione internazionale cresceva, il presidente russo Vladimir Putin ha telefonato al presidente statunitense Barack Obama per discutere di “una soluzione diplomatica alla crisi in Ucraina”. Putin ha richiamato l’”attenzione” di Obama sulla “furia degli estremisti che stanno commettendo atti intimidatori” in Ucraina e ha affrontato la questione del futuro di un’altra provincia separatista: la Transnistria, un territorio che si è autoproclamato indipendente dalla Moldavia nel 1990 e che vorrebbe unirsi alla Russia.

Oggi, con l’annessione della Crimea alla Russia e il concentramento massiccio di soldati russi al confine ucraino, la telefonata del 29 marzo tra i due presidenti sembra emblematica della crisi delle relazioni tra Stati Uniti e Russia che fino a non molto tempo fa Obama pensava di potere “resettare”. La telefonata è diventata poi molto nota durante lo show serale “The Tonight Show” di Jimmy Fallon, che l’ha riproposta con degli attori nel ruolo dei due leader. Nel video, che è stato visto 2,5 milioni di volte su YouTube, i due si confrontano: «Tu hai invaso la Crimea», dice Obama, «No, no, no, è proprio al contrario, amico mio. Tecnicamente è stata la Crimea a invadere noi», risponde Putin.

In diverse occasioni le divergenze tra Putin e Obama sono sembrate personali. Obama ha paragonato Putin a un «ragazzino annoiato che si siede in fondo alla classe» nelle apparizioni pubbliche, e durante un’intervista a CBS ha detto che dovrebbe superare una volta per tutte il trauma del crollo dell’Unione Sovietica: «Ci si aspetterebbe che dopo un paio di decenni i leader russi abbiano preso coscienza del fatto che fare passi avanti non significa ritornare alle pratiche prevalenti della Guerra Fredda». L’origine delle differenze tra i due presidenti deriva da visioni diverse sul crollo dell’Unione Sovietica, e sul significato della Crimea oggi. Durante un discorso alla nazione del 2005, Putin disse:

«Prima di tutto bisogna riconoscere che il crollo dell’Unione Sovietica è stata la più grande catastrofe geopolitica del secolo. E per la popolazione russa è diventata una vera tragedia. Decine di milioni di nostri cittadini e connazionali si trovano al di là dei confini del territorio russo»

Oggi la Russia rivendica una fetta di quel territorio in Crimea, allarmando la NATO e i leader dell’Ucraina sulle sue reali intenzioni e arrivando per esempio a riproporre la questione del destino della Transnistria. Obama si è invece allineato sulle stesse posizioni degli europei, che vedono l’espansionismo russo come una minaccia all’intero continente.

Obama e Putin, oltre ad avere una differenza di età di quasi un decennio (Obama ha 52 anni, Putin 61), provengono da due contesti e società molto diversi: il primo ha frequentato strutture scolastiche di élite, il secondo si è formato nel KGB (i servizi segreti sovietici, oggi FSB). I rapporti tra i due presidenti si sono raffreddati rapidamente nel corso degli anni. Putin ha fatto il suo debutto su Twitter l’8 novembre 2012, con un messaggio da @PutinRF_Eng (il suo account in inglese) al neo-eletto presidente statunitense. Poi a marzo di quest’anno ha twittato una serie di commenti sulle telefonate che ha fatto, tra gli altri, a Obama e al cancelliere tedesco Angela Merkel. Nel marzo 2009, pochi mesi dopo l’insediamento di Obama alla Casa Bianca, durante un viaggio a Ginevra, in Svizzera, l’allora segretario di Stato Hillary Clinton portò con sé un grande pulsante rosso simbolo delle intenzioni degli Stati Uniti di “resettare” le relazioni con la Russia. Clinton e Lavrov, il ministro degli Esteri russo, posarono di fronte ai fotografi, sorridendo e tenendo in mano il pulsante.

Clinton Lavrov

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L’amministrazione Obama ha continuato a fare concessioni per cercare di migliorare le relazioni con la Russia. Gli Stati Uniti hanno rivisto il loro piano di dispiegamento di missili di difesa in Polonia e in Repubblica Ceca, perseguito dall’amministrazione Bush come sistema di difesa contro gli “stati canaglia” (ad esempio l’Iran). Putin si era opposto al piano americano, perché questi missili si sarebbero trovati troppo vicini ai confini russi ed erano visti dal governo russo come una minaccia.

Non molti mesi fa, tuttavia, la Russia ha fornito asilo a Edward Snowden – ex consulente della National Security Agency (NSA, agenzia di sicurezza nazionale statunitense) – aumentando le tensioni con Obama: negli Stati Uniti, infatti, Snowden è incriminato per spionaggio, per aver sottratto documenti e dati sui programmi di sorveglianza del governo americano. Obama ha cancellato un incontro con Putin al G-20 che si sarebbe dovuto tenere a San Pietroburgo, in Russia: in una conferenza stampa del 9 agosto, Obama ha detto che la cancellazione dell’incontro non era dipesa solo dal problema dell’asilo di Snowden, ma «aveva a che fare con una serie di questioni su cui pensavamo di poter fare qualche progresso, ma la Russia non si è mossa». Alla domanda su come si possa concludere qualcosa con la Russia senza avere un buon rapporto con Putin, Obama ha risposto:

«Non ho un brutto rapporto con Putin. Quando ci parliamo le nostre conversazioni sono sincere, schiette. Spesso sono costruttive. So che alla stampa piace concentrarsi sul linguaggio del corpo e che lui ha quel tipo di postura un po’ svogliata, come il ragazzo annoiato che è seduto in fondo all’aula. Ma la verità è che quando parliamo ne viene fuori quasi sempre qualcosa di buono.»

Anche la guerra civile in Siria, che ha provocato oltre 100mila morti e più di 2 milioni di sfollati, ha messo sotto pressione le relazioni tra Stati Uniti e Russia. Alcuni dicono che la gestione di Obama di quella crisi abbia offerto a Putin la possibilità di mostrare la sua forza. Quando le forze governative siriane hanno usato le armi chimiche, superando la famosa “linea rossa” oltre la quale gli Stati Uniti sarebbero dovuti intervenire, Obama ha lasciato decidere al Congresso se avviare un’azione militare contro il presidente siriano Bashar al Assad, alleato di Putin. Questa eventualità è stata poi esclusa grazie anche all’azione diplomatica della Russia, dopo che il governo siriano aveva accettato di smantellare il suo programma di armi chimiche. La guerra comunque è andata avanti e il sostegno russo ad Assad pure.

Nell’ultima telefonata di Putin a Obama sul tema dell’Ucraina, il presidente americano ha parlato della possibilità di una soluzione diplomatica della crisi e «ha suggerito che la Russia risponda in maniera concreta e per iscritto» alle proposte fatte. Kerry e Lavrov, che si erano ripromessi di discutere i prossimi passi per la risoluzione della crisi, si sono incontrati a Parigi lo scorso fine settimana, senza però né pulsanti rossi né grandi sorrisi.

© Bloomberg 2014