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  • Lunedì 17 marzo 2014

Il disastro dell’Italia alle Paralimpiadi

A Sochi non ha vinto nemmeno una medaglia, zero: si discute di quali siano le cause di questo «fallimento totale»

SOCHI, RUSSIA - MARCH 09: Italian goalkeeper Santino Stillitano looks dejected after conceding the fourth goal during the Ice Sledge Hockey Preliminary Round Group B match between Russia and Italy at Shayba Arena on March 9, 2014 in Sochi, Russia. (Photo by Harry Engels/Getty Images)
SOCHI, RUSSIA - MARCH 09: Italian goalkeeper Santino Stillitano looks dejected after conceding the fourth goal during the Ice Sledge Hockey Preliminary Round Group B match between Russia and Italy at Shayba Arena on March 9, 2014 in Sochi, Russia. (Photo by Harry Engels/Getty Images)

Domenica 16 marzo si sono concluse le Paralimpiadi invernali di Sochi 2014. Il medagliere finale è piuttosto strano: la prima classificata è stata la Russia con 80 medaglie in tutto, di cui 30 d’oro, mentre la squadra seconda classificata, la Germania, ha conquistato 15 medaglie in tutto, di cui 9 d’oro. Il divario è notevole, soprattutto se si pensa che alle scorse paralimpiadi, quelle di Vancouver, la Germania era arrivata prima nel medagliere finale con 13 ori e 24 medaglie complessive, seguita dalla Russia con 12 ori e 38 medaglie.

Un altro risultato inatteso è quello dell’Italia, che nel 2010 a Vancouver aveva vinto una medaglia d’oro e 7 medaglie in tutto e stavolta a Sochi non ha vinto nemmeno una medaglia, zero: l’Italia ha eguagliato così il record negativo del 1980, quando la nazionale paralimpica partecipò per la prima volta ai Giochi invernali, allora alla loro seconda edizione, con un solo atleta (a Sochi gli atleti italiani sono stati invece 35).

Giulio Chinappi, sul sito olimpiazzurra.com, ha pubblicato un grafico che mostra l’andamento della squadra paralimpica italiana a tutte le diverse edizioni dei Giochi Paralimpici invernali. Al di là della pessima prestazione di Sochi 2014, i risultati della squadra paralimpica italiana sono stati in declino per diversi anni, fatto che lascia pensare che quelle di Sochi non siano state delle Paralimpiadi “sfortunate” e che le ragioni dello scarso risultato vadano cercate nelle politiche di lungo corso delle federazioni sportive italiane.

Paralimpiadi-grafico-medaglie

Dario Capelli, responsabile tecnico della squadra paralimpica di sci alpino, ha cercato di spiegare il risultato della squadra italiana in un’intervista pubblicata da redattoresociale.it. Capelli – che ha definito il risultato finale delle olimpiadi «un fallimento totale» – ha spiegato che ci sono problemi strutturali che impediscono agli atleti italiani di poter eccellere alle Paralimpiadi:

«Il livello delle prestazioni degli atleti che occupano le prime dieci posizioni di ogni gara – fa notare Capelli – è ormai altissimo: sono in larga misura atleti professionisti, in Francia ad esempio sono sostenuti direttamente dal ministero, mentre da noi purtroppo gli atleti che fanno questo sport lo fanno per passione, perché la loro principale attività è il lavoro: su questo bisogna riflettere e trovare soluzioni per riuscire pur in un momento economicamente difficile come questo a trovare fondi e ad individuare un modo per sostenere gli atleti”.

Anche Alessandro Gamper, tecnico della squadra di sci nordico, ha detto che ci sono ragioni profonde alla base della pessima prestazione della squadra italiana. In particolare, Gamper, ha spiegato che la squadra che ha partecipato alle Paralimpiadi di Sochi era in larga parte la stessa che aveva preso parte ai Giochi di Vancouver e che, in generale, negli ultimi anni la squadra paralimpica non è stata in grado di rinnovarsi. Come ha spiegato Gamper, infatti, è il modo in cui vengono trovati atleti per la squadra paralimpica a essere ormai inadeguato: «finora per trovare nuovi atleti ci siamo anzitutto rivolti ad altre discipline, esplorando la possibilità che atleti impegnati in altri sport fossero compatibili con lo sci e potessero iniziare a praticarlo: questa modalità non può più bastare e occorre invece fare ricerca ad ampio raggio».

Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), parlando con la stampa ha spiegato che praticare gli sport invernali comporta spese molto gravose per le famiglie degli atleti e che il CIP non è in grado di fornire attrezzature a tutti gli atleti. Più in generale, però, Pancalli ha parlato di un problema di scelte strategiche che diverse federazioni hanno compiuto e che hanno un impatto diretto sui risultati delle Olimpiadi. Il centro della questione, secondo Pancalli, è il ruolo sociale che gli sport paralimpici devono avere nel cercare di avvicinare un più alto numero di persone disabili agli sport. La Russia – solo per fare un esempio e visto l’ottimo risultato della sua squadra – negli ultimi anni ha deciso di investire massicciamente sulla ristretta fascia di atleti che hanno le qualità per competere a livello olimpico; l’Italia, invece, ha deciso di dividere i fondi per gli sport paralimpici in modo diverso:

«Io – ha spiegato Pancalli – lavoro per uno sport che sappia interpretare il ruolo nel grande palcoscenico paralimpico con i grandi risultati ma che al contempo sia in grado di svolgere la propria funzione culturale di sviluppo dello sport di base. Non si può non tenere insieme queste che sono le due facce di una stessa medaglia, ma occorrono risorse e un impegno più importante: il Cip è fiero di ciò che fa per tanti ragazzi che non arriveranno mai ai livelli di una Paralimpiade, ma vorrebbe essere messo nelle condizioni di esserci anche ad alti livelli».