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  • Giovedì 9 gennaio 2014

Il caso Keller e il satanismo

La storia terribile di due coniugi americani scarcerati un mese fa dopo 21 anni: gestivano un asilo nido, furono condannati per abusi su bambini – praticamente senza prove

Tra il 26 novembre e il 5 dicembre 2013 una coppia di coniugi statunitensi, Frances e Daniel Keller, sono stati scarcerati dopo 21 anni di prigione: il processo che li ha condannati non è stato equo, ha detto il procuratore distrettuale della contea di Travis (Texas) e il principale testimone dell’accusa, un medico di Austin (capitale del Texas), dopo molti anni ha ritrattato le sue dichiarazioni. Prima di finire in prigione i Keller gestivano un asilo nido a Oak Hll, a sud di Austin. Nel 1992 furono condannati a scontare 48 anni di prigione con l’accusa di aggressione sessuale aggravata su una bambina. La loro terribile storia, ha scritto Slate, ha messo fine a «uno dei più strani, ampi e dannosi fenomeni nella storia americana: l’abuso del panico per i rituali satanici degli anni Ottanta e Novanta». Una “caccia alle streghe”, ma non come metafora giornalistica: in senso letterale.

Una bambina di tre anni e le accuse contro i Keller
Le indagini sul caso Keller iniziarono nell’estate del 1991. In quel periodo l’asilo nido gestito dai due coniugi accoglieva una quindicina di bambini al giorno, tra cui alcuni considerati con problemi comportamentali. La struttura era frequentata in maniera saltuaria da una bambina di tre anni, Christy Chaviers, figlia di genitori divorziati. La separazione era avvenuta due mesi prima ed era stata piuttosto turbolenta: la madre, Suzanne Chaviers, a un certo punto aveva accusato il marito di aver abusato fisicamente e psicologicamente della bambina. Il Texas Monthly, che ricostruì la prime fasi del caso Keller in un lungo articolo dell’aprile 1994, ha raccontato che dal divorzio dei genitori Christy cominciò ad avere diversi problemi comportamentali: questo dettaglio è importante, perché quando la bambina parlò di abusi sessuali nessuno prese in considerazione la possibilità che i suoi racconti fossero condizionati da problemi riconducibili alla sua difficile situazione familiare.

Il 15 agosto 1991 Christy raccontò alla madre di essere stata sculacciata da Dan Keller, durante una delle giornate che aveva passato all’asilo nido di Oak Hill. La bambina iniziò a parlare con una terapeuta, Donna David-Campbell: raccontò che Dan le aveva defecato in testa e che l’aveva violentata con una penna. Da lì in poi le storie diventarono sempre più violente e incredibili. Christy disse di essere stata costretta a fumare una sigaretta, disse che i coniugi Keller erano andati a casa sua e con una motosega avevano tagliato la vagina del suo cane Buffy. Alla fine del 1991 i racconti di Christy erano arrivati a coinvolgere una donna con i capelli scuri e un uomo che “somigliava al cantante country Kenny Rogers“: entrambi avrebbero compiuto abusi su di lei. La terapeuta escluse che Christy, che aveva tre anni, fosse una bambina con molta immaginazione o che avesse qualche difficoltà ad affrontare il divorzio dei genitori. Si convinse invece che i suoi racconti erano tutti veri.

Nell’ottobre del 1991 la polizia iniziò a interessarsi al caso. Poco dopo un altro bambino paziente della terapeuta David-Campbell raccontò ai suoi genitori di avere subìto abusi dai Keller. Poi si fece avanti un terzo bambino, la cui madre era amica dei genitori degli altri due. Nel settembre del 1991 l’asilo nido dei Keller venne chiuso, a dicembre furono formalizzate le accuse contro i Keller, che furono arrestati qualche settimana dopo a Las Vegas. Nel frattempo le accuse contro di loro avevano raggiunto picchi notevoli: si diceva che avessero ucciso un cucciolo di tigre in un cimitero, fatto a pezzi una persona con una motosega, filmato atti sessuali tra adulti e bambini. I genitori degli altri bambini che frequentavano allora l’asilo nido, scrisse il Texas Monthly, iniziarono a ricordare “cambi improvvisi di personalità” di Fran Keller e raccontarono che i loro bambini a volte erano tornati a casa con dei “vestiti diversi da quelli che indossavano al mattino”. Nessun altro dei bambini che frequentavano l’asilo dei Keller, comunque, confermò le accuse di abusi sessuali.

