La scoperta dell’esercito di terracotta

Cioè le seimila statue sepolte vicino a Xi'an, in Cina: successe per caso, 40 anni fa, quando un gruppo di contadini si mise a scavare un pozzo d'acqua

Il 29 marzo del 1974, un gruppo di contadini cinesi della provincia dello Shaanxi fece una delle più sensazionali scoperte archeologiche del secolo. Mentre scavavano un pozzo alla ricerca di acqua si imbatterono nei resti di quello che da allora è chiamato “l’esercito di terracotta”, un’armata di più di seimila sculture di soldati, acrobati e cortigiani messa a guardia della tomba di Qin Shi Huang, il primo imperatore della Cina, che la fece costruire più di due secoli prima della nascita di Cristo.

La scoperta
L’inverno del 1974 era stato particolarmente secco e la provincia dello Shaanxi, come gran parte del nord della Cina, erano colpiti da una grave siccità. Un gruppo di contadini che vivevano poco lontano dalla città di Xi’an si misero a scavare alla ricerca di acqua. Il luogo che avevano scelto non era molto lontano da una zona ricca di scavi archeologici. Bastava smuovere un po’ di terra per trovare cocci, mattoni e frammenti di terracotta.

Questi ritrovamenti era molto utili ai contadini, che erano felici di riutilizzare quello che trovavano come materiali da costruzione o recipienti. Per farlo, però, dovevano superare le barriere della superstizione. Gli anziani dei villaggi, in particolare, ritenevano che rimuovere quegli oggetti dalla terra infastidisse gli spiriti e fosse di malaugurio.

La spedizione non trovò acqua. Al suo posto, dopo alcuni metri di scavi, trovarono una quantità sorprendente di cocci, come mai era capitato prima. Era una mezza vittoria e i contadini riempirono un intero carretto con gli oggetti ritrovati. Quando ritornarono al villaggio ci fu una certa animazione: come era accaduto in passato, uno degli anziani del villaggio disse che con il loro scavo i contadini avevano svegliato gli spiriti della terra. Per giorni i contadini ritornarono sul luogo dello scavo, celebrando riti e accendendo bastoncini di incenso nel tentativo di placare la rabbia degli dei.

Uno di loro, però, la pensava diversamente. Si chiamava Yang Zhifa – almeno secondo uno dei resoconti della storia più diffusi – e aveva partecipato al primo scavo, il 23 marzo. Yang aveva notato che il ritrovamento era diverso dal solito. I cocci che avevano trovato non somigliavano a pezzi di vasi o di mattoni: avevano qualcosa di umano. Inoltre, in mezzo ai rottami spuntati, Yang aveva anche visto oggetti di metallo luccicante che sembravano spade o coltelli. Il 29 marzo avvertì le autorità cinesi, che inviarono sul posto un gruppo di ricercatori. Fu sufficiente allargare un poco lo scavo praticato dai contadini perché i ricercatori del governo si accorgessero di essere davanti ad un ritrovamento storico.

L’armata
Gli scavi andarono avanti per anni con grande prudenza. Si scoprì che i precedenti lavori di scavo alle tombe circostanti, che si trovavano a volte a pochissima distanza dall’esercito di terracotta, avevano danneggiato numerosi soldati. Alla fine dei lavori vennero individuati quattro “pozzi” principali nei quali era sepolta un’armata composta da più di seimila figure. Il pozzo principale è il numero uno, dove è radunato il grosso dell’esercito. È composto da undici corridoi, ognuno largo circa tre metri. I guerrieri di terracotta sono incolonnati in questi corridoi, immobili come durante una rivista militare.

Nel pozzo numero due è schierata la cavalleria. Ci sono circa 130 carri da guerra e più di 520 cavalli. Il pozzo numero tre è riservato agli ufficiali e ai generali, più alti dei soldati normali e scolpiti con uniformi elaborate. Il quarto pozzo è vuoto e secondo gli archeologi potrebbe essere stato lasciato incompiuto durante i lavori. Intorno ai quattro pozzi principali e a una certa distanza ce ne sono numerosi altri, più piccoli, dove erano custodite le sculture di acrobati, danzatori e cortigiani.

