• Italia
  • Mercoledì 12 febbraio 2014

I dati sui suicidi tra i giovani, dopo internet

Non sono aumentati, anzi: lo spiega Wired suggerendo di discutere dei fatti e dei problemi degli adolescenti, senza assolversi dando le colpe alla Rete

A pupil sits on a bench in the courtyard of a primary school on September 3, 2013 in Paris, on the first day of school. More than 12 million pupils went back to school today in France. AFP PHOTO / MARTIN BUREAU (Photo credit should read MARTIN BUREAU/AFP/Getty Images)
A pupil sits on a bench in the courtyard of a primary school on September 3, 2013 in Paris, on the first day of school. More than 12 million pupils went back to school today in France. AFP PHOTO / MARTIN BUREAU (Photo credit should read MARTIN BUREAU/AFP/Getty Images)

La notizia del suicidio di una ragazza di 14 anni a Cittadella, in provincia di Padova, che secondo le prime ricostruzioni era stata insultata e derisa su internet per la sua depressione e le sue inclinazioni autolesionistiche e suicide, ha svegliato il ciclico e quasi sempre superficiale e sterile dibattito sui “pericoli di internet” con molti rituali commenti sui quotidiani. Il sito del magazine Wired ha preferito provare a capire cosa dicono i dati dei suicidi tra i giovani in Italia, almeno quelli disponibili.

La presunta esplosione di suicidi legata al cyberbullismo non ha alcun supporto scientifico. Così come non esisteva un boom di suicidi causati dalla crisi economica. “Ogni anno in Italia si verificano circa tremila casi di suicidio, con punte di quasi quattromila casi nei primi anni Novanta”, ci aveva raccontatoStefano Marchetti, responsabile dell’ultima indagine dell’Istat su suicidi e tentativi di suicidio in Italia, relativa all’anno 2010: “Ogni gesto estremo, come quelli che le cronache recenti raccontano, nasconde una tragedia umana e impone il massimo rispetto. Ma è difficile affermare che vi sia un aumento statisticamente significativo dei suicidi dovuto alla crisi economica. Temo che si stiamo facendo affermazioni forti, senza robuste evidenze scientifiche”.

(leggi per intero su Wired.it)