Una città abbandonata in Turchia

Le gran foto di Ani, che nel Medioevo fu una delle capitali più ricche e avanzate e ora è completamente in rovina

La cattedrale di Ani, giugno 2013.
(Mr Hicks46)
La cattedrale di Ani, giugno 2013. (Mr Hicks46)

Nell’Undicesimo secolo Ani era una delle città più belle, ricche, popolose e tecnologicamente avanzate dell’epoca, al pari di Baghdad, Costantinopoli e il Cairo. Era la capitale del regno armeno che, fondato nell’884, comprendeva l’attuale Armenia e parte della Turchia orientale. Si trovava nel cuore delle principali rotte commerciali, all’interno delle sue mura vivevano più di 100 mila persone – secondo alcuni storici anche 200 mila – e le chiese erano talmente tante che fu soprannominata la «città dalle 1001 chiese». Nel 1045 fu attaccata dai bizantini e vent’anni dopo venne conquistata dai turchi, che la vendettero a una dinastia curda, e quindi islamica, contrariamente alla maggioranza della popolazione che era cristiana. Agli inizi del Duecento fu conquistata dai Mongoli e iniziò il suo lungo declino: un forte terremoto nel 1319 distrusse molte delle chiese antiche e gli abitanti cominciarono gradualmente ad abbandonarla, fino a quando divenne deserta a metà Settecento.

Adesso Ali si trova nella provincia turca di Kars, al confine con l’Armenia, ed è una città fantasma fatta di ruderi, chiese e campanili in rovina, resti di ponti, affreschi e mura. Il suo passato armeno è ignorato dalle autorità turche, che tengono in considerazione solo il periodo storico musulmano, rendendone ancora più difficile il restauro e il mantenimento.