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  • Sabato 29 marzo 2014

Chi ha detto “no” a Putin?

Si chiama Ilya Ponomarev, è un parlamentare siberiano e il 20 marzo è stato l'unico a votare contro l'annessione della Crimea

Giovedì 21 marzo il presidente Russo Vladimir Putin ha firmato il trattato con cui la Federazione Russa annetteva la Crimea, la repubblica autonoma dell’Ucraina che nelle settimane precedenti era stata occupata da militari russi e bande di miliziani. L’annessione ha causato sanzioni mirate da parte di Stati Uniti ed Europa, ha portato ad un tracollo della borsa di Mosca e, tra spese per l’occupazione militare e sussidi al governo della nuova regione, costerà alla Russia almeno un miliardo di euro.

Spese e isolamento internazionale a parte, l’annessione della Crimea è stata il coronamento della politica estera “muscolare” del presidente Putin, o almeno così l’hanno raccontata i media russi (e alcuni anche in Occidente). Ma la vittoria non è stata del tutto completa. Qualche giorno prima della firma del trattato di annessione, il 18 marzo, Putin aveva chiesto l’autorizzazione alla firma alla camera bassa del Parlamento, la Duma. Quando è arrivato il momento del voto qualcosa è andato storto – per modo di dire: 445 deputati hanno votato a favore, ma uno di loro ha votato contro.

Non si tratta di un evento trascurabile, visto che è avvenuto in un parlamento che, come ha scritto eufemisticamente il New York Times, “non è famoso per la sua indipendenza” – quando il 18 marzo Putin ha chiesto per la prima volta di annettere la Crimea, è stato interrotto da ovazioni almeno una decina di volte, e tra i parlamentari ce n’erano diversi in lacrime per la commozione. È stato proprio durante quel discorso che Ilya V. Ponomarev, 38 anni, deputato indipendente di centrosinistra al suo secondo mandato, ha deciso che avrebbe votato contro l’annessione. Come ha raccontato al New York Times: «Volevo mandare un messaggio in particolare al popolo ucraino: la Russia non è unanime su questo argomento, c’è qualcuno che la pensa diversamente. Si tratta di una minoranza, ma questa gente esiste e penso che sia importante esprimere anche la sua opinione».

Quella di Ponomarev, che fa l’imprenditore ed è laureato in medicina, non è stata una decisione priva di conseguenze, ha scritto Reuters. Alcuni parlamentari hanno chiesto la sua rimozione dalla Duma per aver votato in maniera “contraria agli interessi dello Stato” – una cosa che non si può fare neppure nella Russia di Putin, come hanno fatto notare altri parlamentari. I suoi account sui social network sono stati sommersi da insulti e minacce. Un utente ha accusato Ponomarev di “sputare saliva velenosa”, altri di essere un traditore della patria e una “quinta colonna” dell’Occidente. Un altro ancora ha scritto che “il 99 per cento dei russi ti vuole crocifiggere”. Negli stessi giorni è stato criticato a causa di una foto che lo ritraeva seduto, mentre tutti gli altri membri del parlamento erano in piedi. Alcuni hanno scritto che Ponomarev non si era alzato durante l’inno nazionale, ma lui ha spiegato che la foto era stata scattata durante il discorso di Putin sull’annessione della Crimea il 18 marzo.

Ponomarev sostiene che sapeva a cosa stava andando incontro con il suo voto contrario. Alcuni colleghi, ha detto al New York Times, lo avevano avvertito di quali conseguenze avrebbe avuto schierarsi contro l’annessione: «Putin ti schiaccerà», oppure: «Non rovinare la tua carriera». Ponomarev probabilmente conosce bene questo tipo di conseguenza: non è stata la prima volta in cui si è schierato contro il governo. Nell’inverno 2011-2012, Ponomarev è stato tra gli organizzatori delle grandi proteste contro il governo russo ed è stato censurato dal parlamento per aver dichiarato che Russia Unita, il partito di Putin, è composto da ladri e truffatori (tra le altre infrazioni minori che ha commesso, c’è anche quella di non essersi vestito in maniera abbastanza formale durante le riunioni della Duma).

Da quando ha partecipato alle manifestazione del 2012, Ponomarev è stato sostanzialmente abbandonato dai suoi colleghi, ma il suo voto ha in un certo senso peggiorato le cose, almeno stando a quanto racconta lui stesso. Ora le critiche sono diventate “personali”. Prima del voto i suoi colleghi si lamentavano delle sanzioni che sarebbero arrivate da Europa e Stati Uniti: «Non potremo più andare nelle nostre case in Italia, dove andremo in vacanza? Tu non hai votato, bastardo, e potrai continuare ad andare in Europa!».

Qualcosa di buono, però, il suo voto lo ha ottenuto. Ponomarev è originario di Novosibirsk, la città più grande della Sibera, dove fino a poco tempo fa era candidato sindaco. La sua opposizione alla guerra, racconta, gli ha procurato diversi consensi. Alle donne piace il suo messaggio pacifista, mentre gli uomini, anche quando non sono d’accordo, apprezzano il fatto che si sia schierato contro il governo: «La Siberia è come il vecchio West, alla gente piace sfidare il governo e quindi pensano che io sia coraggioso». Ma la sua campagna elettorale è stata vittima del suo stesso successo. Venedì 28 marzo, i cinque candidati dell’opposizione si sono accordati per formare una coalizione e scegliere un solo candidato sindaco da schierare contro quello di Russia Unita.

Ponomarev ha preferito ritirarsi, per evitare che il suo “no” alla Duma venisse usato per favorire il candidato di Putin contro la coalizione dell’opposizone. A parte gli insulti, l’isolamento e i problemi per la carriera politica, Ponomarev non sembra troppo preoccupato per sé stesso. Come ha spiegato al New York Times: «I membri della Duma hanno l’immunità parlamentare».