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  • Lunedì 3 marzo 2014

Una fabbrica di cibo finto

Un reportage fotografico da una fabbrica giapponese che produce cibo di plastica – fantastico e costoso – che poi viene esposto fuori dai negozi

(Chris McGrath/Getty Images)
(Chris McGrath/Getty Images)

L’agenzia fotografica Getty ha mandato il fotografo Chris McGrath in una fabbrica di Yokohama, in Giappone, dove l’azienda Iwasaki dal 1932 produce cibi finti per ristoranti e supermercati: una pratica piuttosto comune in Giappone, dove i cibi finti vengono esposti fuori dai negozi. La pratica di produrre cibo finto ed esporlo fuori dai ristoranti è iniziata circa un centinaio di anni fa ed era un modo che i giapponesi avevano trovato per rendere i loro menù più comprensibili agli stranieri che sempre di più visitavano il paese. Inizialmente il cibo finto – sampuru, in giapponese – veniva prodotto con la cera: ora viene invece usata la plastica.

Il processo di produzione del sampuru è ancora in gran parte di tipo artigianale. Si inizia di solito da una porzione di cibo vero, quella che si vuole replicare, e se ne fa un calco versandoci sopra del silicone liquido. Quando il silicone si solidifica, si toglie il cibo dal suo interno e nel calco viene colata la plastica che a sua volta va fatta solidificare: di solito il calco pieno di plastica viene messo in un forno per circa 30 minuti. I modellini di plastica, infine, vengono rifiniti nei dettagli e verniciati a mano con vernice a base d’olio. Siccome il sampuru è prodotto su ordinazione dei ristoratori, che inviano le porzioni di cibo vero da replicare, per ogni ordine il procedimento ricomincia dall’inizio. Per questo il cibo finto è anche piuttosto caro: i piatti più complessi possono costare fino a 200 euro. La Iwasaki è una delle maggiori aziende produttrici di cibi finti nel Giappone: fornisce circa 20mila locali e produce circa 27mila prodotti all’anno.