Si possono cancellare i ricordi?

Un gruppo di ricerca ci è riuscito con l'elettroshock, aiutando a comprendere meglio come funziona la nostra memoria, ma ci sono ancora molti dubbi e incertezze

Un gruppo di ricerca guidato da Marijn Kroes della Radboud Universiteit Nijmegen (Paesi Bassi) ha sviluppato un sistema per rimuovere i ricordi spiacevoli dalla memoria di alcuni pazienti, utilizzando l’elettroshock. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Neuroscience e potrebbero aprire la strada a una nuova serie di trattamenti. La ricerca sembra inoltre confermare studi precedenti sul funzionamento della nostra memoria, alcuni risalenti a mezzo secolo fa.

Per comprendere l’importanza dei risultati ottenuti da Kroes sono necessari diversi passi indietro per capire come funziona la nostra mente, o come si suppone funzioni, quando si tratta di ricordare eventi passati conservati nella memoria. Nel 1968 il ricercatore Donald Lewis addestrò alcuni ratti ad avere paura di un determinato suono. La cosa andò a buon fine: quando lo sentivano, i ratti andavano nel panico. Lewis attese un giorno e fece sentire nuovamente il suono agli animali, sottoponendoli subito dopo a una scarica elettrica. Dopo lo shock, i ratti persero la loro paura e smisero di reagire al suono: avevano rimosso il ricordo negativo.

Sotto molti aspetti lo studio di Lewis era rivoluzionario perché suggeriva, per la prima volta in modo completo e dimostrato nella pratica, che i ricordi potessero essere rimossi dalla memoria anche dopo molto tempo. Fino ad allora si ipotizzava che la loro rimozione potesse avvenire solo nelle ore immediatamente successive alla creazione del ricordo. In questa fase, chiamata di consolidamento, il ricordo viene spostato dalla nostra memoria a breve termine a quella a lungo termine, più stabile, dove fino agli studi di Lewis si ipotizzava rimanesse per sempre.

Lewis dimostrò che questo assunto probabilmente non era vero e che, quando ci torna in mente un ricordo, questo riemerge nella memoria a breve termine e può quindi essere cancellato. Nonostante la sua pubblicazione su Science, cui fecero seguito altri studi in tema, la ricerca di Lewis non raccolse molto seguito da parte della comunità scientifica: la maggior parte dei ricercatori non era convinta, anche perché uno studio simile condotto un anno dopo non era riuscito a riprodurre i risultati ottenuti da Lewis.

Verso la fine degli anni Novanta, il neuroscienziato Karim Nader all’epoca alla New York University dimostrò che i vecchi ricordi nelle cavie di laboratorio potevano essere rimossi utilizzando un farmaco, da iniettare quando veniva attivato il ricordo nell’animale. La sostanza chimica agiva bloccando la sintesi di alcune proteine coinvolte nei meccanismi della memoria, a dimostrazione del fatto che un vecchio ricordo quanto torna in mente viene poi nuovamente consolidato nella memoria a lungo termine. Nader diede nuova sostanza a quanto aveva intuito Lewis, aprendo il campo a numerose nuove ricerche sulla memoria.

In questo filone si inserisce anche il recente e promettente studio di Marijn Kroes appena pubblicato su Nature Neuroscience. La ricerca ha coinvolto 39 persone affette da forte depressione e già sottoposte a cicli di elettroshock. La pratica di sottoporre i pazienti a questo tipo di trattamento è ancora molto diffusa e utile, nonostante sia sostanzialmente mal vista dall’opinione pubblica a causa degli abusi nel suo utilizzo soprattutto nella prima metà del Novecento. L’elettroshock oggi è utilizzato per trattare i casi molto gravi di depressione per i pazienti che non rispondono a tutte le altre terapie: viene eseguito sotto anestesia totale e dopo la somministrazione di farmaci per rilassare i muscoli, in modo da evitare che le contrazioni dovute alle scosse elettriche possano causare danni muscolari.

Per scoprire se l’elettroshock fosse in grado di rimuovere ricordi negativi dalla memoria, Kroes ha preparato un semplice test. Ai pazienti sono state mostrate due serie di diapositive legate a due storie differenti. Nella prima due sorelle s’incamminano per strada per andare a trovare il loro fratello quando un uomo rapisce una delle due ragazze tenendola sotto minaccia con un coltello alla gola. Nella seconda un ragazzino viene travolto da un’auto e un chirurgo lo deve operare per riattaccargli i piedi alle gambe. Due storie spiacevoli a impatto notevole per persone già in profondo stato di depressione.

A una settimana di distanza dal racconto delle due storie, ai partecipanti all’esperimento sono state mostrate le prime diapositive tratte da una storia o dall’altra, in modo da richiamare i ricordi relativi nelle menti dei pazienti. Pochi minuti dopo, alcuni partecipanti sono stati sottoposti all’elettroshock. Dopo il trattamento hanno poi dovuto rispondere, insieme alle persone non trattate, a un test a risposta chiusa con quattro opzioni sulle due storie.

I pazienti non sottoposti a elettroshock hanno risposto correttamente a circa metà delle domande sulla storia richiamata dalle diapositive, mentre solo al 40 per cento delle domande sulla storia di cui non avevano più sentito parlare. Le cose sono andate molto diversamente per i pazienti dell’elettroshock: hanno dimostrato di non avere praticamente alcun ricordo sulla storia ricordata con le diapositive. Hanno risposto correttamente solo al 25 per cento delle domande del test, lo stesso risultato che si sarebbe potuto ottenere rispondendo a caso. Hanno invece dimostrato di ricordare meglio la storia di cui non avevano più sentito parlare e il cui ricordo non era quindi riaffiorato poco prima dell’elettroshock.

Sono stati già condotti in passato studi simili a quello di Kroes, che però prevedevano la somministrazione di farmaci e non l’uso dell’elettroshock. Nonostante il successo dell’esperimento, restano molte cose da chiarire e approfondire: non si può ancora escludere del tutto che il ricordo negativo sia stato cancellato dall’anestesia totale effettuata prima dell’elettroshock e, soprattutto, non è chiaro se il sistema di Kroes possa essere applicato anche con ricordi più vecchi e ben radicati nella memoria.

Raccontando la notizia, numerosi media hanno fatto riferimento al film del 2004 “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” (“Se mi lasci ti cancello”, in Italia) di Michel Gondry. In effetti la sua trama ricorda molto ciò che è stato realizzato dal team di ricerca di Kroes. Il film racconta la storia di Clementine e Joel, che dopo due anni di una storia d’amore complicata decidono di lasciarsi. Per non soffrire al ricordo della loro relazione, entrambi ricorrono ai servizi di Lacuna, una società che ha sviluppato un sistema per cancellare selettivamente i ricordi della persone.

Kroes è al lavoro insieme con i suoi colleghi per eseguire altri esperimenti e spera di avviare presto una serie di test clinici, nei quali l’elettroshock sarà utilizzato per provare a rimuovere i ricordi traumatici dai pazienti che soffrono di disturbo post traumatico da stress, l’insieme delle sofferenze psicologiche che si presenta dopo un evento violento e molto traumatizzante. Ma saranno necessari ancora anni prima di arrivare a una terapia, ammesso sia mai possibile arrivarci.