I 70 anni di Keith Richards

35 fotografie da guardare e una canzone da ascoltare: per fargli gli auguri e ricordarlo senza parlare soltanto di quelle due leggende metropolitane

Musician Keith Richards of The Rolling Stones attends a special screening of their new documentary their new documentary 'Stones In Exhile' at The Museum of Modern Art, Tuesday, May 11, 2010 in New York. (AP Photo/Evan Agostini)
Musician Keith Richards of The Rolling Stones attends a special screening of their new documentary their new documentary 'Stones In Exhile' at The Museum of Modern Art, Tuesday, May 11, 2010 in New York. (AP Photo/Evan Agostini)

Quando si parla di Keith Richards fuori dai Rolling Stones, alla fine saltano sempre fuori quelle due leggende su lui che si fa una trasfusione completa di sangue e lui che si sniffa le ceneri del padre. Figuriamoci se non girano di nuovo oggi, che la notizia è che compie 70 anni, e la relazione con salute e vecchiaia viene facile facile. Comunque – MEGLIO RIPETERLO UNA VOLTA DI PIÙ – sono due balle. Sulla seconda la versione più vicina è che lui abbia detto una volta che le ceneri si rovesciarono dall’urna e lui le annusò, ma anche questo va’ a sapere se è vero.

Ma anche la costruzione delle leggende c’entra col personaggio, pubblicamente “numero due” – Mick Jagger ne ha compiuti 70 pochi mesi prima, intanto – ma di quei numeri due che occupano un posto preciso non “sotto” al numero uno, ma dietro, tutto intorno, un po’ più in là e un po’ più in qua: uno spazio in cui non entra neanche il numero uno. Riempito di riff di chitarra, di attacchi di “Time is on my side” (e via col solito darsi di gomito, i 70 anni, eccetera), di gran canzoni scritte da lui, e di quella faccia pazzesca, scolpita col das. E se volete per una volta pensare a lui – almeno per il suo compleanno – senza tutti i Rolling Stones intorno, “Make no mistake” non è niente male.