Le reti sataniche nell’America degli anni Ottanta e Novanta
I crimini di cui furono accusati i Keller furono considerati verosimili non tanto per la loro fondatezza o per la presenza di prove, scrive Slate, ma piuttosto perché in America già da tempo si era diffuso un clima di grande attenzione e “panico” per i riti satanici. Curiosamente, alcune delle accuse più strane rivolte ai Keller erano le stesse ampiamente pubblicizzate dai media americani riguardo casi simili di satanismo e abusi sessuali denunciati negli anni precedenti in California, North Carolina e Florida.

Nel 1980, più di 10 anni prima, era stato pubblicato Michelle Remembers, il resoconto degli incontri di uno psicoterapeuta canadese con una sua paziente, Michelle Smith, che aveva ricordato attraverso l’ipnosi di aver subìto terribili abusi sessuali quando era piccola, come parte di rituali di adorazione del diavolo. Secondo diversi giornalisti che si occuparono del caso Keller, quello fu il punto di partenza della psicosi che si diffuse nel paese nel decennio successivo. Nel 1987 ci fu un’altra storia di cui si parlò molto, relativa a un asilo nido in California: Raymond Buckey e la madre, Peggy McMartin Buckey, proprietaria dell’asilo nido, furono accusati di avere molestato sessualmente diversi bambini e averli fatti assistere a episodi violenti e bizzarri. Alcuni dissero di essere stati portati in una chiesa per assistere alla decapitazione di un bambino e di essere stati poi costretti a bere il suo sangue; altri raccontarono di essere stati forzati a salire su degli aerei che li trasportavano di città in città, dove venivano violentati.

Le storie di abusi sessuali negli asili nido degli Stati Uniti erano molto seguiti nel paese in quegli anni, anche grazie alla contemporanea nascita dei nuovi canali di news 24 ore su 24: esperti di talk show raccontavano di abusi su larga scala in tutto il paese e sembrava che le reti di satanisti si fossero infiltrate ovunque, nelle scuole, nelle forze di polizia e nei governi locali. Anche la celebre conduttrice televisiva Oprah Winfrey si occupò della questione, intervistando nel maggio 1989 Michelle Smith e un’altra donna: entrambe sostennero di avere ricordato in età adulta di avere subito abusi sessuali durante l’infanzia, nell’ambito di riti satanici. Nel 1992 la cantante Joan Baez pubblicò la canzone “Play Me Backwards“, contenuta nell’omonimo disco: le parole erano il racconto di una vittima di abusi dello stesso tipo, forzata ad assistere al sacrificio di un bambino (l’inizio del pezzo dice: «You don’t have to play me backwards to get the meaning of my verse. You don’t have to die and go to Hell to feel the Devil’s curse», ovvero «Non devi ascoltarmi al contrario per capire il senso della mia canzone. Non devi morire e andare all’inferno per capire la maledizione del diavolo»). In un servizio speciale realizzato nel 1987, l’avvocato e giornalista americano Geraldo Rivera sostenne che più di un milione di satanisti erano attivi negli Stati Uniti.

