Diana Ross, 70 anni e 8 canzoni

È il compleanno oggi di una che ha sempre avuto senso chiamare "Diva", e non ci sono montagne alte abbastanza

Diana Ross compie 70 anni, il 26 marzo 2014: e il Guardian propone di recuperare per lei il termine “diva” senza le connotazioni negative e capricciose che ha acquistato nel tempo. Al Post ci associamo senz’altro, ottenendo dal peraltro direttore Luca Sofri la sua moderata selezione di canzoni di Diana Ross (certo, poteva farci stare anche “Upside down”) di Diana Ross tratta dal libro Playlist, la musica è cambiata. Come si vede, sulla “diva” c’era sintonia.

Diana Ross e The Supremes
Diana Ross (1944, Detroit, Michigan) The Supremes (1961-1977, Detroit, Michigan)
Le Supremes erano un fenomeno vero, le Kessler degli americani (poi siccome sono americani, le loro Kessler erano tre o quattro). Il fiore all’occhiello della Motown, diventarono “Diana Ross e le Supremes” quando si capì chi fosse la diva vera: poi la diva vera si mise in proprio e fece la diva per un bel po’, mentre le Supremes si rimpiazzavano sempre più spesso.

Where did our love go
(Where did our love go, 1964)
Holland-Dozier-Holland, una macchina da canzonette, tutti e tre di Detroit. I due Holland erano fratelli e uno si occupava delle parole: gli altri scrivevano la musica. Se non ci fossero stati loro, alla Motown ancora starebbero lì a cercare le rime (poi però litigarono con il boss). Per fare il suono che sostiene tutta “Where did our love go” misero un ragazzino a marciare su delle tavole di legno tutto il tempo. Le ragazze non erano convinte per niente della canzonetta da scuola elementare, ma ci arrivarono al numero uno, per due settimane. Finirono a inciderne anche una versione in tedesco.

Baby love
(Where did our love go, 1964)
Fotocopia di “Where did our love go”, ragazzino compreso. E funzionò. Altre quattro settimane ancora al numero uno, ancora Holland-Dozier-Holland.

Stop! In the name of love
(More hits by the Supremes, 1965)
Secondo la leggenda, Lamont Dozier, ebbe un litigio con la sua ragazza che stava per andarsene e lui le gridò: “Ferma! In nome dell’amore!”. Il gioco di parole (law-love) in inglese funziona meglio e i due scoppiarono a ridere. Col che si salvò la relazione, ma non solo: ne venne fuori la canzone più popolare della storia delle Supremes e uno dei dischi più venduti di quegli anni (il quarto di cinque numeri uno consecutivi).

You keep me hangin’ on
(1966)
Un po’ meno bambinesca e con qualcosa di più rock (compreso il noto passaggio di chitarra da telegrafista), cosa che le valse molte e molte cover negli anni successivi. “Set me free, why don’t you, baby? Get out of my life, why don’t you baby?”

Ain’t no mountain high enough
(Ain’t no mountain high enough, 1970)
Grandissima, grandissimissima canzone, scritta da Asford & Simpson: un duo (poi marito e moglie) di autori Motown che poi diventeranno famosi anche come interpreti (“Street corner” e “Solid” furono i loro singoli più famosi). Scrissero “Ain’t no mountain” per Marvin Gaye che ne fece un popolarissimo duetto con Tammi Terrell nel 1967 (Tammi Terrell morì di un tumore al cervello poco tempo dopo, a venticinque anni). Visto com’era andata, ci riprovarono con Diana Ross che aveva da poco lasciato le Supremes: lei la fa tutta da sola, con Ashford e Simpson che cantano i cori.

Theme from Mahogany (Do you know where you’re going to)
(Mahogany, 1975)
Il film Mahogany fu dimenticato presto, ma la canzone scritta da Michael Masser è diventata un classico, ricantata senza necessità da moltissime altre. Il film fu diretto da Barry Gordy – il boss della Motown – e aveva Diana Ross come protagonista nel ruolo di una ragazza di umili origini che sfonda come stilista di moda a Parigi. Il motivo della strofa è una di quelle melodie che diresti siano sempre esistite, ma la cosa migliore è dove fa “now, looking back at all we’ve planned…”. Fu candidata all’oscar, ma vinse Keith Carradine, con “I’m easy”, da Nashville.

I’m coming out
(Diana, 1980)
Diana Ross nell’era disco, in cui si mise subito a suo agio (soprattutto con “Upside down”). “I’m coming out” la scrisse Nile Rodgers (produttore e inventore degli Chic), dopo aver scoperto che Diana era un idolo della comunità gay. “Voglio che il mondo sappia, bisogna farlo capire”.

Its’ my turn
(To love again, 1981)
E qui si balla stretti stretti.