L’imperatore Qin
L’enorme esercito e la corte sono disposti a circa un chilometro e mezzo di distanza dalla tomba che avrebbero dovuto vigilare per sempre, l’enorme tumulo funerario dell’imperatore Qin Shi Huang, che regnò tra il 260 e il 210 avanti Cristo. La tomba di Qin è ancora in gran parte misteriosa, visto che nessuno scavo è stato ancora compiuto – ufficialmente per il timore di rovinare gli oggetti all’interno.

Nelle cronache cinesi dell’epoca, tutte successive alla morte di Qin, si fanno numerosi riferimenti alle meraviglie contenute nella tomba, ma non c’è nessun accenno alla grande armata che sorveglia l’accesso orientale al tumulo. Gli archeologi sono comunque riusciti a ricostruire una parte notevole della storia dell’esercito di terracotta.

L’impero di Qin era altamente centralizzato e per gli storici non è difficile immaginare che numerosi laboratori siano stati incaricati di realizzare l’esercito, sulla base di un disegno preordinato dai funzionari della corte. Le statue di terracotta sono composte da varie parti incollate insieme, il che fa supporre una sorta di produzione “a catena di montaggio”, con laboratori che producevano in serie le braccia, altri i busti, le gambe e i volti. Altri operai, probabilmente sul posto, montavano le statue e le mettevano in posizione, come ha spiegato in questo articolo lo Smithsonian Magazine.

Gli archeologi hanno osservato che, per dare varietà ai volti dei seimila soldati, siano state utilizzate otto forme diverse per realizzarli. Un procedimento simile venne usato probabilmente anche per le gambe e per le braccia. I soldati erano quasi tutti armati e si calcola che all’inizio nella tomba fossero sepolte circa 40 mila armi di bronzo: da allora molte sono state rubate o sono state completamente corrose dalla ruggine. Gli storici cinesi dell’epoca parlano di 250 mila o addirittura 700 mila operai non pagati per realizzare il tumulo e – sappiamo noi – l’esercito di terracotta. Storici moderni ritengono queste stime improbabili. Secondo alcuni calcoli, 16 mila persone impegnate per due anni sarebbero state sufficienti a realizzare tutto il complesso.

L’esercito oggi
Dagli anni Settanta a oggi l’esercito di terracotta è diventato una delle principali mete turistiche della Cina. Intorno al sito è sorta una vera e propria città turistica, con alberghi, ristoranti e musei. Repliche o addirittura pezzi originali dell’esercito sono stati portati in tutto il mondo per una serie di mostre, ottenendo un enorme successo. Quella al British Museum del 2007-2008 fu l’evento più di successo dai tempi dal tesoro di Tutankhamen, oggetto di una mostra nel 1972.

A gran parte dei contadini, tra cui anche alcuni degli autori della scoperta, l’esercito di terracotta non portò fortuna. Il governo acquistò la loro terra e li lasciò nelle condizioni di estrema povertà che toccarono a gran parte dei cinesi durante la rivoluzione culturale di Mao Tse Tung. Per Yang Zhifa le cose andarono diversamente. Come principale autore della scoperta, Yang venne ricompensato dal governo cinese con una somma equivalente a quanto guadagnava in un anno. Quando poi l’esercito divenne una gigantesca attrazione turistica, venne chiamato dal direttore del museo per firmare autografi a pagamento, un’attività che Yang ha continuato a fare fino alla pensione. Sapere che fine ha fatto non è semplice. Oggi, a Xi’an, la città più vicina al sito archeologico, ci sono parecchie persone che sostengono di essere gli autori della scoperta e si fanno pagare per firmare autografi. Diversi di loro sostengono di essere proprio Yang Zhifa.