La Consulta ha bocciato il Porcellum

È stato accolto il ricorso sui punti contestati della legge elettorale: premio di maggioranza e assenza di preferenze sono incostituzionali

La Corte Costituzionale ha accolto il ricorso presentato contro il Porcellum, la legge elettorale in vigore in Italia, su entrambi i punti contestati: il premio di maggioranza e la mancanza delle preferenze. La notizia è stata diffusa per prima dal sito di Repubblica e ripresa poi dall’ANSA e da altre testate. Le motivazioni della sentenza, come da prassi, saranno discusse dalla Corte nel giro di qualche settimana. Non è ancora chiaro quali saranno le conseguenze di questa decisione sulla “nuova forma” del Porcellum e si attendono ulteriori informazioni. Repubblica a questo proposito aggiunge:

La decisione consiste nel cancellare il premio di maggioranza, considerato abnorme, e nell’inserire una preferenza simbolica laddove la legge non la prevedeva.

La nota della Corte Costituzionale:

“La Corte costituzionale – si legge in una nota – ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza (sia per la Camera dei Deputati che per il Senato della Repubblica) alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla Camera, 340 seggi e, al Senato, il 55% dei seggi assegnati a ciascuna Regione. La Corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali ‘bloccate’, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza”.

“Resta fermo – precisa comunque la Consulta – che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”.

Le motivazioni vere e proprie del pronunciamento della Corte “saranno rese note con la pubblicazione della sentenza, che avrà luogo nelle prossime settimane e dalla quale dipende la decorrenza dei relativi effetti giuridici”.

Per tre volte gli elettori italiani hanno votato il Parlamento con questa legge elettorale: nel 2006, nel 2008 e nel 2013. Per due volte un Parlamento eletto con questa legge ha scelto un presidente della Repubblica. I governi sostenuti da parlamenti eletti con questa legge elettorale sono stati quattro: Prodi dal 2006 al 2008, Berlusconi dal 2008 al 2011, Monti dal 2011 al 2013, Letta dal 2013 a oggi.

L’attuale legge elettorale è basata su un sistema proporzionale cui sono aggiunti premi di maggioranza. Alla Camera il premio è assegnato alla coalizione di partiti – o al singolo partito senza coalizione – che ottiene più voti degli altri su base nazionale. Il premio equivale al 55 per cento dei seggi, cioè 340 deputati su 630. Al Senato il premio di maggioranza è attribuito su base regionale: ogni regione assegna un certo numero di senatori, ma la coalizione – o il singolo partito senza coalizione – che ha ottenuto più voti prende in automatico la maggioranza dei seggi regionali. Secondo i critici della legge, i premi della maggioranza violano il principio di uguaglianza del voto e di rappresentanza democratica, perché chi prende più voti è in grado di eleggere gli organi di garanzia che restano in carica per un tempo più lungo della legislatura. Il premio del Senato, poi, sarebbe frutto di una somma casuale dei premi regionali.

Il “Porcellum” non prevede che sia data una preferenza diretta sui singoli candidati. Sulla scheda c’è solo da tracciare una croce su un simbolo, a cui è collegata la lista di candidati decisa dal partito corrispondente. Sono quindi i partiti a decidere in quale ordine saranno eletti i loro candidati e la legge consente anche che gli stessi nomi siano candidati in più collegi elettorali (27 in totale). In questo modo i partiti possono mettere ai primi posti della lista i loro leader principali, più conosciuti dagli elettori, in tutti i collegi. Dopo questi scelgono in quale collegio essere eletti, lasciando così il posto ai candidati successivi della stessa lista negli altri collegi.

Il ricorso alla Corte Costituzionale si deve a un avvocato milanese, Aldo Bozzi, che ha presentato insieme con altri 27 firmatari un ricorso in tribunale di circa 50 pagine contro la presidenza del Consiglio dei Ministri e il ministero dell’Interno, per lesione del diritto di voto. Nella primavera del 2013, dopo che in primo grado così come in appello il ricorso fu dichiarato infondato, la prima sezione civile della Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza interlocutoria, cioè ha rinviato alla Corte Costituzionale la responsabilità di esaminare la questione (la Corte di Cassazione è giudice di legittimità delle sentenze emesse negli altri gradi di giudizio, la Corte Costituzionale si occupa tra le altre cose di verificare la legittimità costituzionale delle leggi).

foto: LaPresse