Il potere della suggestione
La storia dei Keller fu una tra le tante di quegli anni. Nel 1990, alla fine del processo penale più lungo della storia degli Stati Uniti fino a quel momento, un giudice della contea di Los Angeles decise di assolvere i due imputati della McMartin Preschool. Negli anni successivi furono in diversi a sostenere l’improbabilità delle teorie più catastrofiche sulla diffusione di reti sataniche, e tra questi ci furono anche membri del governo federale. Nel 1994, comunque, la rivista Redbook fece un sondaggio e concluse che il 70 per cento degli americani continuava a credere che gli abusi compiuti durante riti satanici fossero reali.

Questo tipo di credenze era alimentato anche dall’atteggiamento di alcuni sedicenti “esperti” della questione, tra cui David-Campbell, la terapeuta del processo ai Keller. A lei se ne aggiunsero altri, come lo psicologo Randy Noblitt di Dallas, conosciuto per essere a capo di un’organizzazione che sosteneva che i rituali satanici provocassero disordini e alterazioni di personalità, e inducessero chi si sottoponeva a eseguire gli ordini come una macchina: il compito dei terapeuti era quindi “deprogrammare” queste persone. Al processo contro i Keller, Noblitt disse di credere all’ampia diffusione dei culti satanici e ai racconti di Christy, nonostante non avesse nemmeno avuto modo di parlare con la bambina.

Altri studiosi, tra cui James Wood – psicologo della Università del Texas a El Paso – provarono a confutare le credenze più diffuse parlando dell’intenso uso di tecniche di suggestione particolari a cui avrebbero fatto ricorso i terapeuti coinvolti nei processi McMartin e Keller. Wood mise insieme diversi video di “interrogatori” a cui furono sottoposti i bambini che accusavano i Keller di abusi sessuali. In uno di questi gli investigatori mettono davanti a Christy una bambola di pezza rappresentante un uomo – in tutto e per tutto, con anche i genitali – e le chiedono di mostrare loro ciò che “Danny” (Dan Keller) le ha fatto all’asilo. Christy all’inizio è riluttante, non risponde. Poi dice: «Dimmelo tu». La persona che la sta interrogando indica i genitali della bambola e ripete la domanda precedente, implicando così due cose: che qualcosa è effettivamente successo e che in questo qualcosa c’entrano i genitali di Dan Keller. Poi le chiede se nella struttura dell’asilo c’è un uomo o un ragazzo. “Danny”, risponde Christy. La domanda successiva è di nuovo: «Mostrami ciò che Danny ti ha fatto all’asilo». Durante gli incontri con i bambini, racconta Slate, ci furono diversi colloqui di questo tipo: nelle loro domande gli investigatori e i terapeuti implicavano che i bambini nascondessero qualcosa e mettevano loro in bocca delle risposte che non avevano dato in maniera naturale.

La fine del processo dei Keller
La testimonianza su cui si basò l’accusa nel processo contro i Keller fu quella di Michael Mouw, il medico di pronto soccorso che esaminò Christy dopo che la bambina confessò alla madre di essere stata vittima di abusi. Al processo Mouw disse che Christy presentava alcuni segni di lacerazione dell’imene, e quindi c’era stato un abuso sessuale. I Keller furono condannati a 45 anni di carcere. Al processo di appello, però, Mouw ritrattò tutto: ammise che le sue conclusioni erano inaccurate e “non valide scientificamente o dal punto di vista medico”. Al tempo del primo processo, disse Mouw, era un medico inesperto con poca esperienza diretta in casi di abusi sessuali su minori: le “lacerazioni” che aveva segnalato erano semplicemente una “naturale formazione dei genitali” della bambina.

Il procuratore distrettuale della contea di Travis, Rosemary Lehmberg, ha stabilito che la testimonianza di Mouw al primo processo era stata “influenzata dal giudizio della giuria” e aveva violato il diritto dei Keller a un giusto processo, e per questo ne ha deciso la scarcerazione. I coniugi Keller ora devono aspettare la sentenza della Corte d’Appello del Texas, ma Lehmberg ha fatto sapere che fino ad allora non avvierà alcuna azione ulteriore sul caso.

Foto: Frances e Daniel Keller in tribunale nel 1992 (statesman.com)