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  • Domenica 2 febbraio 2014

La lettera di Dylan Farrow

La figlia adottiva di Woody Allen e Mia Farrow: ha accusato il suo patrigno di aver abusato sessualmente di lei nel 1992

US film director Woody Allen arrives at the premiere of his last film "To Rome With Love" on April 13, 2012 at the Auditorium Parco della Musica in Rome. AFP PHOTO / TIZIANA FABI (Photo credit should read TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)
US film director Woody Allen arrives at the premiere of his last film "To Rome With Love" on April 13, 2012 at the Auditorium Parco della Musica in Rome. AFP PHOTO / TIZIANA FABI (Photo credit should read TIZIANA FABI/AFP/Getty Images)

Aggiornamento di lunedì 3 febbraio

Un addetto stampa di Woody Allen ha risposto alla lettera di Dylan Farrow dicendo che:

«Il signor Allen ha letto l’articolo e l’ha trovato falso e vergognoso. Risponderà molto presto. Nel frattempo è fondamentale che il vostro giornale riporti chiaramente questi fatti.

All’epoca fu condotta un’indagine minuziosa da esperti indipendenti scelti dal tribunale. Gli esperti hanno concluso che non c’era alcuna prova credibile di molestie; che Dylan Farrow non era in grado di distinguere tra fantasia e realtà; e che Dylan Farrow era stata probabilmente influenzata dalla madre, Mia Farrow. Non è mai stata depositata nessuna accusa».

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Sabato 1 febbraio una lettera scritta da Dylan Farrow, figlia adottiva dell’attrice Mia Farrow e del regista e attore Woody Allen, è stata pubblicata su uno dei blog ospitati sul sito del New York Times, quello del giornalista Nicholas Kristof. Nelle lettera Dylan Farrow – che oggi ha 28 anni e fu adottata da Allen e Farrow durante la loro relazione negli anni Ottanta – ha accusato Allen di averla molestata sessualmente nel 1992, quando lei aveva 7 anni, riprendendo una storia di cui si è continuato a parlare per anni, da quando Allen e Farrow divorziarono nel 1993. In un’introduzione alla lettera Kristof ha detto: «È importante sottolineare che Woody Allen non è mai stato accusato formalmente di questo e ha sempre negato tale reato».

La lettera di Dylan Farrow comincia così:

Qual è il vostro film preferito di Woody Allen? Prima di rispondere dovreste sapere che quando avevo sette anni, Woody Allen mi prese per mano e mi portò in una piccola soffitta al primo piano di casa nostra, mi disse di stendermi e di giocare con il trenino di mio fratello. Quindi abusò sessualmente di me, e mi parlò mentre lo faceva, sussurrandomi che ero una brava bambina, che questo sarebbe stato il nostro segreto, e mi promise che saremmo andati insieme a Parigi e io sarei stata una grande attrice nei suoi film. Ricordo che fissai quel trenino girare in tondo lì in soffitta, e ancora oggi mi viene difficile guardare i trenini.

Allen e Farrow, che ebbero una relazione dal 1980 al 1992, ebbero un figlio nel 1987, Ronan Farrow, e ne adottarono altri due, Moses e Dylan. Dopo il divorzio, Allen sposò Soon-Yi Previn, una delle figlie adottate da Farrow durante un suo precedente matrimonio, con il compositore e direttore d’orchestra André Previn.

Dylan Farrow ha scritto che quando rivelò tutto alla madre, Mia, non credeva che avrebbe provocato la causa di divorzio e tutte le discussioni che seguirono negli anni successivi. “Non sapevo che mio padre avrebbe utilizzato la sua relazione sessuale con mia sorella per coprire l’abuso contro di me”, ha aggiunto Dylan Farrow. Al termine della causa per la custodia dei figli, ricorda Dylan Farrow, ad Allen fu negato di poter fare visita a loro, e Mia Farrow rinunciò a fare altre cause ad Allen per le molestie sessuali contro Dylan. Dylan scrive anche che, in tutti gli anni seguenti, sviluppò disturbi alimentari e autolesionistici, e che vedere Woody Allen così elogiato e apprezzato dal pubblico e dalla critica peggiorò le sue sofferenze. Quindi, alla fine della lettera, si rivolge agli attori e alle attrici che hanno lavorato con Allen:

E se fosse successo a tuo figlio, Cate Blanchett? Louis CK? Alec Baldwin? Se fosse successo a te, Emma Stone? O a te, Scarlett Johansson? Tu mi conoscevi quando ero una bambina, Diane Keaton. Ti sei dimenticata di me?

Dylan Farrow fu intervistata anche da Vanity Fair America a ottobre scorso insieme a sua madre, in un pezzo che circolò molto anche perché era quello in cui Mia Farrow accennava alla possibilità che il padre biologico di Ronan non fosse Woody Allen, ma il primo marito Frank Sinatra (a cui rimase legata anche dopo il divorzio). In quella intervista Dylan parlò per la prima volta dei fatti ripresi nella lettera sul NYT, dicendo che sarebbe stato più giusto se avesse potuto testimoniare nella causa allora (sua madre e i giudici decisero di no).

«Non ricordo molte cose, ma ricordo bene cosa successe in quell’attico. Ricordo che cosa indossavo e anche cosa non indossavo». Dylan racconta che «Sentirmi a disagio per quelle cose mi fece pensare che ero una bambina cattiva, perché non volevo fare quello che mio padre mi diceva di fare». Dice che quello che succedeva in soffitta la fece andare oltre il limite. «Stavo andando a pezzi. Dovevo dire qualcosa. Avevo sette anni. Stavo facendo quelle cose perché avevo paura. Volevo che finissero»· Per quel che ne sapeva lei «questo era il modo in cui i padri trattavano le figlie. Era un modo normale di rapportarsi, ed ero io a non essere normale nel sentirmi a disagio». L’avvocato di Woody Allen Elkan Abramowitz conferma che ancora oggi Allen nega le accuse di abuso sessuale».

Nell’introduzione alla lettera di Dylan Farrow, Kristof ha detto di aver deciso di pubblicarla per aggiungere un elemento al dibattito nato dopo la recente cerimonia dei Golden Globe, durante la quale è stato assegnato a Woody Allen il premio alla carriera (non ritirato, come sempre). E poi perché il punto centrale della lettera “non è la celebrità ma gli abusi sessuali”, e in tutti questi anni di discussioni – aggiunge Kristof – la protagonista della storia non era stata ancora ascoltata.

Poco dopo l’assegnazione del premio durante i Golden Globe, Dylan Farrow aveva twittato: “È arrivata l’ora di prendere il gelato dal frigo e cambiare canale”.

Foto: TIZIANA FABI/AFP/Getty Images