Perché a Copenaghen hanno ucciso una giraffa

Si chiamava Marius, aveva due anni, stava bene: da ieri se ne parla in mezzo mondo, e c'è in ballo il rapporto tra noi, gli animali e la scienza

Una giraffa nata due anni fa allo zoo di Copenaghen, in Danimarca, è stata uccisa domenica mattina dai responsabili del parco zoologico, è stata successivamente sottoposta a un’autopsia pubblica – cui hanno potuto assistere i visitatori di ogni età dello zoo – e infine la carcassa è stata data in pasto ad alcuni leoni e ad altri animali carnivori ospitati nella struttura. La scelta, motivata dalla necessità di ridurre i rischi di endogamia (la riproduzione tra animali che sono tra loro parenti stretti), era stata annunciata da giorni e aveva portato a polemiche e proteste da parte di diverse associazioni animaliste e molti cittadini danesi, contrari all’uccisione di Marius, come era stata chiamata la giraffa.

Alcuni zoo e riserve di animali, come lo Yorkshire Wildilife Park nel Regno Unito, avevano dato la loro disponibilità a ospitare la giraffa nei loro spazi, per evitare il suo abbattimento. Il direttore di uno zoo nei Paesi Bassi, Robert Krijuff, si era offerto poco prima dell’uccisione di Marius di prendersene cura e di ospitarlo nella sua struttura. Alla BBC ha spiegato di essere incredulo per quanto accaduto: “Ci siamo offerti per salvare la sua vita. Gli zoo devono cambiare il modo in cui gestiscono queste cose”.

Ambientalisti e associazioni animaliste in giro per l’Europa hanno definito una “barbarie” quanto accaduto allo zoo di Copenaghen. Hanno accusato i suoi responsabili di non avere nemmeno valutato la possibilità di alternative all’uccisione dell’animale, cercando invece visibilità con l’annuncio del suo abbattimento e trasmettendo in streaming sul loro sito l’autopsia dell’animale.

le foto documentano l’uccisione e l’autopsia della giraffa, quindi occhio

I curatori dello zoo danese hanno respinto tutte le critiche, ricordando che ogni anno il parco zoologico gestisce tra le 20 e le 30 uccisioni di animali per evitare che l’endogamia tra gli esemplari delle stesse specie possa portare a un indebolimento dei suoi ospiti. Hanno anche detto di avere ricevuto delle minacce di morte dopo l’autopsia. La riproduzione tra animali che sono parenti stretti porta a un peggioramento del loro patrimonio genetico, con conseguenze che possono essere molto gravi per la sopravvivenza dei gruppi in cattività. Marius era nato da due parenti stretti e se si fosse riprodotto con altre giraffe avrebbe portato a una nuova generazione più debole. E anche per questo motivo non era possibile affidare l’animale a un altro zoo. Quello di Copenaghen fa parte di un programma internazionale per assicurare la presenza di giraffe in salute nei parchi zoologici europei. Una delle regole prevede che le giraffe si possano accoppiare solo se non sono imparentate, proprio per evitare le conseguenze dell’endogamia e avere animali con buoni geni.

I responsabili dello zoo hanno spiegato che non usano sistemi contraccettivi per i loro animali. In questo modo gli ospiti vivono più naturalmente i loro cicli vitali e possono avere figli al momento giusto, quello naturale. L’accudimento dei piccoli è un momento fondamentale nella crescita e nello sviluppo degli animali, e influisce molto sul loro comportamento. Spesso gli esemplari cui viene impedito di avere figli sviluppano disturbi del comportamento, soprattutto se tenuti in cattività, arrivando a ferire se stessi e diventando talvolta aggressivi con i loro simili. I sistemi contraccettivi hanno inoltre numerosi effetti collaterali che peggiorano le condizioni di vita degli animali.

Alcune associazioni animaliste hanno detto che si sarebbe potuta evitare l’uccisione della giraffa trasferendola in un altro zoo. Ma il parco zoologico di Copenaghen fa parte dell’Associazione Europea degli Zoo e degli Acquari, che conta complessivamente circa 300 membri e che impone di non vendere gli animali, di lavorare su basi scientifiche e di assicurare la salute delle specie tenute in cattività. Era infine da escludere la possibilità di reintrodurre Marius nella vita selvaggia, magari in qualche grande riserva: prima di tutto perché riproducendosi avrebbe costituito un rischio per la salute delle generazioni future di altre giraffe, e in secondo luogo perché difficilmente se la sarebbe cavata in un contesto diverso da quello chiuso e controllato di uno zoo in cui era nato.

In molti hanno comunque criticato la scelta dei curatori dello zoo di Copenaghen di compiere un’autopsia pubblica, cui hanno potuto assistere anche i bambini. I responsabili scientifici dello zoo hanno risposto che questo ha permesso di illustrare con grande efficacia l’anatomia delle giraffe e di raccogliere nuove informazioni, utili per lo studio. Dopo essere stato anestetizzato, Marius è stato abbattuto con una pistola a proiettile captivo, uno strumento che fa penetrare nel cranio dell’animale da abbattere una punta di ferro lunga 6 centimetri, lo stesso sistema adottato per l’abbattimento dei bovini e dei cavalli. In questo modo la carne della giraffa non è stata contaminata da farmaci ed è stato possibile darla in pasto ai carnivori dello zoo, senza che venisse sprecata (anche il pasto è stato visibile al pubblico).