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  • Giovedì 21 novembre 2013

Le donne vescovo nella chiesa d’Inghilterra

Il primo passo è stato fatto, con l'approvazione al sinodo di Londra e la netta sconfitta dei tradizionalisti

LONDON, ENGLAND - NOVEMBER 20: The Archbishop of York John Sentamu (L) talks to The Archbishop of Canterbury Justin Welby during the General Synod at Church House on November 20, 2013 in London, England. The Church of England's governing body, known as the General Synod, is holding meetings this week where the issue of the ordination of women bishops will be debated. (Photo by Peter Macdiarmid/Getty Images)
LONDON, ENGLAND - NOVEMBER 20: The Archbishop of York John Sentamu (L) talks to The Archbishop of Canterbury Justin Welby during the General Synod at Church House on November 20, 2013 in London, England. The Church of England's governing body, known as the General Synod, is holding meetings this week where the issue of the ordination of women bishops will be debated. (Photo by Peter Macdiarmid/Getty Images)

Mercoledì 20 novembre il sinodo generale della chiesa d’Inghilterra, tenuto a Londra, ha approvato con 378 voti a favore, 8 contrari e 25 astenuti la proposta per l’ordinazione delle donne vescovo. Per un eventuale “sì” definitivo si dovrà aspettare fino alle riunioni del prossimo sinodo, che si terranno da luglio a novembre 2014, ha detto l’arcivescovo di York e numero due della chiesa d’Inghilterra, John Sentamu. Il risultato della votazione di mercoledì fa comunque ben sperare l’ala meno tradizionalista della chiesa anglicana, soprattutto perché fino a novembre scorso, nella precedente discussione sull’ordinazione delle donne vescovo, erano prevalse le posizioni più conservatrici.

Il vescovo che ha presentato la proposta, James Langstaff di Rochester, ha detto che il grande merito del risultato della votazione di mercoledì va al nuovo arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che si è mostrato un convinto sostenitore della riforma, molto di più del predecessore Rowan Williams. Inoltre, ha detto Langstaff, ha avuto un ruolo fondamentale un gruppo di mediatori cristiani che ha facilitato il dialogo tra ala modernizzatrice e ala tradizionalista della chiesa d’Inghilterra: il gruppo, la cui esistenza era stata confermata per la prima volta dalla chiesa anglicana all’inizio del 2013, è stato guidato dal pastore di Belfast David Porter, che tra le altre cose contribuì a sviluppare il processo di pace tra governo nordirlandese e gruppi paramilitari cattolici e protestanti durante gli anni dei “Troubles” in Irlanda del Nord.

Anche il primo ministro britannico, David Cameron, ha appoggiato la riforma, dicendosi favorevole alle donne vescovo. Secondo Cameron l’introduzione della riforma potrebbe riaffermare «la posizione della chiesa d’Inghilterra come una chiesa moderna». L’argomento di una chiesa più moderna è stato ripreso parecchio da tutti i sostenitori della riforma nel corso degli ultimi anni: John Sentamu, arcivescovo di York, ha detto che «discutere di qualsiasi cosa che non sia attrarre nuovi fedeli è come cambiare i mobili mentre la casa sta andando a fuoco».

La possibilità di avere donne vescovo in realtà è già prassi in alcune delle comunità anglicane sparse per il mondo: sulla proposta di ordinare donne vescovo si sono espresse favorevolmente 42 diocesi della Chiesa anglicana su 44. Lo scorso anno la Chiesa anglicana del Sudafrica ha eletto la sua prima donna vescovo e lo stesso hanno deciso i vescovi dell’Australia e degli Stati Uniti, che sono guidati da una donna, Kathrine Jefferts Schori. Prima di poter diventare effettiva, comunque, la riforma dovrà superare ancora diversi passaggi: oltre a essere approvata al prossimo sinodo, dovrà essere ratificata anche dal Parlamento inglese e poi approvata dalla regina Elisabetta, capo della chiesa anglicana.

Foto: L’arcivescovo di York, John Sentamu (sinistra) e l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, durante il sinodo generale alla Church House, 20 novembre 2013 a Londra (Peter Macdiarmid/Getty Images)